L’assalto con le armi da guerra al portavalori, 300 carabinieri hanno arrestato la banda: tutti rapinatori “in trasferta”
Un colpo studiato nei minimi dettagli è finito nella rete dei carabinieri. All’alba del 19 maggio, una maxi operazione condotta dalle forze dell’ordine ha portato all’arresto di undici uomini, tutti sardi tra i 33 e i 54 anni, accusati dell’assalto armato ai furgoni portavalori della ditta Battistolli. La rapina, avvenuta il 28 marzo scorso a San Vincenzo (Livorno) lungo la strada statale 1 Aurelia, ha fruttato circa tre milioni di euro e ha lasciato dietro di sé scene da film d’azione che hanno terrorizzato i presenti.
Il drammatico SOS che ha segnato l’inizio delle indagini
“Stanno facendo una rapina, hanno sparato tanto” – con queste parole tremanti, un testimone ha dato l’allarme mentre assisteva impotente alla scena. I carabinieri hanno diffuso un video in cui si sente chiaramente la voce rotta dalla paura di chi si è trovato involontariamente a documentare l’assalto. Il commando ha utilizzato mezzi rubati per bloccare i furgoni e armi da guerra per minacciare il personale, trasformando un tratto dell’Aurelia in un vero e proprio teatro di guerra per quindici minuti di terrore.
I volti della banda: dall’Ogliastra al Goceano
Le indagini hanno svelato l’identità dei membri del commando: Alberto Mura (39 anni) di Ottana, Antonio Moni (46 anni) di Castelnuovo Val di Cecina, Francesco Palmas (44 anni) di Jerzu, Francesco Rocca (46 anni) di Orotelli, Franco Piras (46 anni) di Bari Sardo, Giovanni Columbu (39 anni) di Ollolai, Marco Sulis (35 anni) di Villagrande Strisaili, Nicola Fois (32 anni) di Girasole, Renzo Cherchi (38 anni) di Irgoli e Salvatore Campus (51 anni) di Olzai. Una squadra d’assalto con radici profonde in terre aspre, dall’Ogliastra alla Barbagia, dalla piana di Ottana al Goceano.
Strategia militare e coperture perfette
I malviventi, nascosti dietro apparenti attività di allevatori o coltivatori diretti per non destare sospetti, avevano orchestrato un piano degno di un’operazione militare. Partenze scaglionate dalla Sardegna, alibi elaborati come presenze a fiere in Umbria e acquisti di macchinari in Emilia Romagna. Moni, il più anziano del gruppo e residente nel Pisano, ha fornito la base logistica, ospitando complici e SUV Volvo usati nell’assalto. Il palo – uno dei membri più esperti – ha monitorato per oltre tre ore il tratto dell’Aurelia prima dell’azione.
Profili criminali: veterani e nuove leve dell’assalto
Il gruppo mescola esperti della rapina e volti nuovi alle forze dell’ordine. Palmas e Columbu, con precedenti specifici per rapina, guidavano l’operazione affiancati da figure come Fois e Sulis, incensurati ma evidentemente affidabili. Il GIP del tribunale di Livorno li ha indicati come responsabili dello spettacolare colpo che ha sottratto il denaro destinato alle pensioni degli uffici postali di Grosseto – un’operazione pianificata per mesi con precisione maniacale.
Il dettaglio che ha infranto il piano perfetto
Nonostante la meticolosità degna di professionisti, è stato un banale bigliettino con due numeri di telefono a far crollare il castello. Dimenticato in un fienile isolato dove Cherchi e Piras si erano rifugiati la notte dell’assalto, quel piccolo indizio ha dato il via a un’indagine serrata. Gli investigatori hanno ricostruito l’intera rete di comunicazioni, scoprendo anche l’utilizzo di telefoni “fantasma” – Nokia senza connessione dati – scelti appositamente per sfuggire ai tracciamenti.
L’operazione “Drago”: alta tecnologia contro i banditi
In tempo record, i carabinieri hanno chiuso il cerchio attorno alla banda. Le immagini delle telecamere hanno immortalato i movimenti dei veicoli rubati, mentre gli specialisti del RIS hanno trovato tracce di esplosivo e residui di sparo su alcuni degli arrestati. Durante una perquisizione nell’abitazione di Campus, gli investigatori hanno rinvenuto i resti carbonizzati di un “burner phone“, l’ennesimo tentativo di cancellare le prove che non è bastato a salvare il gruppo dalla cattura.
Il blitz all’alba: 300 militari per 11 banditi
La risposta dello Stato è stata proporzionata alla pericolosità del commando: oltre 300 militari, tra cui unità del ROS, del GIS, paracadutisti del Tuscania e Cacciatori di Sardegna e Sicilia hanno eseguito gli arresti all’alba. Un’operazione spettacolare quanto l’assalto stesso, che ha messo fine alla carriera criminale della banda accusata di rapina pluriaggravata, detenzione di armi da guerra ed esplosivi, furto aggravato e ricettazione. Un messaggio chiaro che persino il colpo più sofisticato può essere smantellato dalla determinazione investigativa.
Infodifesa è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale
Cosa Aspetti? Al costo di meno di un caffè al mese potrai leggere le nostre notizie senza gli spazi pubblicitari ed accedere a contenuti premium riservati agli abbonati – CLICCA QUI PER ABBONARTI