Forze di Polizia

L’ITALIA DELLE SCORTE INUTILI. MILLE UOMINI PER I VIP, IN STRADA NE RESTANO SOLO TRECENTO

(di Silvia Mastrantonio) – «Quello che facciamo è garantire scorte ai magistrati e a chi rischia la vita tutti i
giorni. Altro è ridurre le auto blu: non vedo sottosegretari in pericolo…». Così parlò Matteo Renzi il 22 maggio. E poi aggiunse: «C’è un sacco di gente che ha la scorta e non ne ha bisogno: per i politici sta diventando uno status symbol». Un legame con la casta che il premier avrebbe voluto recidere rinunciando per primo, lui stesso, ad angeli custodi con la pistola. Ovviamente non gli è stato possibile.
Ma sembra che non sia stato possibile neanche ad altri personaggi di primo e secondo piano. Il governo ha annunciato tagli e riduzioni ma i sindacati di polizia sono concordi nel riferire che sia cambiato poco o nulla. Le personalità sottoposte a protezione sono divise in quattro diversi livelli di rischio: da quello alto con 3 auto blindate e 3 agenti per auto fino al quarto step ritenuto a basso rischio: un’auto non blindata e un agente.
In aggiunta, per personalità di primo piano, ci sono i posti fissi di sorveglianza: un’auto con due persone che tengono d’occhio il territorio, la via, in particolare, perché non si possono spostare dall’obiettivo ‘sensibile’. Due persone per turno su quattro turni di lavoro ai quali si aggiunge il quinto per il riposo, significa un totale di almeno 15 persone che, continuativamente, sorvegliano il portone di casa del protetto.
QUALCHE cifra aggiornata ad oggi. In tutta Italia ci sono circa 500 servizi di scorta attivi, una ventina in meno dell’anno scorso. Di questo grande volume di squadre, ben 205 sono a Roma dove esistono due reparti specifici dedicati: Reparto Viminale e Villa Tevere che impiegano 600 agenti della Polizia, 300 carabinieri e un centinaio di finanzieri. Per un totale di mille uomini quotidianamente comandati a tutelare l’incolumità di poche persone di primo piano.
Il raffronto, per Roma, vira inevitabilmente sulle volanti che devono garantire la sicurezza di tutti. Nell’intero arco della giornata la Capitale assorbe la sorveglianza di circa 60 volanti. Divise per quadranti orari vuol dire 15 volanti per turno sul territorio (quattro i turni: mattina, pomeriggio, sera e notte). In aggiunta, per ogni turno, sono operative 10 macchine che arrivano dai 38 commissariati sparsi per la città. In più, circa 15 gazzelle dei carabinieri per ogni turno. Tirando le somme, una città grande come Roma ha in giro (in ogni fascia oraria) tra le 35 e le 40 macchine per un totale di 70/80 uomini per turno.
Cioè circa 320 agenti per i controlli ordinari, praticamente un’auto ogni centomila abitanti. Fatte le debite proporzioni, i quindici uomini impegnati nell’arco delle 24 ore per il posto fisso di sorveglianza sembrano davvero esagerati.
IL NUOVO corso ha stabilito che gli ex (presidenti di Camera e Senato etc.) debbano godere dell’«accompagno» per soli sei mesi dalla decadenza. Così, ad esempio, l’ex presidente di Montecitorio Gianfranco Fini non ha più le balie in doppiopetto. Altri ex eccellenti, vedi Pier Ferdinando Casini, l’hanno
conservata ma in virtù di ulteriori incarichi. Il fatto è che sulle scorte a dire l’ultima parola è sempre il Comitato per l’ordine e la sicurezza e, in sostanza, il prefetto. Raccontano negli ambienti della polizia: «Un prefetto cade solo per una scorta mancata o un servizio di ordine pubblico fallito». Di qui la manica larga nel concedere assistenza. Vedi il caso di Emma Marcegaglia che non è più presidente di Confindustria ma pure usufruisce della tutela. Minacce, intimidazioni o voci, infatti, possono far allungare i tempi a discrezione.
tratto da Quotidiano Nazionale

 

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