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IL GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA RAPETTO SCRIVE AD ULTIMO: “TORNA A SORRIDERE, HAI LA SOLIDARIETA’ DELLA GENTE!”

(di Anna Germoni) – Umberto Rapetto, “lo sceriffo del web”, il generale della
Guardia di finanza che ha individuato gli hacker del sistema informativo del
Pentagono e della Nasa e che raccontava come catturare i pedofili nascosti in
rete, ha avuto la
 stessa
sorte del Capitano Ultimo
, al quale sono state tolte le indagini a
inizio agosto.


Solo che Rapetto ha deciso di non “obbedir, tacendo” e di andarsene.
Appena ha saputo del “siluramento” di De Caprio, Rapetto ha voluto scrivere una
lettera a Ultimo, affidandola a Panorama.it: eccola.

Carissimo Sergio,

alla fine dell’estate del 1977 nell’atrio della Scuola militare della Nunziatella attendevo – istruttore degli allievi del primo
anno – i giovanissimi vincitori di concorso. Tra le mie “vittime” un
vivacissimo ragazzetto che arrivava da Castiglion della Pescaia.
Sorrideva,
orgoglioso di avercela fatta. Mi permisi di dirgli che il vero esame non era
quello di ammissione, ma il più impegnativo e imprevedibile che  la vita
ci avrebbe riservato.
Ne abbiamo parlato tanto,
raccontandoci i sogni, cementando i nostri sani principi, promettendoci che
avremmo messo tutto il nostro impegno per
cambiare il mondo in meglio. Discorsi da grandi.
Forse, a voler esagerare, discorsi da grandi.

Quell’anno è passato in fretta e nonostante le nostre strade
abbiamo seguito itinerari diversi, la sintonia non è mai venuta meno. Fatica e
soddisfazioni si sono alternate con un ritmo così intenso da farci dimenticare
la storia delle prove difficili che la vita ci avrebbe riservato.

Adesso l’esame, anche il tuo, è arrivato.

Quanto ti è accaduto è l’ennesima dimostrazione della prepotenza della politica
su quel manipolo di disperati che in questo
Paese cerca ancora di fare – e bene – il proprio dovere. Come nelle partite di
calcio tra bambini, è invalsa l’abitudine di portarsi via il pallone quando il
risultato non coincide con la volontà di chi è il padrone della sfera. Per
evitare di subire qualche altro doloroso goal, la squadra che gioca contro
interrompe il match. Basta pochissimo.
Come ben sai la rimozione dall’incarico comporta qualche
minuto e l’ufficiale destinatario del provvedimento si trova dinanzi ad un
bivio mortale.
 Tu hai scelto militarmente di
obbedire, lasciando a tutti noi l’onere di far vibrare la più legittima
indignazione. Tre anni fa io ho preferito dire per l’ennesima volta
“signornò” e optare di far salva la mia dignità, rinunciando ad un “mestiere” che era la mia vita e che come
te avevo cominciato a 16 anni carico di sogni, speranze ed ambizioni.
 A 53 anni ancora da compiere sono stato
costretto a congedarmi per evitare l’umiliazione estrema di finire negli stessi
banchi a cui mi sono rivolto dalla cattedra in
16 anni di docenza al Centro alti studi difesa.

La tua vicenda è l’ennesima mortificazione per il senso
civico collettivo. Nel frattempo, i soliti continueranno ad esser premiati con
galloni e onorificenze per la loro supina sudditanza, perché – come si legge
nelle note caratteristiche degli ufficiali delle Forze armate – “fedeli
esecutori di ordini”.
Penso alla mia disperazione nel
sentirmi comunicare telefonicamente la decisione del Comando generale della
Guardia di finanza di togliermi il comando del
Gat Nucleo Speciale Frodi Telematiche.
Era il 23 marzo del 2012 e stavo salendo le scale del
Tribunale di Grosseto. Stavo per consegnare l’esito delle indagini tecniche sul
naufragio della Costa Concordia, eseguite dopo aver quasi miracolosamente
recuperato i dati della navigazione a dispetto della scatola nera guasta. Ero
orgoglioso del lavoro dei miei ragazzi e pensavo che il nostro sforzo (senza il
quale il processo forse non avrebbe potuto aver luogo) dovesse meritare un adeguato
riconoscimento.
Invece quella mirabile
investigazione è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, essendo io
già “colpevole” della tanto vituperata indagine sulle slot machine
che consentì alla Procura della Corte dei conti di evidenziare un danno erariale di oltre 90 miliardi di euro.
Ancora oggi quando sogno, rivivo – e non mi vergogno di
confessarlo – giornate in cui sono ancora “16 Charlie”, il comandante
del Gat, e con i miei collaboratori rincorro le mie prede… Poi, purtroppo, mi
sveglio e penso a chi ha deviato il mio futuro, senza però riuscire a togliermi
la forza e la capacità di emergere altrove.
Vorrei
fare ancora qualcosa per il nostro Paese ma ormai – in ossequio ai veti della
Legge Madia che mi classifica come pericoloso pensionato – sono off-limits per la Pubblica amministrazione e per
qualunque realtà partecipata dallo Stato.

Ma, provvedimenti ostativi a parte, so bene che nessuno
vorrebbe un rompiscatole e ormai me ne sono fatto una ragione. L’ho imparato.
Meglio un incapace prono che qualcuno “vivo e pensante”. Meglio un
amico riconoscente di un numero uno.


Con il passare degli anni non
ho più visto il sorriso  di quel ragazzetto di Castiglione della Pescaia
che sognava di fare il carabiniere.
Lui,
il carabiniere che ha fatto sognare l’Italia,
deve tornare a sorridere.
Sergio lo devi fare, perché la
solidarietà della gente vale più di ogni medaglia e scalda il cuore.
Continua a non abbassare lo sguardo dinanzi a chi
non ha e non ha mai avuto il coraggio di guardarti negli occhi.
Sono con te.


Allievo Istruttore Umberto
Rapetto,
Classico B 1975-78

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