Carabinieri

IL GENERALE MARUCCIA E LA STRANA TELEFONATA AI VERTICI DELLA CONSIP

Riportiamo il secondo articolo di Marco Lillo per il Fatto Quotidiano sul caso Consip. Una telefonata dal Comando generale dei carabinieri alla Consip poche settimane prima della fuga di notizie letale per l’inchiesta. La riporta la segretaria del presidente Consip a Luigi Ferrara mentre è intercettato e poi la svela ai pm (ignari) l’ex comandante del Noe, Sergio Pascali.

Non in un’informativa dei suoi uomini ma in un suo esame da teste. La telefonata di cui parla la segretaria partirebbe il 25 luglio 2016 dal generale Gaetano Maruccia per la segreteria del presidente della Consip di allora, Luigi Ferrara. In pratica il Capo di Stato Maggiore, di fatto il numero due dei carabinieri, cercherebbe il numero due della Consip, alla vigilia di una fuga di notizie che vedrà come destinatario proprio Luigi Ferrara e come presunta gola profonda il numero uno dell’Arma di allora, Tullio Del Sette. È questo l’ennesimo scoop contenuto nella trascrizione del verbale del 17 marzo 2018 di Sergio Pascali. Un testo che si legge d’un fiato. Ieri abbiamo pubblicato la prima parte. AI PM PAOLO IELO, Mario Palazzi e Giuseppe Pignatone, come scritto ieri, Pascali racconta il clima teso che si respirava nel 2015, quando fu nominato al Noe per il timore di una sorta di rappresaglia con trasferimenti per gli ufficiali del Corpo che aveva eseguito le intercettazioni e le indagini su delega del pm partenopeo Henry John Woodcock in direzione di ambienti del Pd. Pascali, quindi, riconduce la sua nomina a una sorta di tentativo di mettere sotto controllo un Corpo sfuggito di mano e di fatto gestito dall’allora vicecomandante Sergio De Caprio, alias Ultimo, l’uomo che nel 1993 ha arrestato Totò Riina.

Pascali, poi racconta ai pm che “il comandante Del Sette (…) riteneva che io potessi sistemare alcune situazioni che vi erano in seno a questo reparto. Prima di assumere l’incarico, incontro, ancora, Del Sette che mi dice, chiaramente, di regolare De Caprio, di fare in modo di circoscrivere tutte le attività alla competenza per materia (l’ambiente, che effettivamente c’entra poco con la Consip, ndr), di non trascendere”.

Il mandato di Del Sette era quindi ‘regolare’Ultimo. Però Pascali prosegue: “Io non regolo De Caprio. Il mio rapporto con De Caprio è stato improntato sempre, da parte mia, alla massima trasparenza e lealtà, a una fiducia incondizionata nei confronti del collega che ritengo, tuttora, un valoroso ufficiale. Io ho cercato di sistemare in seno al reparto una serie di discrasie (…) limitando anche alcune spese, intervenendo proprio nella gestione del personale e delle risorse. Questa era l’unica cosa che io ho imposto a De Caprio”. Nonostante Pascali non ‘regoli’ De Caprio, “lui ha deciso poi di andare ai Servizi”. Così Pascali racconta ai pm che il posto di De Caprio sarà preso dal colonnello Alessandro Sessa che lui non voleva, ma che l’attuale Capo di Stato Maggiore Gaetano Maruccia gli disse: “No (…) è bene che Sessa rimanga”.

De Caprio va via il 16 marzo 2016 “nella fase iniziale delle attività Consip”. Pascali spiega che però il suo vicecomandante, Sessa, a lui non diceva niente: “Vengo a sapere che Sessa si frequenta con Maruccia. Per sei, sette volte, mi conferma il tenente Fabio De Rosa, è presente anche lui agli incontri con il generale Maruccia. Io non vengo assolutamente informato di nulla (…) Maruccia ha lasciato chiaramente intendere di volere essere compiutamente informato su questa indagine”.

La fonte di queste notizie, dice Pascali, sarebbe il tenente colonnello Fabio De Rosa, comandante del Reparto Operativo del Noe. Pascali si lamenta di essere stato scavalcato e offre ai pm una notizia: “In questo quadro vengo informato, successivamente, che la segreteria del presidente della Consip, Luigi Ferrara, il 25 luglio 2016 informa il Ferrara (intercettato da giugno 2016, ndr) dicendo: ‘Ha chiamato il Generale Maruccia il 25 di luglio 2016’”. BISOGNA ricordare un dato a questo punto: all’inizio di agosto il pm Woodcock registra un calo delle notizie provenienti dalle intercettazioni e ne parla adirato con il capitano Gianpaolo Scafarto. Il 9 agosto 2016 Scafarto scrive a Sessa: “Io credo sinceramente, e mi scuso della mia schiettezza, che sia stato un errore parlare direttamente di tutto con il capo attuale e credo lo sia ancora di più continuare a farlo”.

Scafarto insomma individua in Maruccia (“il capo”) la ragione della fuga di notizie. E nelle chat successive cerca di convincere Sessa a chiedere al pm l’intercettazione del loro Capo di Stato Maggiore. Il procuratore Giuseppe Pignatone a quel punto chiede a Pascali da dove esca la notizia di questa telefonata: “Lei si è informato con chi? Con De Rosa? Il dato è solo la telefonata?”. E Pascali: “Mi sono informato attraverso De Rosa, il quale mi dice poi che non sappiamo cosa è emerso successivamente. De Rosa mi dice: ‘Sì, il 25 luglio 2016 c’è questa telefonata di Marruccia’. Siamo proprio nella fase iniziale. Io chiedo e perché chiama Maruccia? Cioè, l’amministratore (in realtà allora presidente, ndr) di Consip può essere chiamato dal direttore di amministrazione, può essere chiamato dal capo ufficio bilancio, cioè voglio dire mi desta non poche perplessità”.

Il procuratore Pignatone chiosa: “Le è sembrato strano il livello della conversazione” e cerca di capire meglio. Poi tre giorni dopo, il 20 marzo 2018, i pm romani risentono a sommarie informazioni il tenente colonnello Fabio De Rosa. Era già stato sentito tre volte ma stavolta gli fanno la domanda giusta e lui risponde: “Mi viene chiesto se mi risulti un appuntamento tra il generale Maruccia e Ferrara, presidente di Consip, in data 25 luglio 2016, dopo la pubblicazione sui giornali dei whatsapp relativi all’appuntamento tra il generale Del Sette e l’ad di Consip Marroni, il generale Pascali mi chiese se mi risultavano altri appuntamenti con il generale Maruccia. Chiesi ai militari di verificare e così abbiamo trovato una conversazione il 25 luglio 2016 riassunta ma non trascritta, tra Ferrara e la sua segretaria in cui quest’ultima riferisce a Ferrara che lo aveva chiamato il generale Maruccia”.

I PM quel giorno non chiedono a De Rosa perché la telefonata non sia stata trascritta. Se non fosse stato per Pascali, questa telefonata in cui si parla del Capo di Stato Maggiore non sarebbe mai arrivata all’orecchio dei magistrati. Il generale Maruccia (non indagato nell’inchiesta Consip) al Fatto spiega di non avere incontrato dopo quella telefonata, che non ricorda, il presidente Ferrara. Ma sul punto non è mai stato sentito dai pm. (Il Fatto Quotidiano)

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