Forze di Polizia

“Più sbirri morti”, “10,100,1000 Nassirya” e “Spara a Salvini”. Imputazione coatta per 5 antagonisti

Imputazione coatta e dunque l’ordine al pm di formulare la richiesta di processo per occupazione abusiva a carico di cinque giovani che presero parte per due giorni, il 25 e 26 maggio del 2019, ad un maxi rave party, con quasi duemila persone, all’interno di un capannone a Settala, nel Milanese, che fu anche “un momento di propaganda organizzato dall’area della cosiddetta sinistra antagonista”. Edificio che subì pure danneggiamenti “gravissimi” e che venne riempito di “scritte aggressive” come “più sbirri morti”, “10 100 1000 Nassyria” e “spara a Salvini”.

Lo ha deciso il gip di Milano Guido Salvini che nel provvedimento sottolinea che, “nonostante l’individuazione da parte dei Carabinieri della Stazione di Peschiera Borromeo” delle “targhe di un considerevole numero di autovetture presenti all’esterno del rave party l’indagine è stata sostanzialmente abbandonata dagli inquirenti e si è conclusa con l’identificazione di solo cinque giovani”. La procura milanese, tra l’altro, aveva chiesto l’archiviazione per i cinque indagati per tutti e tre i reati contestati, occupazione abusiva, deturpamento e danneggiamento, ma il giudice l’ha accolta solo per gli ultimi due (gli autori delle devastazioni non sono stati identificati con precisione), mentre ha disposto che il pm formuli la richiesta di rinvio a giudizio per il primo reato. “Appare evidente – scrive il gip – che tutti i partecipanti al rave party”, tra cui i cinque giovani, “non potevano non avvedersi della situazione di completa illegalità in cui si trovavano”, ossia “aver invaso un edificio industriale”.

La procura aveva chiesto l’archiviazione sulla base della “considerazione che la partecipazione al raduno non comporterebbe di ‘per sé una attribuzione o attribuibilità di un reato'”. L’inchiesta era nata dalla denuncia del legale rappresentante della società Edil Immobiliare: “un migliaio e forse più di giovani” avevano “invaso una delle proprietà della società e cioè un capannone ad uso logistico”. Le porte “erano state abbattute”, l’impianto elettrico e di riscaldamento “era stato asportato, i pavimenti danneggiati, demoliti tutti sanitari”, danneggiata “la centrale antincendio” e in più “tutte le pareti” erano state “imbrattate con scritte e manifesti”, tra cui le “minacce nei confronti di politici del centro destra”, e in tutta l’area “era stata abbandonata spazzatura con presenza diffusa anche di escrementi umani”. Sui muri anche “un manifesto – spiega il gip – con il quale gli organizzatori davano indicazioni ai partecipanti al raduno in merito agli accorgimenti da prendere affinché non fosse individuata la loro presenza (in particolare coprire le targhe e non postare alcuna immagine)”. Per il giudice, che stigmatizza l’assenza di indagini da parte della procura, “al di là dei singoli partecipanti, gli organizzatori del rave party potevano probabilmente essere identificati”, anche perché alla denuncia erano “allegate le immagini del sito del gruppo antagonista, La Bolla, che ha organizzato e ampiamente pubblicizzato il rave”. Se le scelte del pm, conclude il gip, “in mancanza dell’individuazione di specifiche responsabilità tra i moltissimi giovani presenti, sono inevitabili in relazione ai reati di deturpamento e danneggiamento”, altrettanto “non può dirsi per quanto riguarda” l’occupazione abusiva..

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