Politica

Sul palco di FdI con la maglietta del partito: bufera sul presidente di Leonardo e il capo della cybersecurity

Imbarazzo ai vertici della sicurezza nazionale. È quella la sensazione provata da Bruno Frattasi, direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza, e Stefano Pontecorvo, presidente di Leonardo, dopo essere finiti nella bufera politica per aver indossato le magliette di Fratelli d’Italia during una convention del partito.

Imprudenza istituzionale

Un gesto apparentemente innocuo che ha scatenato le ire delle opposizioni e messo in difficoltà i due manager pubblici, da sempre ritenuti figure super partes. Le magliette, con il claim elettorale “L’Italia cambia l’Europa”, erano state distribuite a tutti i partecipanti dalle hostess poco prima delle foto di rito. E Frattasi e Pontecorvo, forse con eccessiva leggerezza, le hanno indossate, prestando così il fianco alle critiche.

Una svista, dicono i beninformati, più che una scelta consapevole. I due non si sarebbero nemmeno resi conto della portata politica di quel gesto. E infatti, a differenza loro, altri manager invitati sul palco come l’ad di Eni Descalzi e l’ex ministro Minniti hanno rifiutato di mettere la maglietta.

Ma ormai il danno era fatto. La foto di Frattasi e Pontecorvo con le magliette azzurre accanto al ministro Crosetto e altri esponenti di FdI ha innescato le reazioni furibonde delle opposizioni. Il Pd parla di “gravissimo errore” e chiede le dimissioni, mentre Iv accusa i manager di aver smarrito la “grammatica istituzionale”. Persino dentro la maggioranza c’è chi storce il naso per l’evidente sconfinamento.

La credibilità dei tecnici in bilico

Un passo falso che rischia di compromettere la loro credibilità di tecnici super partes chiamati a ruoli delicati e strategici per la sicurezza nazionale.

Frattasi, esperto di cybersecurity ed ex capo dei Vigili del Fuoco, da poco nominato a capo dell’Agenzia per la cybersicurezza, avrà il difficile compito di spiegare perché ha accettato di vestire i panni del militante di partito.

Stesso imbarazzo per Pontecorvo, ambasciatore stimato che ha coordinato l’evacuazione da Kabul e oggi guida un gruppo strategico come Leonardo. La sua imprudenza rischia di apparire una captatio benevolentiae verso il governo che lo ha nominato.

Entrambi si trincerano dietro un no comment, ma è evidente che l’episodio ha incrinato la loro credibilità super partes.

L’imbarazzo di Frattasi e Pontecorvo dimostra quanto sia labile il confine tra tecnica e politica per chi ricopre incarichi pubblici di rilievo. Una maglietta può diventare un potente messaggio simbolico, specie se indossata da figure che dovrebbero incarnare autorevolezza e imparzialità.

La lezione che ne deriva è che certi ruoli impongono una condotta irreprensibile anche nelle piccole cose. Le istituzioni si reggono sulla fiducia dei cittadini e ogni sganciamento dalla neutralità rischia di minarla. Per ricostruirla ci vorrà tempo e sarà decisivo il comportamento futuro di Frattasi e Pontecorvo.

Spetta ora a loro dimostrare con i fatti che l’episodio di Pescara è stato solo un incidente di percorso e che la loro bussola resta orientata all’interesse generale, non a quello di una parte. Solo così potranno lasciarsi alle spalle questa ambigua parentesi ed evitare che una semplice maglietta lasci un’ombra sulla loro storia professionale.

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