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SVELATO IL PIANO SULLA RAPPRESENTANZA MILITARE: MENO COCER PER PAGARE LA VACANZA CONTRATTUALE

L’indennità di vacanza contrattuale è un elemento provvisorio della retribuzione previsto dal Protocollo sulla politica dei redditi e dell’occupazione, sugli assetti contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo del 23 luglio 1993, al fine di tutelare i lavoratori nel caso di ritardi nella stipula dei rinnovi contrattuali.

Il predetto Protocollo individua le decorrenze, le misure percentuali e gli elementi della retribuzione che vanno a comporre l’indennità di vacanza contrattuale, stabilendo in particolare che:
– dopo 3 mesi di vacanza contrattuale venga corrisposto il 30% del tasso di inflazione programmata applicato ai minimi retributivi;
– dopo 6 mesi di vacanza contrattuale venga corrisposto il 50% del tasso di inflazione programmata applicato ai minimi retributivi.
Sappiamo bene che le forze di polizia sono in regime di blocco contrattuale e, pertanto, potenzialmente
destinatari dell’i.v.c.. Da una bozza diffusa in rete apprendiamo che nella legge di stabilità all’art. 21 comma 18 si paventa un taglio consistente nel numero dei delegati della rappresentanza militare (dimezzando di fatto i co.ba.r.).
Nella medesima bozza, si evidenzia in un paragrafo esplicativo che i fondi destinati al funzionamento dei COCER verranno destinati all’assegno di vacanza contrattuale fino al successivo rinnovo contrattuale.
Insomma la malcelata ripicca di Renzi contro i sindacalisti con le stellette sarebbe giustificata da pochi euro in più in busta paga per la corresponsione dell’i.c.v.. Un baratto dove sul piatto ci sono i già scarni diritti dei militari, dal 2015 svenduti nel segno della vacanza contrattuale.

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