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IO LEGIONARIO VI DICO: “NEMMENO NELL’AFRICA PROFONDA C’È IL LIVELLO DI CORRUZIONE CHE C’È IN ITALIA – LA GUERRA CON L’ISIS? L’ABBIAMO GIA’ PERSA

Il
primo regalo di Danilo Pagliaro a Simona, il grande amore
della sua vita, fu un libro di Isabel Allende, su cui
vergò questa dedica: “Felice colui che potrà morire dicendo che ha vissuto da
uomo onesto e fedele”. OnestàFedeltà.

Per coltivare
questi valori e rimanere uomo, Pagliaro si è arruolato nella Legione
Straniera 
nel 1994. Aveva 37 anni. Si presentò alla caserma di reclutamento
a Aubagne, nella Francia del sud. Il racconto di due decenni “in Legione”, come
dice lui, è diventato un libro che esce in questi giorni per Chiarelettere, “Mai
avere paura
“. Vita di un legionario non pentito, scritto con il
giornalista Andrea Sceresini. Pagliaro è di Venezia. Il papà,
militare della Guardia di Finanza. Al momento di arruolarsi era sposato con
un’altra donna e aveva già due figli. Ultima avvertenza: i legionari del Terzo
millennio non sono quelli un po’ romantici dei film. Cambiano
identità, è vero, ma prima si controlla il passaporto e se si è ricercati si va
in galera.
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Pagliaro,
lei dice che un legionario non uccide ma toglie la vita. Le è successo?
Questa domanda non ha un senso.
Perché?
A un militare non si chiede se ha ucciso o
non ha ucciso. Un militare fa quel che deve.
Quindi
sì?
Sono stato in Africa, in Asia. Ho partecipato
ad azioni di guerra, si spara addosso alla gente. Però mi scusi, non è questo
il messaggio che vorrei far passare con il mio libro.
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E
qual è?
Io navigo sui forum militari, vedo i
ragazzi che arrivano qui e tutti parlano di uccidere, di fare i tiratori
scelti. ’Sti pezzi di deficienti si rendono conto di cosa vuol dire?

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Se
uno vuol fare il legionario non è ispirato dalla non violenza gandhiana. Perché
si è arruolato?
Ci vorrebbe un trattato di psicologia.
Ognuno ha le sue motivazioni.
Le
sue?
È un atto di rottura con la società, lo
posso dire a nome di tutti. Ci si arruola perché si hanno i debiti in banca,
perché si vuole scappare dalla famiglia, perché c’è una moglie che rompe le
scatole. La Legione rappresenta la ricerca di qualcosa.
Lei
cosa ha trovato?
Una casa, uno stipendio, i miei camerati.
I
soldi contano.
Servono per vivere, ma ci sono soprattutto
i valori. Oggi invece noto che ci si arruola solo per lo stipendio. Lo dico non
solo per la Legione, ma anche per altri Corpi. Uno vuole fare il carabiniere,
il poliziotto per avere il posto fisso. Lo dico con grande tristezza.
Lei
racconta di essere stato scartato dalla polizia.
Mi dissero che avevo le vene varicose.
Abile
a fare il legionario, dopo un addestramento mostruoso, ma non a fare il
poliziotto.
È l’Italia. In realtà non avevo la
raccomandazione. Sono andato via in Francia proprio perché rifiutavo questa
mentalità.
Italia,
il Paese della corruzione.
È il mio Paese ma nemmeno nell’Africa
profonda ho trovato il livello di corruzione schifosa che c’è in Italia. Da
questo punto di vista siamo un popolo pervertito, è una storia di mille anni.
Bustarelle
e raccomandazioni.
E quaquaraquà. Gli italiani spesso sono
bravi solo a parole, per apparire a tutti i costi. Lo scriva a caratteri
cubitali, con vergogna.
Lei è
di destra?
Io sono un militare ed eseguo gli ordini
del governo. Il capo del governo è il mio capo, che sia un signore di destra o
di sinistra.
Tra i
legionari non ci si divide per politica?
Non esistono “sacche” in questo senso. Non
esiste l’equazione legionario uguale fascista, il nostro Vangelo non è il Mein
Kampf. Siamo distaccati dalla politica. Semmai il problema è la religione.
La
terza guerra mondiale a pezzi, come dice il Papa, è cominciata in Francia.
I nostri amici musulmani sono anche in
Legione.
Allora?
Prima non esistevano etnie, né razze, né
religione. Tutti facevano le stesse cose, senza problemi.
Che
cosa è cambiato?
C’è il piatto di riserva al posto del
maiale, ci sono i camerati che fanno casino per fare il Ramadan. Lo si faceva
anche prima, vent’anni fa, ma senza rompere le palle a nessuno.
Troppa
tolleranza per lei.
Oggi in Legione ci sono soldati islamici
che si rifiutano di andare in certe zone. Non abbiamo capito che non esiste
l’algerino, il marocchino, l’arabo. Esiste solo il musulmano.
“Non
abbiamo capito”. Noi occidentali?
Certo. Si danno le moschee, si fanno girare
le donne con il velo, questa guerra l’abbiamo già persa. Le racconto un
episodio.
Racconti.
Noi legionari siamo impegnati nelle
operazioni di controllo sul territorio dopo gli attentati del gennaio 2015. Si
era a protezione di una moschea e si stava consumando una razione di maiale
quando sono uscite delle persone e hanno detto che lì non si poteva mangiare il
maiale.
Quando
è troppo è troppo.
Noi legionari abbiamo turni massacranti e a
differenza di polizia e gendarmeria, che vanno in albergo, alloggiamo dove
capita, senza lamentarci. Bocca chiusa ed eseguire gli ordini.
Quanti
siete oggi?
Circa 7.500 uomini impegnati soprattutto
nel controllo del territorio.
In
guerra contro l’Isis.
Le guerre si vincono quando hai l’opinione
pubblica dietro, per questo l’abbiamo già persa. Oggi se identifichi una donna
velata scoppia il caos. I musulmani non vogliono integrarsi.
Non
c’è soluzione.
Noi italiani siamo bianchi e cristiani.
Questa è la nostra tradizione. Se il musulmano vuole venire a casa mia, accetta
le mie regole.
Una
ricetta di destra.
Io non voglio crociate, né campi di
sterminio, non sono fascista ma quando gli arabi saranno in maggioranza saranno
cazzacci amari.
Lei
scrive: “Il problema è che viviamo nell’epoca dell’estrema coglionaggine”.
Siamo troppo molli e buoni. Voi da decenni vi addestrate per il contrario. La
sveglia è alle cinque.
Io avrei fatto il legionario pure solo per
pulire i gabinetti. Ripeto, contano le motivazioni e i valori, non l’ossessione
di uccidere.
L’allenamento
più duro?
Ho sofferto in montagna. Io sono un uomo di
mare.
Lei è
in un reggimento di cavalleria. Oggi ha 58 anni.
Ancora due e andrò in pensione.
Si è
realizzato?
Sì. L’ho capito tardi, a 37 anni, ma adesso
non sono pentito. E 17 anni fa ho trovato Simona, il grande amore della mia
vita.
Mai
avere paura, è il titolo del suo libro. Di fronte alla morte?
No, di fronte alla vita. Il mio non è un
libro sulla guerra. Quello che accade in combattimento un soldato non lo
racconta.
Il képi
blanc
 è la sua anima.
Resterà con me, per sempre fino alla morte

Da
Il Fatto Quotidiano del 22/01/2016

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