Carabinieri

TUNISINO UCCISO DAI CARABINIERI AD ALBA ADRIATICA, IL PM: “È STATA LEGITTIMA DIFESA”

Dieci pagine per arrivare ad una conclusione: il carabiniere che il 18 dicembre del 2014, durante un’operazione antidroga, esplose un colpo di pistola contro il giovane tunisino armato di un coltellaccio lo fece per legittima difesa e non voleva uccidere. E’ quanto scrive Diana Pompetti per il Centro Gelocal.

Il pm Davide Rosati, alle spalle una lunga esperienza in svariati casi di omicidi (si è occupato tra gli altri del delitto di Melania Rea) e un gran fiuto da investigatore, mette insieme dieci pagine di ricostruzione, soprattutto tecnica, per chiedere al gip l’archiviazione dei due militari della compagnia di Alba indagati per omicidio preterintenzionale.

Dopo due anni di accertamenti , una consulenza balistica affidata a Paride Minervini (il tecnico del caso Sandri) e corpose indagini difensive svolte dall’avvocato Gabriele Rapali (legale di entrambi i carabinieri), da qualche giorno la richiesta di archiviazione firmata da Rosati e dal procuratore Antonio Guerriero è all’esame del gip a cui spetta l’ultima parola. La richiesta d’archiviazione cambia decisamente la ricostruzione della sparatoria avvenuta quasi due anni fa ad Alba Adriatica, quella in cui il 37enne Hakin Haji venne ucciso da un colpo di pistola esploso da uno dei due militari durante un’operazione antidroga in un appartamento.

Un colpo sparato dall’alto verso il basso dopo che il cittadino tunisino avrebbe più volte minacciato il militare brandendo un coltellaccio lungo 29 centimetri nel contesto di un’operazione antidroga. Un colpo che, sostengono i consulenti, avrebbe colpito la vittima alla coscia destra recidendo l’arteria femorale proprio mentre si trovava dietro alla porta di casa semiaperta (cercando di bloccarla per non far entrare i militari e cercando di colpire con il coltello) con la gamba destra flessa e quella sinistra verso l’apertura.

Ed è l’esimente della legittima difesa quella che il sostituto procuratore mette alla base della richiesta d’archiviazione per entrambi i militari (sia quello che ha materialmente sparato e sia il collega che era con lui). Il pm, che dopo la perizia di Minervini ha affidato altri due consulenze sia balistica che medica, sostiene un’attualità del pericolo e una proporzionalità della reazione del carabiniere con il tentativo di sfuggire alle coltellate sparando un unico colpo dall’alto verso il basso ed evitando punti vitali

Lascia un commento

error: ll Contenuto è protetto