Difesa

IL GENERALE CAMPORINI SU VENTOTENE: “TOLTO IL FRENO INGLESE ORA L’ESERCITO COMUNE DIVENTA REALTA’”

L’ex capo di Stato maggiore ottimista sugli esiti del summit: “Dobbiamo attuare i trattati: una cooperazione strutturata e permanente per la sicurezza” in un articolo di Giampaolo Cadalanu per Repubblica.

Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore della Difesa, è uno dei quattro autori dell'”Helsinki Headline Goal”, il documento di base approvato al Consiglio europeo del 10 dicembre 1999, che aveva dato via al progetto della Difesa comune, mai messo in pratica fino in fondo. Secondo lui, la decisione britannica di lasciare l’Unione potrebbe alla fine diventare l’occasione per far partire un sistema comunitario. E il vertice di Ventotene e le discussioni di questi giorni potrebbero rilanciare l’iniziativa.

Generale, davvero le scelte di Londra sono state sempre un ostacolo per la nascita della difesa europea?
“Le speranze nate dal documento del 1999 sono state tradite per 101 motivi, ma uno dei più importanti era l’atteggiamento inglese, che frenava su qualsiasi iniziativa volta a concretizzare questa idea. Ci si scontrava per esempio sulla costituzione di un quartier generale europeo, a somiglianza dello Shape, la struttura della Nato. Germania, Francia, Belgio e altri paesi erano d’accordo, ma i britannici si sono sempre opposti in maniera assoluta a totale”.

E l’Italia?
“Su questo punto specifico anche noi eravamo contrari, per motivi di carattere economico: uno Shape europeo non ce lo potevamo permettere. Non abbiamo abbastanza ufficiali pianificatori, noi favorivamo l’ipotesi di un quartier generale distribuito. Oggi le missione europee sono gestite dalle strutture Nato, che l’Alleanza mette a disposizione dell’Ue, oppure attraverso un quartier generale nazionale”.

Londra poneva altri ostacoli?
“Ogni passo avanti veniva frenato. Un altro esempio è l’agenzia della difesa europea, creata per la gestione di programmi comuni, come la standardizzazione. Secondo alcuni studi, in Europa stanziamo poco meno della metà della spesa americana per la Difesa, ma la nostra capacità militare se va bene arriva al 15 per cento di quella Usa. Ma questa agenzia è stata regolarmente sabotata dagli inglesi: Londra si è sempre opposta a stanziare un bilancio ragionevole, ancora oggi più di tre quarti degli stanziamenti servono solo a coprire gli stipendi del personale”.

Adesso però dal vertice di Ventotene potrebbe venir fuori una nuova prospettiva, che il “no” di Londra non può fermare.
“Negli anni 1999-2000 la posizione inglese era vitale: tutti sapevano che senza Londra di difesa europea non si poteva parlare, viste le carenze degli altri Paesi e le straordinarie capacità, quanto meno di allora, della Gran Bretagna. Ma dal 2001 in poi tutti hanno incassato il cosiddetto dividendo della pace, tutti hanno tagliato i bilanci della Difesa e Londra più degli altri”.

Quindi oggi il contributo militare britannico non è più indispensabile?
“Le capacità operative del Regno Unito sono ridimensionate: hanno rinunciato alle portaerei, ne stanno costruendo due, ma la prima non sarà pronta prima del 2019-2020, la seconda non si sa. Per oltre dieci anni non avranno possibilità di “proiezione dal mare”. L’esercito inglese, che resta molto agguerrito dal punto di vista dello spirito, è stato ridotto a 78mila uomini e donne. Noi, anche con le riduzioni della gestione Di Paola, siamo sopra i 90 mila”.

Allora, si può ricominciare a parlare di difesa comune?
“Sì, da qualche mese si riparla di forze armate europee. Ci sono state dichiarazioni di Juncker, anche in Germania e in Francia ci sono iniziative politiche”.

E ora arriva quella italiana.
“Ci mettiamo anche il nostro contributo. Dobbiamo attuare quello che è già previsto nei trattati: una cooperazione strutturata permanente per la sicurezza. Già oggi non serve più l’unanimità ma basta l’accordo di un gruppo di paesi”.

Insomma, adesso si può sperare davvero in una difesa europea?
“Paradossalmente sì, ora che gli inglesi non hanno più voce in capitolo”.

Lascia un commento

error: ll Contenuto è protetto