Esteri

Russia, il blogger Tatarsky ucciso da un 'regalo bomba': cosa sappiamo

Sono ancora poche e frammentarie le informazioni sull’esplosione che nel pomeriggio di domenica, 2 aprile, ha travolto lo “Street Bar”, un caffè nel cuore di San Pietroburgo. Nella deflagrazione ha perso la vita Vladen Tatarsky, un famoso blogger e corrispondente di guerra. Facciamo il punto della situazione.

Sono 25 le persone rimaste ferite nell’esplosione che ha ucciso, in un bar del centro di San Pietroburgo, il blogger e corrispondente di guerra noto con il nome d’arte di Vladlen Tatarsky. Come ha dichiarato il governatore della città Alexander Beglov, 19 dei feriti sono stati portati in ospedale. “La città – ha aggiunto su Telegram – ha tutte le risorse necessarie per fornire assistenza alle vittime”.

Aperto procedimento penale per omicidio

Il Comitato investigativo russo ha aperto un procedimento penale sull’esplosione della bomba che ha ucciso Tatarsky, uno pseudonimo con cui era noto come blogger. Secondo quanto riferito dallo stesso comitato sul suo canale Telegram, il procedimento è stato aperto per “omicidio commesso in modo generalmente pericoloso con l’accusa di reato ai sensi della parte 2 dell’articolo 105 del Codice penale russo”, si legge nel comunicato. Sul posto e’ giunto anche il procuratore di San Pietroburgo, Viktor Melnik. Il presidente dell’Assemblea legislativa di San Pietroburgo, Alexander Belsky, ha definito l’incidente un “crimine mostruoso”.

La vittima

Tatarsky è un famoso blogger e corrispondente di guerra che nell’ultimo anno ha sostenuto l’invasione dell’Ucraina, non risparmiando critiche ai vertici militari per la gestione delle operazioni. Nato con il nome di Maskim Fomin in Ucraina, nell’Oblast di Donetsk, aveva oltre mezzo milione di follower sul suo profilo Telegram. Tatarsky era egli stesso un militare russo nazionalista, noto per i suoi post polemici contro i vertici delle forze armate, ed era anche stato ricevuto nei mesi scorsi al Cremlino

Il luogo

Lo “Street bar”, dove è avvenuta l’esplosione, era stato affittato per un evento privato dal gruppo Cyber Front Z, che si definisce sui social network come formato da “soldati dell’informazione in Russia”. “C’è stato un attacco terroristico – ha dichiarato su Telegram la formazione – le nostre misure di sicurezza non sono bastate“. Secondo il ministero degli Interni, la polizia è sul posto per accertare quanto accaduto. Presente anche il procuratore di San Pietroburgo.

La dinamica: ordigno in una statuetta

Secondo le prime indicazioni raccolte dalla stampa russa, la bomba sarebbe stata nascosta in un ‘regalo’ consegnato da una ragazza al blogger che poi è rimasto ucciso. Si trattava di una scatola contenente una statuetta, secondo una fonte citata da Ria Novosti. La versione sembra confermata da un video che circola sui social, in cui si vede il momento della consegna a Tatarsky del pacco.

Il ‘link’ con Prigozin

Il sito locale Fontanka sostiene che il locale in cui c’è stata l’esplosione era stato in passato di proprietà dell’oligarca Evgenij Prigožin, capo del gruppo mercenario Wagner e fortemente impegnato nella guerra in corso. Prima di iniziare la sua folgorante carriera politica all’ombra del presidente Vladimir Putin, Prigožin era in effetti un imprenditore di San Pietroburgo attivo nel campo della ristorazione.

Kiev: “I ragni si mangiano tra loro”

Secondo il consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dietro la bomba c’è il terrorismo interno. Utilizzando la metafora dei “ragni che si mangiano a vicenda dentro a un barattolo”, sul suo profilo Twitter, Mikhailo Podolyak ha scritto che nella Federazione russa è iniziata una lotta interna.. “Quando il terrorismo interno diventerà uno strumento di lotta politica interna?”, si è chiesto.

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