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MARESCIALLO DEI CARABINIERI CONDANNATO PER AVER PESTATO LA COMPAGNA

Ravenna
– Un 45enne maresciallo capo dei carabinieri addetto alla
Stazione di Bagnacavallo è stato condannato a un anno e mezzo di
carcere perché riconosciuto colpevole di violenza privata e lesioni
aggravate nei confronti della compagna
, una 36enne di Bizzuno di Lugo per
la quale il giudice Milena Zavatti ha peraltro disposto la trasmissione degli
atti alla procura per valutare la falsa testimonianza in merito alla
dichiarazioni con cui la signora nel corso del processo aveva tenacemente
negato l’episodio.

Per il
militare, da tempo in convalescenza per una ferita rimediata in servizio, il
pm Daniele Barberini aveva chiesto 3 anni e mezzo di carcere
 e
l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. L’imputato era accusato di avere
trascinato il 19 agosto 2012 la donna nella propria vettura, sotto gli occhi
degli amici di lei,per un chiarimento alimentato dalla gelosia; di
averla quindi portata in un parcheggio fuori città e di averla infine picchiata
procurandole una frattura scomposta di una costola per una prognosi di 30
giorni.

La
36enne non aveva però mai fatto denuncia
. Le insistenti voci di paese
dopo qualche mese avevano ugualmente spinto i carabinieri del nucleo
Investigativo di Ravenna ad aprire una verifica sul caso. In ragione della
prognosi certificata, il fascicolo era stato incardinato d’ufficio. Nelle
conseguenti indagini, erano stati rintracciati testimoni che avevano parlato di
botte nel contesto di una relazione tumultuosa segnata da ripetuti tira e molla
e la donna nel 2011 sarebbe stata anche chiusa nel bagno di un locale fino
all’intervento di un cameriere.
Nonostante
ciò la signora, che ancora convive col militare, in tribunale aveva
negato tutto
, spiegando anzi di essersi fatta male alla schiena da sola per
via della rottura, al termine della discussione con il militare, di un tacco
che – causa pure la fretta di raggiungere il posto di lavoro – l’aveva fatta
cadere contro la portiera dell’auto.
Aveva
inoltre aggiunto di avere detto alle colleghe che era stato il fidanzato solo
perché voleva che lo odiassero: «Volevo fargliela pagare e così con le
mie amiche lo accusai ingiustamente»
, aveva specificato prima di aggiungere
che «il mio viso era gonfio per il pianto e non per i pugni e gli schiaffi che
non ho mai preso».

I
magistrati non le hanno tuttavia fin qui creduto.
 La
difesa – avvocato Lorenzo Valgimigli – si è detta pronta a fare appello. Sulla
questione, l’Arma ha già aperto un procedimento disciplinare.

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