Trump pronto a scavare in Ucraina: siglato l’accordo sulle terre rare che ridisegna il potere tra USA, Europa e Mosca
Mentre in Europa si discute di ricostruzione e pace, gli Stati Uniti scavano in profondità. Letteralmente. Con una dichiarazione che ha fatto il giro del mondo, Donald Trump ha confermato che esiste un accordo tra Washington e Kyiv per lo sfruttamento delle risorse minerarie ucraine, in particolare delle terre rare, quei materiali strategici su cui si gioca la supremazia tecnologica globale.
Secondo il presidente americano, il patto è già stato chiuso: gli USA avrebbero ottenuto garanzie per lo sfruttamento dei giacimenti in cambio dell’ingente supporto economico e militare inviato a Kyiv negli ultimi anni. “Abbiamo fatto un patto”, ha dichiarato Trump, “e suppongo che lo rispetteranno. Non volevamo più sentirci stupidi: noi diamo, gli altri raccolgono. Ora vogliamo qualcosa in cambio”.
Ma l’Ucraina ha davvero firmato? E a quali condizioni? L’accordo di cui parla Trump sembra a metà tra la diplomazia e l’imposizione. E finora, pochi dettagli erano trapelati pubblicamente. Tuttavia, un’inchiesta pubblicata da Reuters il 30 aprile ha rivelato i contenuti concreti del patto, chiarendo le condizioni e gli equilibri dietro questa intesa di altissimo valore geopolitico.
Accordo firmato ufficialmente: accesso preferenziale e zero debiti per Kyiv
Dopo mesi di negoziati delicati, il tanto discusso accordo tra Stati Uniti e Ucraina è stato ufficialmente firmato a Washington dal Segretario al Tesoro USA Scott Bessent e dalla Vicepremier ucraina Yulia Svyrydenko. Una firma accompagnata da dichiarazioni trionfali e tensioni sotterranee, con uno “snag” all’ultimo minuto che ha fatto temere fino all’ultimo una rottura.
Il patto concede accesso preferenziale agli USA per nuovi accordi minerari in Ucraina – in particolare per le terre rare – e istituisce un fondo comune di investimento per la ricostruzione del paese. Ma c’è di più: nessun obbligo di rimborso del debito legato agli aiuti militari precedenti. Un punto critico delle trattative, che Kyiv ha infine ottenuto, come rivelato in una bozza vista da Reuters.
Svyrydenko ha sottolineato su X (ex Twitter) che l’Ucraina manterrà il pieno controllo decisionale su cosa e dove estrarre, e che la proprietà del sottosuolo rimane saldamente ucraina. Inoltre, l’accordo non infrange la costituzione nazionale né ostacola il percorso europeo del paese.
Le dichiarazioni americane: “Abbiamo diritto al sottosuolo”
Nel consueto stile diretto, Trump ha ribadito che il sostegno americano non può essere a fondo perduto. “L’Ucraina è in difficoltà. Non ha soldi. Quello che hanno sono terre rare, e noi ne abbiamo bisogno”. Ha spiegato che gli Stati Uniti hanno ora una posizione privilegiata per iniziare l’estrazione, e che una presenza americana sul terreno garantirà non solo lo sfruttamento delle risorse, ma anche la sicurezza delle zone minerarie.
Un’affermazione pesante, che suggerisce l’intenzione di stabilire una presenza militare o paramilitare stabile sul territorio ucraino, ufficialmente per proteggere le operazioni industriali, ufficiosamente per consolidare l’influenza americana nel cuore dell’Europa orientale.
Una partita più grande del Donbass: la geopolitica delle terre rare
Le terre rare sono le nuove risorse chiave del XXI secolo. Indispensabili per la produzione di tecnologie militari, batterie, microchip, turbine e veicoli elettrici, questi minerali sono oggi più strategici del petrolio. E il mondo lo sa: la Cina detiene oltre il 70% della produzione globale. Gli Stati Uniti, in cerca di alternative, vedono nell’Ucraina una miniera geopolitica a cielo aperto.
Ma questa “alleanza estrattiva” solleva domande essenziali. La sovranità ucraina è davvero intatta, come assicurano i comunicati ufficiali, o sta emergendo una nuova forma di protettorato economico-militare sotto bandiera americana?
In una delle sue dichiarazioni più rivelatrici, Trump ha affermato: “Possiamo iniziare a estrarre e fare ciò che dobbiamo fare”. Una frase che lascia poco spazio all’ambiguità e che sembra descrivere più un diritto acquisito che una cooperazione.
Una pressione più ampia: tra sicurezza, pace e concessioni
Pur essendo tecnicamente un accordo economico, l’intesa ha un significato politico ben più ampio. Secondo Reuters, il fondo rientra nell’ambizione di Trump di promuovere un accordo di pace nella guerra russo-ucraina – in corso ormai da oltre tre anni – anche se le trattative di pace sono separate dal patto minerario.
Il quadro è complesso: Trump ha ammorbidito la posizione USA verso Mosca, arrivando a proporre il riconoscimento delle annessioni russe, inclusa la Crimea. Un piano che Zelensky ha pubblicamente rifiutato, definendolo incostituzionale. Eppure, l’accordo sulle risorse dimostra quanto Kyiv sia sotto pressione per garantire la continuità del sostegno americano, soprattutto dopo il raffreddamento dei rapporti all’inizio del nuovo mandato di Trump.
Un altro elemento rivelato è l’ipotesi – non confermata da Washington – che gli USA possano fornire nuovi sistemi di difesa aerea come parte del pacchetto. Se così fosse, il fondo rappresenterebbe non solo un progetto economico, ma anche un canale per continuare il supporto militare a Kyiv senza ulteriori pacchetti di aiuti al Congresso.
Trasparenza assente, rischio politico presente
L’Ucraina non ha ancora informato la propria opinione pubblica su quali risorse ha ceduto, per quanto tempo, a quali condizioni. E mentre Trump racconta l’accordo come un successo commerciale e geopolitico, a Kyiv cresce il timore di aver aperto una porta che sarà difficile richiudere.
L’Europa, dal canto suo, osserva con preoccupazione. Se da un lato l’estrazione delle terre rare ucraine potrebbe garantire una fonte strategica alternativa alla Cina, dall’altro il fatto che a gestirla siano esclusivamente gli Stati Uniti potrebbe generare nuove tensioni tra Bruxelles, Kyiv e Washington.
Infine, si è appreso che Kyiv è in trattativa con gli alleati europei per costituire una forza internazionale di sicurezza da attivare in caso di accordo di pace. Un segnale che l’Ucraina vuole evitare di trovarsi legata esclusivamente alla protezione americana.
L’Ucraina è alleata o merce di scambio?
Il Fondo USA-Ucraina per la ricostruzione potrebbe rivelarsi il più importante progetto industriale in Europa dell’Est dal dopoguerra. Ma senza trasparenza, senza un testo ratificato, e con la narrazione americana che oscilla tra protezione e pretesa, l’accordo rischia di trasformarsi in un precedente pericoloso.
Trump è tornato. E con lui, una nuova forma di imperialismo pragmatico, fatto di accordi bilaterali, vantaggi commerciali e controllo strategico. Resta solo da capire quanto, di questo nuovo patto, sia stato davvero scelto dall’Ucraina e quanto le sia stato imposto.
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