Carabinieri

Arrestato per le armi da guerra, il carabiniere ora rischia anche i gradi

PORDENONE – È un uomo distrutto, il luogotenente Diego Bigai. Ma soprattutto la sua carriera rischia di essere annientata per colpa della sua passione travolgente: le armi da guerra.
Bigai stava facendo ormai il conto alla rovescia per andare in pensione, dopo aver dedicato la sua vita all’Arma. Per lui, invece, si profila ora un serie di guai.
Da venerdì il sottufficiale, 57 anni, residente a Gruaro, dal 2009 al comando della stazione di Cordovado, è agli arresti domiciliari.

L’ARRESTO E LE ACCUSE
Bigai è stato arrestato in flagranza di reato per l’ipotesi di detenzione di armi da guerra o parti di esse. Nella sua vasta collezione di armi, tutte regolarmente detenute, sono stati trovati alcuni pezzi per i quali, stando a una prima verifica tecnica, la detenzione sarebbe proibita perché sono di uso militare.

DEGRADATO E RISCHIO CAUSA
In questi casi l’arresto è inevitabile. Oltre al congedo dall’Arma, il luogotenente dei carabinieri rischia di essere degradato. Non solo: l’Arma stessa, della quale Bigai era profondamente innamorato, potrebbe, accertato il reato, pure chiedergli i danni d’immagine.

Il suo avvocato, Emanuele Forner, oggi, nell’udienza di convalida fissata davanti al gip Giorgio Cozzarini, chiederà la revoca degli arresti domiciliari. Ritiene che non ci sia «alcuna ragione tecnica per un provvedimento così afflittivo» nei confronti di Bigai. «Se c’è una responsabilità – ha evidenziato il legale – la si affronterà, così come il luogotenente ha fatto senza mai sottrarsi alle indagini sull’ipotesi di peculato e fornendo la massima collaborazione».
L’attività d’indagine, delegata agli stessi carabinieri della Compagnia di Pordenone dal sostituto procuratore Carmelo Barbaro, risale a giovedì. Da venerdì il sottufficiale è agli arresti domiciliari.
L’INDAGINE
Tutto nasce da un’indagine avviata per valutare un’ipotesi di peculato continuato legata al mondo delle armi. Il sottufficiale è stato iscritto nel registro degli indagati e qualche tempo fa perquisito nella sua veste di comandante di stazione. È a lui, infatti, che una vedova aveva affidato i fucili del defunto marito, in quanto né lei né il figlio erano autorizzati a detenerli. Dopo qualche anno ne ha chiesto la restituzione, ma le armi non erano più nella disponibilità del sottufficiale. Erano state cedute. La famiglia si è rivolta a un legale, che attraverso una lettera ha portato il caso all’attenzione della Procura.
Gli investigatori si sono concentrati su alcune operazioni sospette legate alla compravendita di armi, sulle quali si sta cercando di fare chiarezza. La posizione del luogotenente si sarebbe aggravata negli ultimi giorni. In una nota diramata dai carabinieri si parla di un «possibile inquinamento probatorio» che avrebbe indotto gli inquirenti a procedere con una seconda perquisizione, stavolta nella sua abitazione di Gruaro.
PASSIONE BEN NOTA
I militari sapevano che nell’abitazione del collega avrebbero trovato armi. La sua passione, estesa anche alle uniformi storiche, è risaputa. La sua vasta collezione è impreziosita da pezzi storici, alcuni anche di pregio, che il luogotenente espone nelle mostre e nelle manifestazioni a tema. Comprese quelle organizzate dall’Arma.
Questa sua grande passione lo ha portato ad accumulare anche alcune parti di armi da guerra di cui è vietata la detenzione. I carabinieri ne sono venuti a conoscenza e hanno deciso di effettuare una seconda perquisizione.
Giovedì, alle 10, sono andati a Gruaro. Bigai, in questo periodo in licenza, in attesa di prendere servizio a Udine dove è stato trasferito, ha fornito la massima collaborazione. Ammucchiati in un angolo del garage, come fosse ferraglia inutilizzabile, sono stati trovati i pezzi che hanno dato origine all’arresto.

 Redazione articolo a cura di Alberto Commisso per il Gazzettino. it

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