Geopolitica

USA, RUSSIA, CINA: UN NUOVO ORDINE MONDIALE?

Di Col. (ris.) della Guardia di Finanza Dott. Sergio De Santis

GLI STATI UNITI DI DONALD TRUMP

Che il mondo sarebbe cambiato con il secondo mandato e l’avvento alla Casa Bianca di Donald Trump, ne erano tutti convinti. Che però cambiasse in una direzione dove a dominare la scena dei prossimi anni saranno solamente tre grandi nazioni, USA, RUSSIA e CINA, tagliando fuori entità importanti come ad esempio l’Unione Europea, forse molti non lo avevano immaginato neanche lontanamente.

E questo però è quello che cominciano a pensare molti analisti, alla luce degli ultimi avvenimenti internazionali. Un mondo cioè spartito in tre grandi zone d’influenza (zone ovviamente non del tutto definite e sicuramente permeabili a ingerenze esterne) a cominciare da alcuni scenari a livello regionale:

L’Europa dell’Est – o almeno, al momento, quella parte non facente parte di una NATO indebolita – riportata sotto la sfera di influenza russa;

Il Medio Oriente, attraverso il controllo diretto degli Stati Uniti, o indiretto tramite Israele;

L’Estremo Oriente, con la presenza minacciosa della Cina nei confronti di Taiwan.

D’altronde come spiegare le mosse di Trump a favore di Putin, o le timide proteste che Cina, ma soprattutto Russia, hanno fatto in occasione dei raid americani sui siti nucleari di un Iran alleato di Mosca ed in commercio con Pechino?

TRUMP, PUTIN E LA GUERRA RUSSO-UCRAINA

Appare necessario un passo indietro di pochi mesi per capire come sia cambiata di 180° la geopolitica internazionale, ed in particolare la strategia americana, allorquando è apparso evidente come gli Stati Uniti di Trump, diversamente dall’amministrazione democratica, avrebbero cambiato approccio ed atteggiamento nei confronti dello Zar Putin e della guerra russo-ucraina. Dalle accuse di essere un assassino e di operare un genocidio rivolte da Biden al Presidente russo, alle parole al miele (o quasi) di Trump, che nei mesi scorsi, prima di irritarsi per la mancanza di vere trattative di pace e con un occhio sempre critico verso il presidente ucraino, in qualche modo ha “sdoganato” l’annessione ed il riconoscimento della Crimea e del Donbass alla Federazione Russa.

TRUMP, PUTIN E LA GUERRA IN MEDIO ORIENTE

Come in un tacito scambio di favori, Putin non ha poi protestato più di tanto nei confronti di Israele – di cui ha condannato l’azione militare ma non ha potuto non rilevare come l’Iran da decenni foraggi le azioni terroristiche contro lo stato ebraico – e ancor meno verso gli americani per i loro bombardamenti privi di una vera copertura data dal diritto internazionale, anzi offrendosi quale mediatore nel conflitto tra Israele ed Iran e mantenendo un atteggiamento sostanzialmente neutrale, nonostante che con la Repubblica Islamica abbia un accordo di cooperazione in materia economica, di sicurezza e di intelligence, ed appartengano entrambi al gruppo dei BRICS.

TRUMP, XI’ JINPING E TAIWAN

E veniamo al terzo punto della riflessione, e cioè che se tanto ci da tanto, anche la Cina, come già più volte annunciato, potrebbe fare la sua mossa militare in direzione di Taiwan, che peraltro ritiene essere una sua provincia e che quindi, dal punto di vista di Pechino e dei paesi amici, appare giustificabile esattamente come ha fatto la Russia nei confronti di quei territori ucraini su cui ha rivendicato il legittimo possesso per storia, lingua e cultura.

Lo scenario, comunque inquietante, sarebbe quindi quello di una ulteriore crisi militare nei prossimi mesi, che vedrebbe il sostanziale silenzio di americani e russi, in quella logica di tacita spartizione e di tutela dei propri interessi geopolitici.

E L’UNIONE EUROPEA?

In tutto questo ribollire di diplomazie ed interventi militari, l’Europa ancora una volta mostra la sua debolezza.

In effetti non solo l’Europa, perché anche altri grandi paesi, come l’Australia, il Giappone, l’India, il Pakistan, il Brasile, il Sud Africa, sono tutti convitati di pietra che al momento non dimostrano di avere un peso specifico tale da poter contrastare le dinamiche fin qui rappresentate.

La domanda che alcuni si stanno quindi ponendo, alla luce di un periodo storico che assomiglia sempre più al diciannovesimo secolo con la sua “diplomazia delle cannoniere”, o peggio a quello del secolo scorso con due guerre mondiali, è se forse non sia il caso di rivedere alcune posizioni critiche nei confronti del progetto di rafforzamento delle Forze Armate dei paesi dell’Europa Occidentale, di cui al piano ReArm Europe. Perché se è vero che tutti, a parole, vogliono la pace, è altrettanto vero come ha detto la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che: “Si vis pacem, para bellum”.

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