Polizia locale

La Polizia Locale con i super-occhiali: cosa possono controllare e i rischi per la nostra privacy

 

L’autorità garante della privacy ha aperto un’istruttoria nei confronti del comune di Arezzo, in Toscana, che nei giorni scorsi aveva annunciato di voler dotare gli agenti della Polizia locale di “super occhiali” per controllare i documenti degli automobilisti in tempo reale. Il Garante ha chiesto al comune di inviare la valutazione di impatto sul trattamento dei dati analizzati da questi dispositivi e lo ha messo in guardia sui rischi legati alla privacy delle persone e degli agenti.

La Polizia locale di Arezzo è la prima in Italia a dotarsi di questo strumento: la sperimentazione dovrebbe iniziare il prossimo 1 dicembre, sempre che il comune chiarisca i dubbi del Garante.

I “super occhiali”, come sono stati chiamati dal comune, sono in realtà dispositivi molto simili ai Google Glass, un apparecchio su cui Google aveva investito una decina di anni fa e poi dismesso per gli utilizzi civili per lo scarso successo, che prometteva di cambiare il modo in cui usiamo Internet e i suoi servizi. La rivoluzione su larga scala promessa dai Google Glass non si è mai realizzata, ma la loro tecnologia non è stata abbandonata del tutto e oggi viene utilizzata prevalentemente nelle fabbriche in cui si lavora a catena di montaggio.

Le caratteristiche dei super occhiali degli agenti di Arezzo sono le stesse dei Google Glass: sulle lenti degli occhiali vengono visualizzate informazioni e notifiche che solitamente si vedrebbero sugli schermi degli smartphone.

Gli agenti della Polizia locale possono vedere informazioni e documenti di tutte le auto parcheggiate o in movimento attraverso un sistema basato sul numero di targa: in sostanza, basta osservare le targhe delle auto nel traffico per capire in tempo reale se i veicoli sono assicurati, regolarmente revisionati, o rubati. Osservando la patente di un automobilista, invece, il sistema consente di capire quanti punti sono rimasti a una persona oltre a prescrizioni come l’obbligo di lenti alla guida. La ricerca nelle banche dati nazionali e l’acquisizione delle informazioni avviene grazie a un software chiamato URBANO 2.0.

In caso di irregolarità, gli agenti possono fare ulteriori controlli fermando l’auto oppure procedere con una sanzione stampata in una ventina di secondi da una sorta di mini stampante appesa alla cintura della divisa. Tra le altre cose, gli occhiali possono registrare video trasmessi in diretta nella centrale operativa e scattare foto che potrebbero essere utili in caso di incidenti stradali. Ogni dispositivo costa mille euro, ma sarà fornito gratuitamente al comune per il tempo della sperimentazione.La vicesindaca di Arezzo Lucia Tanti ha detto che gli occhiali serviranno soprattutto a controllare le zone della città con un maggiore tasso di microcriminalità per scoprire veicoli rubati o non in regola. L’obiettivo, ha assicurato Tanti, non è fare più multe. «L’adesione a questo progetto consentirà sostanzialmente una migliore e più efficace gestione e risparmio dei tempi di intervento importantissima per consentire agli agenti stessi di svolgere al meglio quella attività di prossimità che è tra i suoi ruoli primari», ha detto. In una prima fase di sperimentazione saranno utilizzati tre occhiali, in particolare durante pattugliamenti nel quartiere chiamato Saione, dove c’è un’incidenza di reati più alta rispetto ad altre zone della città.

La sperimentazione, tuttavia, potrà partire soltanto dopo l’autorizzazione dell’autorità garante per la privacy. Non è detto che l’autorizzazione venga concessa in due settimane, come spera il comune. Il Garante ha espresso riserve sia perché ai destinatari dei controlli dovrebbe essere fornita un’informativa sul trattamento dei dati personali, ma anche per la privacy degli agenti che indossano gli occhiali. Il rischio è che gli occhiali siano un modo per il datore di lavoro, cioè il comune, di controllare a distanza e in modo continuo le attività dei lavoratori, ovvero gli agenti della Polizia locale. Senza alcuni accorgimenti sul trattamento dei dati e delle immagini, gli occhiali rischiano di non rispettare lo statuto dei lavoratori che vieta di controllare il lavoro a distanza.

Il comandante della Polizia locale di Arezzo, Aldo Poponcini, ha detto che non ci dovrebbero essere problemi relativi ai dati e alla privacy. «Il kit presentato è in via di sperimentazione, siamo i primi in Italia, ma non ha nulla a che vedere con il riconoscimento facciale», ha detto. «Il sistema ci permette di accedere a banche dati alle quali già abbiamo accesso, ma con modalità di lavoro innovative. Ringrazio il Garante per aver posto l’accento su questi aspetti della privacy, perché di fatto si tratta di questioni per le quali ancora non è presente una normativa».

Negli ultimi anni il Garante è intervenuto più volte per far rispettare le norme in materia di privacy, soprattutto nell’ambito dei controlli delle forze dell’ordine e dei sistemi di videosorveglianza dei comuni che più volte hanno tentato di sfruttare la tecnologia del riconoscimento facciale. Con un emendamento proposto dall’allora deputato del PD Filippo Sensi e approvato nell’ambito del decreto Capienze della fine del 2021, in Italia è stata istituita una moratoria sui sistemi di riconoscimento facciale: l’installazione di impianti di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale in luoghi pubblici o aperti al pubblico, da parte delle autorità pubbliche o di privati, «sono sospese fino all’entrata in vigore di una disciplina legislativa della materia e comunque non oltre il 31 dicembre 2023».Di fatto, la moratoria ha introdotto una norma più chiara soprattutto per i privati che non possono più installare sistemi di riconoscimento facciale nei negozi, sui cartelli pubblicitari, negli impianti sportivi o sui mezzi di trasporto. I comuni dovranno chiedere il parere del Garante della privacy, che finora ha bocciato tutti i progetti di videosorveglianza con riconoscimento facciale presentati dalle amministrazioni. La moratoria non coinvolge invece la magistratura, che non dovrà sottostare a nessun controllo preventivo da parte del Garante: le telecamere con sistemi di riconoscimento facciale possono essere utilizzate per le indagini.

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