Poliziotto rientrato in sede anziché dormire fuori: il TAR annulla la sanzione disciplinare. Ma dopo 13 anni.
(di Avv. Umberto Lanzo)
L’ennesimo caso di burocrazia disciplinare portato davanti al TAR delle Marche si conclude con l’annullamento di una sanzione contro un agente della Polizia di Stato, colpevole — si fa per dire — di essere rientrato in sede dopo una missione presso un Centro di Identificazione ed Espulsione (C.I.E.) anziché pernottare fuori sede come previsto.
I fatti risalgono all’anno 2012, ma la sentenza è stata pubblicata solamente il 5 aprile 2025, a conferma dei tempi lunghissimi della giustizia amministrativa. Per l’episodio, all’agente erano stati trattenuti 3/30 dello stipendio, pari a 208,12 euro, a titolo di sanzione disciplinare per presunta grave negligenza nell’esecuzione degli ordini impartiti.
Il caso: rientrare o pernottare? Una questione di servizio e di buonsenso
L’agente, incaricato di accompagnare un cittadino extracomunitario presso un C.I.E., aveva deciso, di concerto con la collega capo equipaggio, di rientrare immediatamente in sede ad Ancona anziché pernottare nella città di destinazione. Una scelta, va detto, presa in pieno rispetto delle esigenze di servizio, che consentì all’Amministrazione di avere il giorno successivo personale operativo senza dover sostenere costi aggiuntivi per missione o riposo obbligato.
Nessuna volontà di sottrarsi al servizio o di violare ordini gerarchici, dunque, ma una gestione pratica ed efficiente della missione. Tant’è che, al rientro, l’agente aveva diligentemente fatto il pieno di carburante, annotato un guasto al serbatoio e, infine, depositato le chiavi sul tavolo dell’addetto all’autoparco, avvisandolo dell’intenzione di provvedere alla riparazione l’indomani.
Le contestazioni: chiavi lasciate e una presunta grave negligenza
Due i profili contestati all’agente: aver rientrato anziché pernottare e aver lasciato le chiavi dell’autovettura utilizzata nel posto “sbagliato” (sul tavolo di un collega anziché alla C.O.T.). Tuttavia, come ricorda il TAR, nessun danno effettivo è stato arrecato: le chiavi sono comunque state reperite, e la vettura è stata disponibile per il servizio notturno, sostituendo un altro mezzo che si era guastato.
Né tantomeno il mancato pernottamento ha compromesso la sicurezza degli operatori, dato il breve tragitto di quattro ore e la possibilità di alternarsi alla guida.
Il principio di proporzionalità: una sanzione fuori misura
Secondo il Tribunale, l’irrogazione di una pena pecuniaria di tale entità risulta sproporzionata rispetto ai fatti contestati. Il D.P.R. 737/1981 stabilisce infatti che le sanzioni devono essere graduate in base alla gravità dell’infrazione e alle sue conseguenze per l’Amministrazione.
Nel caso concreto, l’Amministrazione non solo non ha subito alcun danno, ma ha persino tratto vantaggio dal comportamento dell’agente. Pertanto, il TAR ha accolto il ricorso, disponendo l’annullamento della sanzione e la restituzione delle somme trattenute, oltre agli interessi legali.
Fondamentale, inoltre, la precisazione del TAR: sebbene la sanzione adottata sia stata annullata, l’Amministrazione potrà comunque valutare l’adozione di una sanzione di minore entità, rispettando il principio di proporzionalità previsto dall’art. 1 del D.P.R. 737/1981.
Dieci anni per 208 euro: la giustizia amministrativa tra tempi biblici e risposte puntuali
Non sfugge agli occhi di chi legge che tra il fatto contestato (2012) e la sentenza definitiva (2025) siano passati oltre tredici anni. Un tempo interminabile per una questione di 208,12 euro, ma emblematico delle lentezze fisiologiche della giustizia amministrativa italiana, su cui sarebbe opportuno aprire una riflessione più ampia.
Il TAR ha comunque saputo ricostruire con precisione la vicenda, evidenziando come l’adozione di una sanzione debba sempre basarsi su criteri di ragionevolezza e correttezza, secondo i principi ribaditi anche dal Consiglio di Stato in materia disciplinare.
Un risultato che, sebbene ottenuto dopo anni, rende onore alla pazienza del ricorrente e riafferma il valore dei principi fondamentali della legalità e della buona amministrazione.
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