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Uomo armato barricato in casa, posta video sui social. “Maresciallo è istigazione al suicidio, andrai a vedere i tuoi familiari con un innocente sulla coscienza”

In alcuni video postati su Youtube nelle ultime due settimane lascia intendere che sarebbe in grado sia di usare le armi («Sono un cecchino») sia di far esplodere la casa con le bombole del gas. Nei suoi monologhi online minaccia sia il comandante della stazione di Cordovado sia il prefetto di Pordenone.  Ci sono in particolare tre video con cui spiega le sue ragioni per cui non vuole consegnare le armi e con cui ribadisce che l’operazione delle forze dell’ordine sono un “istigazione al suicidio“. Rivolgendosi a «Marco», che si presume sia il negoziatore (nel primo video si rivolge invece a un “maresciallo”) l’uomo asserragliato in casa a Cordovado sembra voler tentare un dialogo, consapevole di essere in una situazione senza uscita. «Tu dici che hai, voi avete delle esigenze, siete entrati qui, fino a ieri che cos’è successo, chi è stato messo in pericolo, avete sgombrato tutto, come se non avessi capito cosa sarebbe successo, ma secondo te se avessi voluto fare qualcosa con quelle armi, se rappresentassi un qualunque pericolo, non sarebbe stato ieri il momento, o fino a ieri, fino a questa mattina?», dice. Riconosce a Marco che non ha «una voce da stupido», non dice «cose di idiota», «tu sei molto calmo e io sono ancora più calmo. Ora, quello che dovevi capire prima di spegnere la luce, di entrare, arrivare e spegnere la luce, non si sente un c… di quello che dici, tra l’altro c’è troppo rumore di droni. I padroni del cielo».

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E ancora: «Dovresti riuscire a capire, se sei un abile interlocutore, quale sarebbe la tua posizione mentale se fossi al mio posto. È un po’ tutto questo il gioco», per «me, tu sei entrato a casa mia, nella mia vita, dicendo delle cagne (falsità, ndr) inenarrabili, sapendo qual è la situazione».

L’uomo fa poi riferimento a un episodio avvenuto a Urbino (forse un caso analogo di un uomo asserragliato ma che aveva reagito alle forze di polizia, ndr): «La tua ignoranza, non è giustificazione, sai perché voglio che tutti abbiano a disposizione quello che succederà. Avete deciso che, altrimenti, usate il megafono la prima cosa che ha detto qualcuno, ha detto, sì, perché non vogliamo chiamare i giornalisti, chiamateli i giornalisti».

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Marco, «senti quanto è pacata la mia voce considerato che tu sei venuto a spegnermi la vita. Marco, allora facciamolo sapere a tutti, di questa nostra trattativa. Considerato il vostro esordio, mi avete dato tutte le motivazioni per non credervi». L’uomo annuncia che «da ora in poi nessuno avrà nessun segreto, né io né voi» e che, comunque, «nessuno è mai stato messo in pericolo da me», ma «il motivo per cui io sono prontissimo ad andarmene è che ho maturato, grazie a voi, grazie a ciò che rappresentate, non a te personalmente, ma a me personalmente».

«Dovresti capire questa cosa e dovresti capire cosa faresti tu al mio posto. Ti fideresti, Marco? Ti lascio un pò di tempo per pensarci. Nel momento in cui voi andaste via, nel momento in cui questo si concludesse, nel modo che vi ho già detto, in cui si concluderà, tu andrai via, andrai a vedere i tuoi familiari con un innocente sulla coscienza». Infine: Marco «tu pensi di andare in paradiso. Io no, penso di rimanere nella vita di chi questo lo ha causato. Se voi avete tutela per la procedura al di sopra della vita umana, non so cosa dirti. Non so cos’altro dirti, se non ricordati quando questo toccherà a te. Perché prima o poi toccherà anche a te».

Chi è l’uomo barricato in casa

Si tratta di Luca Orlandi, 55 anni, ingegnere originario di San Donà di Piave (Venezia), servizio militare nell’Arma dei carabinieri ed ex giocatore di basket, da due anni e mezzo vive «autorecluso», come dice lui, e non esce più di casa.

Il sequestro dei fucili e la visita medica

A Orlandi, che non si è sottoposto alla visita medica prevista ogni cinque anni per ottenere l’idoneità psicofisica per il rinnovo della licenza a portare armi proprio perché vive da recluso, deve essere notificato il provvedimento di sequestro dei fucili ad uso sportivo (ne ha denunciati due), di una pistola e di 500 colpi. È dal rifiuto di Orlandi di consegnare le armi che nasce il provvedimento firmato dal prefetto Domenico Lione su richiesta del questore Luca Carocci.

A metà agosto l’ingegnere – valutati timbri e firme sul provvedimento – comincia a postare i suoi lunghi monologhi su Youtube sfogando tutta la sua rabbia e risentimento nei confronti delle istituzioni. Ieri mattina il blitz con i reparti speciali dei carabinieri e il paese invaso di militari protetti dai giubbotti antiproiettile. Orlandi si barrica. Non apre e non risponde. Vengono chiamati in supporto vigili del fuoco e personale sanitario. Poi comincia la negoziazione. Inutile. (Il Gazzettino)

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