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ALDROVANDI, AGENTI DEVONO 560.000 EURO A VIMINALE

La Corte dei Conti ha deciso che gli agenti
condannati per il caso Aldrovandi devono risarcire con oltre 560mila euro il
ministero dell’Interno, che pagò i danni alla famiglia. Enzo Pontani e Luca
Pollastri devono versare ciascuno 224.512 euro, Paolo Forlani e Monica Segatto,
56.128 euro.

La Procura aveva chiesto 1,8 milioni. La decisione è della sezione
giurisdizionale della Corte dei Conti per l’Emilia Romagna, nel collegio
composto dal presidente Luigi Di Murro, dal consigliere Francesco Pagliara e
dal consigliere relatore Massimo Chirieleison. I quattro poliziotti, condannati
in via definitiva a tre anni e sei mesi – la Cassazione è del giugno 2012 – per
eccesso colposo nell’omicidio colposo di Federico Aldrovandi, 18enne morto a
Ferrara il 25 settembre 2005 in un controllo di polizia, erano stati citati in
giudizio dalla Procura contabile. 
I Pm contestavano ai quattro un danno
patrimoniale per 467.733 euro ciascuno e l’udienza si era tenuta il 28 gennaio.
I giudici hanno anche disposto che il sequestro conservativo, autorizzato dal
presidente della sezione a suo tempo, si converta in pignoramento per le somme
che Pontani, Pollastri, Forlani e Segatto dovranno risarcire. Per Moretti
la sentenza della Corte dei Conti è “particolarmente importante”
perché “riguarda tutti e non solo la nostra famiglia. E’ il riconoscimento
del male che ha subito la società intera”.

Legale
famiglia, c’è responsabilità Ministero
La condanna della Corte dei Conti ai quattro
poliziotti responsabili della morte di Federico Aldrovandi “pur cospicua,
viene economicamente ridotta a fronte del riconoscimento di una indubbia
responsabilità del Ministero in tema di mancanza di preparazione,
organizzazione e formazione degli agenti”. Lo dice l’avvocato della
famiglia Aldrovandi, Fabio Anselmo. Per il legale “non si può più parlare
di mele marce ma di un problema ben più ampio”. Rispetto alla richiesta
della Procura di 1,8 milioni, infatti, la cifra che i quattro dovranno versare
è di 561.280 euro, ovvero il 30%. I giudici scrivono infatti in un passaggio
della sentenza che non possono non farsi carico “degli aspetti
organizzativi generali e/o specifici non ricollegabili a comportamenti illeciti
concorrenti dei vari livelli che tuttavia pongano il soggetto agente in una
situazione di maggiore probabilità di determinare il fatto dannoso”. E di
poter valutare anche “circostanze subiettive”, come “ad esempio
gli ottimi precedenti di carriera, la forte tensione emotiva del soggetto
agente, un contesto operativo di contenuto stressogeno”. Si parla più
avanti, citando giurisprudenza di “situazioni anche soggettive, ma
oggettivamente rilevanti che possono aver influito, pur se indirettamente,
nella produzione dell’evento”.
Difensore
agenti, Ministero responsabile al 70%
“Siamo molto contenti per il fatto che ha avuto
conferma la nostra tesi: la responsabilità va individuata nell’organizzazione
ministeriale delle tecniche di addestramento e di ammanettamento a terra”.
Lo dice l’avvocato Marco Zincani, che assiste nel giudizio davanti alla Corte dei
Conti Enzo Pontani, Luca Pollastri e Paolo Forlani, tre dei quattro condannati
dalla Corte dei Conti a risarcire il Viminale per il ‘caso Aldrovandi’. Per il
legale, infatti, avendo la Corte ridotto la richiesta della Procura da 1,8
milioni ad una condanna a 560.000 euro, cioé al 30% della cifra, ha
riconosciuto che la responsabilità del fatto è del 70% in capo al Ministero.
“Faremo la prossima settimana una conferenza stampa a Bologna – ha detto –
in cui renderemo pubblico ciò su cui si produrrà l’appello, idoneo a dimostrare
che la responsabilità ministeriale non va limitata al 70%”.

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