Carabinieri

Nessuno sconto alle mele marce dell’Arma. La linea dura di Nistri: “Dolore intenso”

La linea, il comandante generale dei Carabinieri, Giovanni Nistri, l’aveva decisa ormai da tempo: salvare l’istituzione a tutti i costi, buttando a mare le mele marce, quante siano non importa. Ecco perché l’Arma ha sospeso dal servizio gli imputati di questo processo, in futuro gli farà un esemplare procedimento disciplinare, e si è costituita parte civile contro quegli altri carabinieri che sono sotto processo per depistaggio.

«Un conto è la condotta dei singoli, altro la condotta dell’Ama», spiegano dal comando.

E così ieri, puntuale, Nistri ha rilasciato un commento che più esplicito non si potrebbe: «Abbiamo manifestato in più occasioni – ha detto il generale – il nostro dolore e la nostra vicinanza alla famiglia per la vicenda culminata con la morte di Stefano Cucchi. Un dolore che oggi è ancora più intenso dopo la sentenza di primo grado della Corte d’Assise di Roma che definisce le responsabilità di alcuni carabinieri venuti meno al loro dovere, con ciò disattendendo i valori fondanti dell’Istituzione».

È uno spirito di rinascita, con Ilaria Cucchi. senza se e senza ma, che ha ispirato anche quel carabiniere che ha fatto il baciamano alla sorella di Stefano, all’uscita dall’aula del tribunale. «L’ho fatto – ha poi spiegato, impettito nella sua divisa – perché finalmente dopo tutti questi anni è stata fatta giustizia. Chi sbaglia paga. E doppiamente se porti la divisa».

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Un carabiniere tutto d’un pezzo, asciutto formale. «Porto la divisa da venti anni e da tre anni e mezzo sono in servizio all’aula bunker. Mi sento in colpa per l’Arma ed è stata una forma di scusa: quei carabinie- ri condannati hanno infangato duecento anni di storia».

Ecco. in quei baciamani c’è soprattutto il desiderio di rompere con un’opacità che non fà bene all’Arma. Il generale Nistri se ne rende conto. E infatti conclude, a proposito dei valori disattesi: «Sono valori a cui si ispira l’agire di 108mila carabinieri che, con sacrificio e impegno quotidiani operano per garantire i diritti e la sicurezza dei cittadini, spesso mettendo a rischio la propria vita, come purtroppo testimoniano anche le cronache più recenti»..

Inevitabilmente dentro il corpaccione dell’istituzione ci sarà chi dissentirà. Chi troverà troppo netto il distacco. Ma la maggior parte dei carabinieri la pensa diversamente: quel che accadde a Stefano Cucchi al momento del fermo è davvero inaccettabile.

Lo dice anche il predecessore di Nistri l’ex comandante generale Tullio del Sette: «Concordo pienamente  con quanto dice il mio successore. Non troverei parole migliori delle sue. D’altronde è quanto dissi io stesso nel dicembre 2015, che eravamo “rattristati e commossi dalla triste vicenda umana di Stefano Cucchi, addolorati delle sue sofferenze, della sua morte”. E gravissimo il fatto, gravissimo che non sia stato riferito.

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Si riferisce, Del Sette, a quel che è emerso nell’inchiesta sul depistaggio : la catena gerarchica a un certo punto decise di nascondere i fatti e d’insabbiare il tutto, onde evitare guai dall’alto.

Una banale questione di carriere, probabilmente. E fu così messa in moto una slavina che rischia di mettere in crisi l’intera Arma dei carabinieri agli occhi della magistratura e dell’opinione pubblica.

Redazione a cura di Francesco Grignetti per la Stampa

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