Concorsi

IN DIVISA SOLO SE RACCOMANDATI!

Pagare per diventare Agente di Polizia, sembra essere questa la strada che percorrono moltissime persone per accedere alla carriera in divisa e non sembra nemmeno essere un fenomeno così tanto isolato.
Si susseguono da mesi filoni d’inchiesta con oggetto l’arruolamento al fronte di un pagamento in danaro, l’ultima, in ordine di tempo, prevedeva l’accesso alle forze dell’ordine, in particolare Polizia Penitenziaria ma anche Guardia di Finanza e Polizia di Stato, a un costo che variava dai 10 ai 30.000 euro in base al ruolo che si sarebbe andati a ricoprire.

Una pratica che, come giustamente riportato in questo articolo, racchiude in se l’antitesi di essere un appartenente alle forze dell’ordine, corrompi, paghi, adulteri pur di indossare un’uniforme. ( https://infodifesa.it/trentamila-euro-per-entrare-in-polizia-ecco-come-si-vendono-i-posti-di-lavoro/ )

La pratica della raccomandazione, che possa essere politica, economica o di “scambio” (una mano lava l’altra e entrambe si sciacquano la faccia) sembra essere un costume che in Italia prosegue imperterrito, anzi, a ben vedere le recenti cronache la crisi economica ha di fatto aumentato non solo il fenomeno ma, forse, anche il “tariffario”.

Ed è normale, tra giovani e vecchi, non credere nella pulizia di qualsiasi tipo di posizione concorsuale, chi vince un concorso, in Italia, è fondamentalmente un raccomandato, non importa quanto sangue abbia buttato per raggiungere l’agognato obbiettivo, di certo l’aiutino l’avrà avuto anche lui….sono certo però che non per tutti sia così!

E, intendiamoci, è difficile non credere a tutto questo, l’hanno raccontato pellicole di ogni epoca, ritratti di una società la nostra che non rinuncia al motto del “Tengo Famiglia” e, pertanto, qualcosa mi dovete dare!
Ed è questo forse il problema, perché nessuno deve avere, tutti se lo devono onestamente guadagnare al fine di scardinare questa triste situazione radicata nelle più intime e profonde pieghe della nostra cultura sociale.

Perchè la “Raccomandazione”, l’aiuto, il sotterfugio è normale, così tanto che tutti sono rassegnati al tal punto di cercarla (anche a pagamento). E’ chiaro che nella pubblica amministrazione è in atto una sorta di sanificazione del problema che, sia chiaro, non sarà mai debellato sino a quando vi sarà richiesta (un po’ come la domanda e l’offerta del libero mercato) così che assistiamo al blocco di concorsi, ad esempio quello dei 559 agenti di polizia bandito nel 2016 di cui troppi statisticamente provenienti dalla stessa regione/provincia, nonché quello interno dei 1400 vice ispettori che ha visto nascere una commissione di verifica che dovrà vagliare la regolarità del concorso stesso affiancandosi a quella originariamente esistente.

Segnali di una volontà della pubblica amministrazione volti certamente a migliorare le cose, a fare chiarezza, forse anche a capire di più un fenomeno sconosciuto ma sospettato allo stesso tempo, per cercare inoltre di contenere i fenomeni corruttivi, per restituire a tutti (specie a questi giovani così disillusi)  la certezza di una corretta competizione.
Però, ed è giusto dirlo, finché avremo individui strenuamente convinti che paga più la raccomandazione che il merito (andando a cercare l’amico) senza segnali di reale meritocrazia che inevitabilmente migliorerebbe la qualità dei pubblici impiegati, i risultati non potranno che essere speculazioni fortissime non solo da parte di avvocati avvoltoi che propongono ricorsi amministrativi al limite della temeraria controversia ma anche di organizzazioni di categoria, comitati, sindacati capaci solo di generare interessi, contrasti e divisioni così da alimentare malcontento, sfiducia e senso di frustrazione.

Abbiamo un problema, certamente, ma è dentro di noi, dentro la nostra cultura e non basteranno commissioni, giudici e avvocati a risolvere la situazione.

In Giacca Blu – Michele Rinelli

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