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RIMBORSI STIPENDI STATALI: LA CONSULTA SEMBRA FAVOREVOLE, DOPO I PENSIONATI E’ IL TURNO DEI DIPENDENTI PUBBLICI

(di Angelo Greco) – Dopo la sentenza sui rimborsi
sulle pensioni per il mancato adeguamento al costo della vita, un’altra
imminente decisione della Corte Costituzionale rischia di provocare uno
scossone tanto nelle aule dei tribunali quanto sui conti pubblici: la
Consulta, infatti, tra meno di un mese (in particolare a fine giugno), sarà
chiamata a decidere sulla legittimità della norma, contenuta nell’ultima legge
di Stabilità, che ha prorogato al 2015 il blocco degli stipendi dei dipendenti
pubblici, fermi ormai da quattro anni.


Insomma, anche per gli statali si pone lo stesso
problema dei pensionati
(e che aveva visto questi ultimi spuntarla contro
lo Stato): la mancata indicizzazione degli assegni al costo della vita
stabilito dall’Istat viene giudicata come una misura non in linea con la
Costituzione, che potrebbe quindi cadere e dar luogo a indennizzi milionari.
 
Nel caso dei pensionati, la Corte Costituzionale
aveva dichiarato illegittima la norma della riforma Monti-Fornero che aveva
appunto bloccato la perequazione per gli anni 2012-2013, sulla base di una
motivazione che oggi potrebbe essere utilizzata, con il “copia e incolla”,
anche per i pubblici dipendenti: le misure emergenziali stabilite dal Governo
per il risanamento della finanza statale – ha affermato la Consulta – sono
legittime solo a condizione che siano temporanee e non diventino una regola.
Invece, come nel caso dei pensionati, l’infinta
serie di proroghe del blocco degli stipendi rischierebbe di essere
costituzionalmente illegittimo.   Dunque una vera e propria bomba ad
orologeria si trova ora nelle mani dei giudici.
Una eventuale sentenza di accoglimento – così come
parrebbe, dai rumors, di poter già prevedere – rischia di compromettere
definitivamente la tenuta dei conti del Governo. In bilico non c’è solo il
patto di stabilità con l’Europa (aggiustato in rialzo al 2,6% proprio per
fronte ai rimborsi nei confronti dei pensionati), ma anche le cosiddette
clausole di salvaguardia contenute nell’ultima legge di Stabilità: clausole che
prevedono l’aumento delle accise sulla benzina e l’impennata dell’IVA al 24%
già dal prossimo anno (per arrivare al 25,5% entro il 2018)
qualora non ci
sia quel risparmio di spesa che era stato auspicato.
Ebbene, non solo non si è realizzata la spending
review scritta nella legge finanziaria, ma anzi lo Stato deve far fronte a una
serie di spese impreviste: i risarcimenti sulle pensioni (entro agosto), il
mancato incasso dalle imposte sulle sigarette elettroniche (sempre per causa di
una sentenza della Corte Costituzionale di questo mese), i rimborsi per gli
accertamenti fiscali dei “falsi” dirigenti dell’Agenzia delle Entrate
dichiarati nulli dalle Commissioni tributarie. Tutte situazioni a cui,
ovviamente, in definitiva, saranno i contribuenti a pagarne le spese.

Riguardo ai blocchi degli stipendi degli statali,
sembra che la Corte potrebbe accogliere il ricorso dei lavoratori, bocciando
appunto il congelamento della rivalutazione all’Istat, almeno per le somme
maturate quest’anno
e, invece, dichiarando legittimo quello del passato.
Una situazione di compromesso che, quanto meno, ridurrebbe i risarcimenti. 

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