Difesa

Il comportamento anti sindacale nelle Forze Armate

Le nascenti associazioni sindacali delle forze armate assistono, in questi giorni, ad un dibattito interno alla Commissione Difesa della Camera ove si stanno votando gli emendamenti che modificano il testo base 875 a prima firma della Parlamentare On. Emanuela Corda (M5S) per la regolamentazione dei sindacati militari.

Uno dei principali nodi, da quanto si apprende, sembrerebbe essere quello sulla competenza del Giudice, ovvero, quello amministrativo (la competenza al TAR del Lazio candeggiata dagli Stati Maggiori e Comandi Generali) o quella del giudice del lavoro (chiesta a gran voce dai sindacati già riconosciuti).

Questa situazione sembra aver “spaccato” la maggioranza in Commissione dove da una parte è stato presentato un emendamento da parte del M5S che assegna alle competenze del Giudice del Lavoro il comportamento anti sindacale (come avviene per tutti i lavoratori sindacalizzati compresi i dipendenti pubblici e le Polizie) mentre dall’altro il sub emendamento presentato dalla Lega dove si assegnano le competenze del predetto comportamento anti sindacale alla censura da parte del giudice amministrativo.

Le ragioni:
Se da una parte chi sostiene la bontà della competenza al Giudice amministrativo lo fa con una singola argomentazione che verte sulla necessità di avere “sentenze” uniformi che valgono per tutto il territorio nazionale, dall’altra, chi sostiene il contrario rivendica diversi aspetti di criticità. In primis l’uniformità con tutto il resto delle realtà sindacalizzate ivi compresi i Docenti universitari, quali anch’essi risultano dotati di contratto di diritto pubblico, anch’essi sono presenti in tutto il territorio nazionale ma certamente assoggettati alla competenza del giudice del lavoro in caso di comportamento anti sindacale.

Ulteriore motivazione scaturisce dal fatto che non sempre i Giudici amministrativi hanno ammesso quali parti in causa i sindacati che si erano costituiti parte civile nelle controversie che attenevano al rapporto d’impiego ed ancora, se dovesse passare questa impostazione che demanda alla competenza del Giudice amministrativo la censura del comportamento anti sindacale, non solo contrasterebbe con l’articolo 28 dello statuto dei lavoratori ma costringerebbe le strutture periferiche delle associazioni sindacali rappresentative ove l’illecito si è verificato, a doversi recare presso il tribunale amministrativo del Lazio in Roma per chiedere la sospensione di tale comportamento, con chiaro e non trascurabile aggravio delle spese.
Per concludere, sia la dislocazione territoriale dei tribunali del lavoro, sia pure oltre cinquant’anni di esperienza nel settore che attiene alle controversie e vertenze sindacali, non lasciano dubbi sull’inopportunità da noi ravvisata, al creare un precedente unico in Italia che mortifica oltremodo un diritto sindacale che parrebbe non considerare il cittadino in divisa alla stregua di un lavoratore anche quando la materia non intacca i preminenti compiti d’istituto

Il dibattito sulla sindacalizzazione riguarda circa 300.000 uomini e donne in divisa e l’attenzione per tutte le sue fasi è altissima.

Il Segretario Generale del Sindacato Libera Rappresentanza dei Militari chiede a tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione, a che si facciano le giuste scelte, scelte queste che condizioneranno in modo concreto le tutele sindacali dei militari per i prossimi decenni.

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