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SINDACO DI ROMA: INTITOLEREMO UNA PIAZZA A STEFANO CUCCHI. SONO ORGOGLIOSO E LO FAREMO!

Il
giorno dopo la sentenza che assolve tutti gli imputati nel
processo per la morte di Stefano Cucchi, la sorella Ilaria non ha perso la
voglia di lottare. Le indagini, spiega sono state fatte “male fin
dall’inizio”, con “la voglia di liquidare in fretta la pratica, per i
medici, per la polizia, Stefano era un tossico morto in ospedale, uno dei
tanti. Invece no. Stefano era mio fratello, e in ospedale ci era
arrivato perché massacrato
 mentre era in carcere e dunque sotto la
tutela della giustizia”. Intanto l’avvocato della famiglia annuncia
un’azione legale contro il ministero della Giustizia.

L’AVVOCATO
 “Il ‘caso Cucchi’ non finisce qui”, dice anche Fabio
Anselmo, legale della famiglia: “Ora aspetteremo le motivazioni della
sentenza per preparare il nostro ricorso per Cassazione ma intraprenderemo
anche un’azione legale nei confronti del ministero” della
Giustizia, “affinché si possa riconoscerne la responsabilità rispetto alla
morte di Stefano”. Secondo la difesa da entrambi i processi emerge
che comunque un pestaggio nelle celle del Tribunale c’è stato e
quindi si chiama ora in causa il ministero della Giustizia
affinché riconosca la sua responsabilità dal punto di vista di un
risarcimento danni. La famiglia di Cucchi ha già ottenuto un
maxi-risarcimento 
da un milione e 340mila euro frutto di una accordo-transazione
con i legali dell’ospedale
 dove Stefano morì; tant’è che nel
giudizio d’appello non erano costituiti contro le parti mediche. E adesso la
notizia della volontà di intraprendere un’azione legale nei confronti del
ministero. “Io non critico la sentenza – commenta il giorno dopo
l’avvocato Anselmo – Non posso fare a meno di ricordare che già dà durante
l’udienza preliminare avevo previsto questo esito. Adesso abbiamo una
sentenza che certifica l’insufficienza di prove su tutto
: sugli autori del
pestaggio e sulle singole responsabilità di medici e infermieri. La
fragilità e le imbarazzanti contraddittorietà della perizia disposta
dalla Corte di primo grado mai avrebbero potuto reggere a un vaglio severo e
giusto da parte dei giudici di seconda istanza”. 
LA
SORELLA – Dunque la battaglia va avanti, una famiglia non può accettare che la
morte per botte non sia colpa di nessuno. “Mi devono uccidere per
fermarmi
 – dice Ilaria Cucchi – Non ce l’ho con i giudici di appello
ma adesso da cittadina comune mi aspetto il passo successivo e cioè
ulteriori indagini, cosa che chiederò al procuratore capo Pignatone
“.
 Mai avuto dubbi sull’opportunità di continuare i ricorsi: “I
prossimi passi? La Cassazione e la Corte euopea. Non è finita qui. Se lo Stato
non sarà in gradi di giudicare se stesso, faremo l’ennesima figuraccia
davanti alla Corte europea
. Sono molto motivata”. Poi la
considerazione su chi ha perso: “Mi sono svegliata con l’idea
che in realtà abbiamo vinto – spiega Ilaria Cucchi –
L’assoluzione per insufficienza di prove non è il fallimento mio o del mio
avvocato, ma il fallimento della Procura di Roma“. Quindi,
 “chiederò al procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone che
assicuri alla giustizia i colpevoli della morte di mio fratello, perché due
sentenze hanno riconosciuto il pestaggio e lo Stato italiano non può
permettersi di giocare allo schiaffo del soldato, come ha detto in aula ieri il
mio avvocato. Mio fratello è morto e non si può girare e indovinare chi
è stato, devono dircelo loro”.
“Le
pressioni indebite ci sono state nei nostri riguardi, facendo in modo che noi
subissimo un processo di primo grado lunghissimo che era principalmente un
processo a Stefano. In quell’aula quasi tutto il tempo era dedicato a fare
domande su Stefano, sulla sua magrezza, sul suo carattere e sui nostri rapporti
familiari.E’ stato un processo alla vittima“, dice poi in serata la
donna intervistata nella trasmissione ‘Che tempo che fa’. La sorella di Stefano
Cucchi conferma che la sentenza d’appello è stato il
“fallimento della procura di Roma”
, mentre il suo avvocato ha
ribadito la volontà di voler procedere nei confronti del ministero della
Giustizia.
PRESIDENTE
CORTE D’APPELLO – Sull’assoluzione in appello degli imputati per la morte
di Stefano Cucchi“nessuna gogna mediatica e nessun invito a
‘far pagare i magistrati per i loro errori’ se non vogliamo rischiare di
perdere molto più di quanto già si sia perso in questa triste vicenda”,
afferma però il presidente della Corte d’Appello di Roma, Luciano
Panzani
. “Questo è il suo compito – aggiunge il presidente della
Corte d’Appello di Roma, a lungo presidente del Tribunale di Torino – per
evitare di aggiungere orrore ad obbrobrio e far seguire ad una morte ingiusta
la condanna di persone di cui non si ritiene provata la responsabilità. Il
giudice penale deve accertare se vi sono prove sufficienti di
responsabilità individuali e in caso contrario deve assolvere. E’ quello che
i miei giudici hanno fatto anche questa volta”. Panzani ricorda poi
che “la Corte d’Assise è formata in prevalenza di giudici scelti tra
semplici cittadini”. “Posso comprendere – scrive ancora il presidente
della Corte d’Appello di Roma – che sentenze contrastanti in primo grado e in
appello suscitino sconcerto, ma questo sovente succede nei casi difficili, dove
la prova è indiziaria e proprio per questa ragione esistono l’appello e il
ricorso in Cassazione”. 

CAMPIDOGLIO
SOLIDALE – “L’intitolazione a Stefano Cucchi di una strada o
di una piazza di Roma è una richiesta dell’Aula consiliare
, proposta
da Sel ma votata da tutta l’assemblea, di cui sono orgoglioso. E lo
faremo”. Lo ha annunciato il sindaco di Roma, Ignazio Marino, interpellato
a margine della messa del Papa al Verano.
 RABBIA
FEDEZ – Il rapper Fedez, nelle ultime settimane protagonista prima di una
querelle per il suo inno utilizzato dal Movimento 5 Stelle alla kermesse del
Circo Massimo a Roma, considerato vilipendio al presidente Napolitano, e poi di
uno scontro con Maurizio Gasparri, scrive su Facebook:  “Cucchi morto
disidratato? NOI moriamo disidratati perche’ certe stronzate non ce le beviamo.
L’ingiustizia è uguale per tutti. #VERGOGNA”.
FIORELLA
MANNOIA – La cantante, più che alle che alle parole (scrive solo “Stefano
Cucchi.”), si affida al video “Cantano tutti” di Primo &
Squarta, dedicata proprio al ragazzo morto il 22 ottobre 2009, a una settimana
dal suo arresto per droga. “Sono vicino alla famiglia  Cucchi dopo
questa amara sentenza.
ROCCO
HUNT –  #CucchiUcciso2Volte”, posta invece Rocco Hunt.
VALERIO
MASTRANDREA – Sembra fargli eco Valerio Mastandrea che scrive: “Lo Stato
ammazza sempre due volte”.
PAOLA
TURCI – La cantante, riprendendo il titolo del Manifesto,
twitta: “E’ stato ucciso. E nessuno è stato. #Cucchi”. 
RAF –
Rispondendo ai suoi follower, Raf chiosa: “Casi come Cucchi o Aldrovandi
provocano solo a chi è provvisto di coscienza un profondo senso di rabbia e
sconcerto”.
ZEROCALCARE
– Il vignettista del momento ripropone una vignetta realizzata qualche tempo fa
in cui tre poliziotti-lupi mannari brandiscono i loro manganelli. “E’ di
un paio di anni fa ma certe cose sono scolpite nell’eternità.
#stefanocucchi”.

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