Polizia

Sheena Lossetto uccisa in un inseguimento, il pm: «Processate il poliziotto che l’ha travolta»

L’inseguimento a una Punto condotta dai rapinatori doveva essere fatto. Ma Pierluigi Tarsia, poliziotto, avrebbe dovuto guidare con prudenza. Se lo avesse fatto, secondo la Procura, l’1 marzo del 2021 non avrebbe invaso via di Salone contromano, provocando l’incidente mortale in cui ha perso la vita Sheena Lossetto, 14 anni. Questa la ricostruzione che ha convinto il pm Giuseppe Bianco a chiedere il rinvio a giudizio dell’agente con l’accusa di omicidio stradale. Al poliziotto sono contestate anche lesioni stradali per le ferite riportate da due componenti della famiglia Lossetto.

Questa la dinamica della disgrazia, ricostruita dal consulente della Procura, l’ingegner Mario Scipione. Sono le 11,35 quando il Coa (Centro operativo autostradale) comunica che vicino all’autostrada c’è una Punto in fuga con dentro due rapinatori provenienti da Tivoli. Tarsia, che si trova sull’A/24, ascolta la radio. Proprio in quell’istante vede una macchina compatibile con la descrizione. L’imputato fa cenno alla Punto di fermarsi. I rapinatori, però, proseguono la fuga. Tarsia – assistito dall’avvocato Eugenio Pini, secondo il quale «la vicenda è complessa» – non riesce a bloccarla. La Punto imbocca lo svincolo a Ponte di Nona. I rapinatori incrociano un’altra pattuglia, che intima l’alt. Ma la Punto non si ferma e s’infila in via di Salone.

E’ questo l’istante drammatico dell’inseguimento. La strada è congestionata dal traffico. Cosi i rapinatori imboccano la careggiata libera, malgrado sia contromano. Secondo, la Procura anche Tarsia a quel punto decide di lanciare l’auto all’inseguimento contromano, senza pensare alle conseguenze.

Proprio in quell’istante, sulla careggiata all’altezza del civico 368, occupata dalla macchina dei banditi e dalla «volante», sta passando un’altra Punto. Procede a quaranta chilometri orari, quindi entro i limiti. Dentro l’auto c’è la famiglia Lossetto, cinque persone: il padre, la madre, i due figli e un terzo ragazzo. Stanno tornando da un centro commerciale dove sono stati a comprare le scarpe a Sheena, la figlia più piccola. L’auto degli inseguiti schiva i Lossetto. La volante guidata da Tarsia si trova davanti la macchina dove c’è Sheena. Non può evitare l’impatto. Che, secondo la Procura, invece non ci sarebbe stato, se Tarsia fosse stato prudente, avesse evitato di andare contromano.

In ogni modo, lo scontro è terribile. Daniele Lossetto, il capo famiglia, si rompe il bacino. Anche Giosuè, un altro figlio, si rompe il bacino. Ma è Sheena – i cui familiari sono assistiti come parti civili dall’avvocato Roberto Pacini e dal consulente Fabrizio Ceramponi – quella per la quale lo schianto si rivela fatale. I soccorsi arrivano subito. Gli infermieri trovano la mamma di Sheena con la testa della figlia tra le braccia, che urla: «Mia figlia non risponde», aiutatela. Sheena viene trasferita al San Giovanni Addolorata. Dove i medici non possono fare nulla per salvarla. I rapinatori non sono mai stati fermati: né quel giorno, nè dopo.

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