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TAGLI ALLE FORZE DI POLIZIA: E’ ARRIVATA LA VENDETTA DI RENZI?

(di Antonio Pitoni) – Alla direzione centrale per gli Affari generali
della Polizia di Stato del Viminale lo hanno definito «Progetto
di rimodulazione delle specialità e delle unità speciali».


Titolo in burocratese del
piano di ristrutturazione che i sindacati hanno subito tradotto in italiano
corrente: «Tagli selvaggi». Prima eloquente anticipazione del parere formale che le associazioni
di categoria dovranno esprimere nei prossimi giorni.

Fondata essenzialmente su un dato che, nelle 28 pagine del piano di
interventi trasmesso alle organizzazioni sindacali solo qualche giorno fa,
salta subito agli occhi: la sforbiciata, effetto della «rimodulazione», che cancellerà
253 degli attuali 974 presidi sul territorio nazionale, oltre il 25 per
cento del totale.

Polizia stradale, polizia postale, polizia ferroviaria, squadre nautiche,
polizia di frontiera sono le più colpite. Una spallata ai già precari
standard di sicurezza che sta facendo scattare l’allarme tra gli operatori.
«Parliamoci chiaro», accusa Felice Romano, segretario generale del
Sindacato italiano unitario lavoratori polizia (Siulp), «noi siamo i primi a sostenere
la necessità di una revisione nella distribuzione dei presidi di Polizia, ma
qui siamo
di fronte a una proposta di chiusure indiscriminate e senza alcuna
logica»

Incognita sicurezza. Insomma, una vera e
propria mannaia, che si abbatte sulla Polizia di Stato dopo il duro braccio di
ferro con il governo sul blocco degli stipendi andato in scena giusto un paio
di mesi fa. «Riceverò gli agenti di polizia, ma non accetterò ricatti», aveva detto il presidente del
Consiglio, Matteo Renzi, il 5 settembre, dopo la minaccia di sciopero
generale da parte dei sindacati. Che sia arrivata l’ora della
vendetta? «Non confondiamo i piani, qui
si tratta di una proposta che arriva dall’amministrazione e che non c’entra
nulla con il governo», precisa il segretario generale Sindacato italiano
lavoratori Polizia (Silp-Cgil), Daniele Tissone, «Piuttosto, sul fronte dell’esecutivo,
temo le conseguenze dell’abolizione delle Province e dei relativi effetti sul
riordino delle Prefetture e delle Questure, dal momento che siamo
già sotto organico di circa 22mila unità: sarà solo la Polizia di Stato a pagare il prezzo della riorganizzazione
o magari sarà il caso si sedersi con calma a ragionare?».

Rimodulazione
polizia. Allarme condiviso anche da Gianni Meuti, segretario generale di
Sicurezza e diritti (Sed): «Una proposta segnata dalla totale mancanza di
coordinamento tra i diversi corpi di polizia e ancor più grave tenuto
conto che i suoi effetti andranno a sommarsi alla carenza di personale che, per
effetto del turn over al 55 per cento (ogni 100 poliziotti pensionati
se ne possono assumere solo 55), andrà ulteriormente ad acuirsi nei prossimi anni. Il risparmio non si
può fare a danno della sicurezza dei cittadini». Ma cosa prevede nel dettaglio
il piano preparato dalla direzione centrale del Viminale?

Agenti fuori strada. Il progetto prevede di ridurre gli attuali
407 presidi di Polizia Stradale a 373, attraverso la soppressione di 2
compartimenti, 23 distaccamenti, una sottosezione e 3 reparti di intervento,
oltre all’accorpamento di 4 distaccamenti e di una sottosezione. «Un progetto
scellerato», lo definisce Romano, «perché in questo modo la Polizia taglia su
se stessa senza sapere cosa succede negli altri corpi». Il rischio, secondo il
Siulp, lungi dal garantire un sistema più efficiente, è quello di renderlo
«monco» dal punto di vista delle sinergie con le altre forze di polizia.
«Faccio un esempio: in Sardegna si prevede di sopprimere il
distaccamento della stradale di Orosei, che copre attualmente una vasta area di
decine di chilometri quadrati, mentre si lascia quello di Siniscola, 37
chilometri da Orosei, dove c’è anche una stazione dei Carabinieri», continua il
segretario del Siulp. Ancora: «A Roma, solo nella zona del Viminale, ci sono 4
commissariati e almeno altrettante stazioni dei Carabinieri, ma invece di
intervenire su queste situazioni si lasciano del tutto scoperte intere aree del
Paese». Morale: «E’ la prova», affermano al Siulp, «che manca del tutto quel
coordinamento che sarebbe invece necessario per evitare sovrapposizioni nella
distribuzione dei presidi».

Falle telematiche. Ancora più eloquente l’ipotesi di intervento
sulla Polizia Postale: i 101 presidi attuali si ridurrebbero a 27.
Lasciando in piedi i 20 compartimenti (uno in ogni regione) nelle sedi delle
Procure distrettuali o delle Corti d’Appello, ed eliminando 73 delle 80 sezioni
esistenti (ad eccezione di quelle di Brescia, Caltanissetta, Catanzaro,
L’Aquila, Lecce, Messina e Salerno), oltre all’unica sezione oggi operativa
presso il Garante delle Comunicazioni. «Un’ulteriore ipotesi di intervento
priva di logica», prosegue Romano: «A parte il fatto che sui reati
commessi a mezzo Internet, cioè in una realtà virtuale, parlare di competenza
territoriale è del tutto aleatorio, è già facile prevedere quali saranno le
conseguenze».

Poniamo il caso che una vittima di stalking telematico sporga denuncia a
Roma e si accerti che lo stalker ha agito da Faenza. «La Procura della Capitale
delegherà le forze dell’ordine di Faenza per gli atti di indagine in loco»,
spiega il numero uno del Siulp, «dove però mancheranno le professionalità
specifiche necessarie agli accertamenti finalizzati all’individuazione del
responsabile». Poi c’è un’altra questione. «Dei compiti di polizia informatica
ci occupiamo noi e la Guardia di Finanza», fa notare Tissone del Silp: «Sulla
sovrapposizione dei ruoli serve chiarezza anche perché si rischia di disperdere
un patrimonio di alta professionalità».

Squadra nautica alla deriva. Mannaia anche sulle unità
speciali: da 187 a 118 presidi. Per effetto, principalmente, della
cancellazione totale delle squadre nautiche che passano da 50 a zero, della
riduzione da 5 ad una delle squadre sommozzatori, da 49 a 44 dei nuclei artificieri e
da 15 a 4 delle squadre a cavallo. «Anche in questo caso si è seguita la strada
opposta rispetto alla logica», accusa ancora Romano: «Si sostiene che non ci
siano più i soldi per mantenere le imbarcazioni ed è pacifico che, in una
situazione in cui le squadre nautiche della Polizia si sovrappongono a quelle
dei Carabinieri, della Guardia di Finanzia, dei Vigili del Fuoco e delle
Capitanerie di Porto, non possiamo permetterci di mantenere la situazione
attuale». Ma la soluzione suggerita dal Siulp va in un’altra direzione rispetto
a quella prospettata dal Viminale: «Piuttosto che chiudere del tutto i presidi
della Polizia di Stato, non sarebbe meglio che su una stessa imbarcazione ci
fosse un poliziotto, un carabiniere e un militare della Finanza? Ma invece di
puntare su un coordinamento interforze, anche in questo caso si preferisce
abbandonare a se stesse intere aree del territorio nazionale».

Tagli alle frontiere. Cinghia tirata anche per
la Polizia Ferroviaria, che perderebbe 49 presidi, passando da 212 a
163. Ridotti di oltre un terzo (da 67 a 40), invece, i presidi della Polizia
di Frontiera. Per effetto, innanzitutto dell’azzeramento degli 11 uffici e
delle 5 sottosezioni di Polizia di frontiera terrestre, trasformati, stando
alla proposta, in altrettanti posti di Polizia alle dipendenze delle Questure.
«Due settori che sono in prima linea nella gestione della sicurezza»,
sottolinea Meuti: «Quanto alla Polfer, bene chiudere dove si può, ma a patto
che il personale venga reimpiegato nello stesso comparto, nel caso della
Polizia di Frontiera, invece, si prospetta uno spostamento delle competenze
verso le Questure, con il rischio di disperdere la specificità delle
professionalità impiegate in questo delicato ambito».

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