Editoriale

Scontri in Kosovo tra manifestanti serbi e polizia: feriti 11 militari italiani della missione Kfor

Altissima tensione nel Nord del Kosovo, dove 41 militari della della missione Kfor (Kosovo Force) della Nato, tra cui 11 italiani, sono rimasti feriti nei gravi scontri con i dimostranti serbi a Zvecan. Messaggi di solidarietà ai militari feriti sono arrivati dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e da quello della Difesa Guido Crosetto. La situazione.

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha espresso solidarietà ai militari della missione Kfor della Nato rimasti feriti a Zvecan, in Kosovo, durante gli scontri tra manifestanti serbi e polizia kosovara. “Tra di loro 11 italiani di cui tre in condizioni serie ma non in pericolo di vita. I militari italiani continuano ad impegnarsi per la pace”, afferma Tajani su Twitter.

Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro della Difesa Guido Crosetto, che attraverso un tweet del dicastero ha espresso vicinanza e augurato una pronta guarigione ai militari Nato Kfor italiani, ungheresi e moldavi rimasti feriti negli scontri in Kosovo.

Il boicottaggio delle elezioni comunali e la rivolta della maggioranza serba

Sono giorni di tensione e scontri nel Nord del Kosovo dopo l’insediamento dei nuovi sindaci di etnia albanese nei Comuni dell’area a maggioranza serba. I disordini sono iniziati venerdì scorso, quando le forze di polizia kosovare sono entrate negli edifici dei Comuni di Leposavic, Zubin Potok e Zvecan usando gas lacrimogeni e granate assordanti, al fine di disperdere gli esponenti della comunità serba che cercavano di impedire l’ingresso nei Comuni ai sindaci di etnia albanese.

I disordini hanno portato a una dozzina di feriti e diverse auto date alle fiamme, tra cui almeno un’auto della polizia. I sindaci vincitori delle elezioni municipali tenute il 23 aprile nell’area non sono riconosciuti da Belgrado e una porzione significativa della comunità serba, che in quell’area del Paese è a maggioranza, ha boicottato l’appuntamento elettorale che ha segnato così una misera affluenza del 3,4%. La presidente del Kosovo, Vjosa Osmani, aveva convocato le elezioni dopo le dimissioni in massa presentate da tutti i funzionari pubblici della componente serba nel novembre scorso.

La vicenda dall’inizio: le targhe kosovare imposte nel Nord del Paese

Le dimissioni erano giunte in segno di protesta dopo le tensioni che si erano verificate a seguito della decisione del governo di Pristina di imporre targhe automobilistiche emesse dal Kosovo anche nell’area Nord a maggioranza serba. In conseguenza di quanto accaduto venerdì scorso, il presidente serbo Aleksandar Vucic nella stessa giornata ha predisposto il massimo livello di allerta per le forze armate serbe e ha ordinato loro di muoversi immediatamente in direzione del valico con il Kosovo, convocando il giorno dopo una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale.

Il ruolo della missione Nato Kfor in Kosovo

Proprio stamane la missione Nato Kfor aveva aumentato la propria presenza nei quattro Comuni del Kosovo settentrionale per garantire la sicurezza dell’area. Davanti alle sedi municipali si sono radunati centinaia di cittadini, insieme ai rappresentanti della Lista serba (gruppo politico rappresentativo dei serbi del Kosovo) i quali chiedono il ritiro delle unità della polizia del Kosovo dall’area, oltre che le dimissioni dei neoeletti rappresentanti comunali. La polizia ha usato in alcuni casi gas lacrimogeni per fermare i manifestanti che cercavano di entrare con la forza negli edifici. Secondo quanto confermano fonti ufficiali della Kfor ad Agenzia Nova, membri del contingente italiano sono dislocati nel Comune di Mitrovica. La posizione degli italiani, come del resto quella delle altre unità, è comunque in divenire perché basata sugli eventi che mano a mano si possono presentare.

Secondo una nota diramata dalla missione, l’obiettivo della presenza delle forze di Kfor è quello di garantire un ambiente sicuro e la libertà di movimento per tutte le comunità del Kosovo, in conformità con il mandato conferitole dalla Risoluzione 1244 del 1999 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Kfor invita tutte le parti ad astenersi da azioni che potrebbero infiammare le tensioni o causare un’escalation e, in linea con il proprio mandato, è pronta a intraprendere tutte le azioni necessarie per garantire un ambiente sicuro in modo neutrale e imparziale.

Appello alla moderazione dal ‘Quintetto’ Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti

L’ambasciata d’Italia a Pristina ha precisato di seguire costantemente la situazione, in coordinamento con la Farnesina e con i partner internazionali. Le ambasciate del Quintetto (Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti) hanno ribadito il loro appello alla moderazione in una nota congiunta. “Ribadiamo la nostra dichiarazione del 26 maggio che condanna la decisione del Kosovo di forzare l’accesso agli edifici municipali nel Nord del Kosovo nonostante i nostri ripetuti appelli alla moderazione. In questo contesto, l’aspettativa del Quintetto e dell’Ue è che le autorità del governo del Kosovo non intraprendano nuove misure per forzare l’accesso agli edifici municipali di Leposavic, Zubin Potok e Zvecan. I sindaci eletti dovrebbero anche mostrare moderazione e agire immediatamente per dimostrare il loro impegno e la loro responsabilità di rappresentare e servire tutti i membri delle loro comunità”, si legge in una dichiarazione delle ambasciate e della delegazione europea a Pristina.

“Allo stesso tempo, mettiamo in guardia tutte le parti contro altre minacce o azioni che potrebbero avere un impatto su un ambiente sicuro e protetto, inclusa la libertà di movimento, e che potrebbero infiammare tensioni o promuovere conflitti. Siamo particolarmente preoccupati per la sicurezza e il benessere dei civili, degli agenti di polizia, dell’Eulex e dei membri della Kfor. Nuove azioni unilaterali avranno un impatto negativo sulle relazioni con i paesi Quintetto e l’Ue”, si legge ancora nella nota. “Il Quintetto e l’Ue sottolineano che il dialogo facilitato dall’Ue è la via per la normalizzazione delle relazioni e l’adesione all’Ue“, ricordano infine le ambasciate nel comunicato.

La telefonata fra il ministro italiano Tajani e il primo ministro del Kosovo, Albin Kurti

Nel pomeriggio di oggi, lunedì 29 maggio, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva avuto una conversazione telefonica con il primo ministro del Kosovo, Albin Kurti, secondo quanto reso noto lo stesso Kurti attraverso Twitter. “Ho avuto una conversazione telefonica con il vicepremier e ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani. Entrambi abbiamo convenuto che il momento attuale richiede l’attuazione dell’Accordo di base e il ritorno alla calma nel Nord”, ha scritto.

L’ambasciatore degli Stati Uniti in Kosovo, Jeffrey Hovenier, dopo l’incontro con la presidente kosovara Vjosa Osmani ha affermato che la situazione “è molto preoccupante” e che la cosa importante è che i sindaci “non entrino con la forza negli edifici comunali del Nord”.

Il membro del Parlamento europeo Viola von Cramon ha chiesto da parte sua alle autorità di Pristina di “ritirare le unità speciali di polizia dal Nord del Kosovo e di sedersi al tavolo dei negoziati”, mentre i rappresentanti della Lista serba, forza politica dei serbi del Kosovo, hanno chiesto che la presenza degli agenti di polizia kosovari sia sostituita al nord a maggioranza serba da militari della Kfor.

Esercito serbo in massimo livello di allerta

Da Belgrado arriva anche la dichiarazione del ministro della Difesa serbo Milos Vucevic, il quale ha affermato che sarebbe stato completato “entro il primo pomeriggio” il “pieno dispiegamento delle formazioni dell’esercito, secondo i piani prestabiliti”, e ha sottolineato che per l’esercito rimane “il massimo livello di prontezza al combattimento” deciso venerdì.

La premier serba Ana Brnabic ha sottolineato che la situazione in Kosovo è “difficile come mai” e ha accusato l’Unione europea e la Kfor di aver reagito “in ritardo”. A commentare gli avvenimenti è anche il campione di tennis di origini serbe kosovare Novak Djokovic. “Il Kosovo è il cuore della Serbia. Stop alla violenza”, ha scritto Djokovic con un pennarello sulla telecamera che lo inquadrava dopo la vittoria di oggi al Roland Garros.

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