Marina militare

ACQUA CONTAMINATA: “VIOLENZA CONTRO L’AMMIRAGLIO? NOI IENE PICCHIAMO SOLO CON LE PAROLE”

La replica di Luigi Pelazza, indagato per il servizio in cui inseguiva in motorino il Capo di stato maggiore della Marina, Walter Girardelli, per chiedergli una risposta sul caso dell’acqua contaminata

“Appena mi sono avvicinato all’auto blindata dell’ammiraglio, l’autista mi ha riconosciuto, ha acceso le sirene ed è partito. Da quel momento, da quando mi hanno riconosciuto non possono aver pensato che io fossi un pericolo, che potessi far del male all’ammiraglio perché sapevano che si trattava di un inviato de Le Iene. Noi non andiamo mai a picchiare nessuno, al limite picchiamo con le parole”.

Luigi Pelazza, indagato per “violenza” contro il Capo di Stato maggiore della marina, Walter Girardelli, l’autista e un uomo della sua scorta, racconta in questo video che ci ha inviato la sua versione dei fatti entrando nei dettagli dell’accusa. La vicenda è quella del servizio che avviamo mandato in onda il 25 febbraio. La nostra Iena sta indagando da tempo sul caso dell’acqua contaminata e potenzialmente cancerogena che sarebbe stata data da bere e per cucinare e lavarsi ai militari sulle navi della Marina.

Nel servizio, che vi riproponiamo qui sotto, Luigi Pelazza aveva seguito in motorino l’auto l’ammiraglio Gilardelli per avere una risposta sulla vicenda. Alla fine Girardelli è sceso dall’auto e ha promesso di incontrare la Iena nei giorni successivi. Non si è più fatto sentire.

“Sempre con il massimo rispetto per la magistratura”, la Iena continua la sua ricostruzione: “Abbiamo inseguito, è vero, l’ammiraglio per diversi chilometri. Il suo autista usava le sirene per passare quando il semaforo era rosso e non so se questo lo possa fare, ma non importa. Quando poi ci siamo trovati tutti imbottigliati nel traffico, ci siamo affiancato, ho messo il motorino davanti alla sua macchina ma semplicemente perché alla sua destra passavano le altre. Abbiamo invitato l’ammiraglio a scendere, dopo un minuto lui è sceso e ci ha rilasciato una breve intervista. Se lui non avesse voluto parlare con noi, bastava che l’autista aspettasse che partissero tutte le auto e lui tranquillamente svoltava a sinistra e andava”. La denuncia? “Mi sembra tutto strano ma se verrò processato me ne farò una ragione”, conclude Pelazza, orgoglioso del lavoro fatto per portare alla luce il caso dell’acqua contaminata.

PELAZZA: Denuncia acqua contaminata: la Marina lo processa

Pelazza è partito dal caso del maresciallo infermiere Emiliano Boi che nel 2011 comunicò ai superiori i rischi di quest’acqua. Non avendo ricevuto risposta dai superiori, Boi ha segnalato il caso a Luca Comellini, il segretario del Partito per la tutela dei diritti dei militari. Proprio per questo si è ritrovato sotto processo per aver divulgato quelle informazioni all’esterno. Le uniche risposte nel merito parlano di “un caso isolato” sula nave Duilio. Nel 2016 la Grecale ha chiesto però analisi sull’acqua data a bordo. Lasciando aperto il dubbio che per anni sia data a migliaia di militari a bordo delle navi “acqua non idonea al consumo umano” (ora vengono date delle bottigliette ma l’acqua viene sempre usata per cucinare e lavarsi).

La Iena nei giorni successivi, prima è stato fermato, perquisito e interrogatoper essere entrato nell’Arsenale di La Spezia, poi nel secondo servizio andato in onda, ha raccolto la testimonianza di alcuni militari ammalati che ci hanno scritto e ha avvicinato in gommone la nave Magnaghi per avvertire chi era a bordo del pericolo dell’acqua (intanto il comandante aveva già avvisato tutti  di non parlare con Le Iene).

Mercoledì 18 aprile è scattato intanto un nuovo allarme ha riguardato la nave Martellotta: l’acqua di bordo sarebbe risultata “non conforme all’uso umano”, con presenza di legionella e batteri coliformi fecali.

“La Marina tiri fuori le analisi delle acque”, ha chiesto Pelazza in un nuovo appello. Alla richiesta formale fatta da Luca Comellini, il segretario del Partito per la tutela dei diritti dei militari (quello a cui si era rivolto emiliano Boi), è stato risposto di no. Ne abbiamo dato conto in un altro articolo, in cui abbiamo intervistato Tommaso Monno, maresciallo della Marina colpito da due cancri, nel 2011 e nel 2017.

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