Serena Mollicone, verrà ascoltato il collega del carabiniere morto suicida: non la vide uscire dalla caserma
Si riapre il processo d’Appello bis per la famiglia Mottola
Il nuovo capitolo giudiziario sull’omicidio di Serena Mollicone si è aperto ieri, giovedì 22 ottobre, davanti alla terza Corte d’Assise d’Appello di Roma. A processo ci sono ancora una volta Franco Mottola, ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, la moglie Anna Maria e il figlio Marco, accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
Serena, 18 anni, era scomparsa da Arce (Frosinone) il 1° giugno 2001. Il suo corpo venne ritrovato giorni dopo nel bosco di Fonte Cupa, con mani e piedi legati e una busta di plastica sulla testa.
A quasi venticinque anni dalla tragedia, il nuovo processo nasce dopo la decisione della Cassazione, che ha annullato l’assoluzione dei Mottola definendo la precedente sentenza “uno squarcio di verità e giustizia” da riesaminare.
Sessanta testimoni e una nuova perizia sulla porta della caserma
Nel corso del dibattimento, la Corte dovrà decidere sull’ammissione di circa sessanta nuovi testimoni e di una nuova perizia tecnica sulla porta degli alloggi della caserma di Arce.
Secondo l’accusa, proprio contro quella porta Serena sarebbe stata sbattuta con violenza, riportando il trauma cranico che ne avrebbe causato la morte. Poi, legata e imbavagliata, sarebbe stata trasportata e abbandonata nel bosco.
Quell’elemento — la porta incriminata — è da anni al centro del caso. Le analisi dei consulenti dell’accusa, tra cui la professoressa Cristina Cattaneo, direttrice del Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell’Università di Milano, hanno evidenziato una compatibilità tra la crepa del legno e la conformazione della tempia di Serena Mollicone.
Il teste chiave: il collega di Santino Tuzi
Un ruolo potenzialmente decisivo lo avrà la testimonianza del luogotenente Gabriele Tersigni, che la Cassazione ha chiesto espressamente di ascoltare. Tersigni era collega di Santino Tuzi, il carabiniere che si tolse la vita poco dopo essere stato sentito dal pubblico ministero sul caso Mollicone.
Tuzi, infatti, aveva dichiarato di aver visto Serena entrare nella caserma di Arce il giorno della scomparsa, ma di non averla più vista uscire. Una frase che, se confermata o ulteriormente chiarita dal collega, potrebbe riaprire scenari finora rimasti oscuri sull’ultima giornata di Serena.
La Cassazione boccia l’assoluzione: servono nuovi accertamenti
La Suprema Corte, con la sentenza di marzo scorso, ha respinto in toto le motivazioni dell’assoluzione pronunciate in precedenza per la famiglia Mottola. Gli ermellini hanno rilevato contraddizioni e lacune già nella decisione di primo grado del Tribunale di Cassino, poi accolta senza ulteriori verifiche in appello.
Ora, con il nuovo processo d’Appello bis, la giustizia tenta di colmare quei vuoti e di ricostruire con precisione cosa accadde ad Arce nel giugno del 2001.
Un percorso lungo e complesso, ma che potrebbe finalmente avvicinare la verità sulla morte di Serena Mollicone.
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