Polizia

IL CAPO DELLA POLIZIA CHE CHIAMO’ “CRETINO” IL POLIZIOTTO CHE DISPREZZO’ I TEPPISTI, SALTA PER TONELLI?

Il Consiglio dei Ministri ha rimosso Alessandro Pansa dalla carica di Capo della Polizia. La decisione risulta essere in netto contrasto con quanto, fino a pochi mesi fa, appariva oramai deciso: il mandato di Pansa sarebbe stato prorogato fino al termine del Giubileo per consentire al Prefetto di Roma, Franco Gabrielli, di raccogliere il testimone della gestione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, carica alla quale, pubblicamente e in più occasioni, quest’ultimo aveva dichiarato di aspirare. Per contro, le vicende legate allo sciopero della fame del Segretario Generale del SAP Gianni Tonelli, la sospensione del Dirigente SAP e di altri poliziotti che in un servizio della trasmissione Ballarò, mandato in onda il 24 novembre u.s, mostrò al giornalista materiale logoro e inidoneo, in uso in quel momento a tutti i poliziotti in servizio non solo a Roma, ma sull’intero territorio nazionale e la conseguente denuncia presentata dal SAP alla Procura della Repubblica contro il Capo della Polizia, Alessandro Pansa, e il Questore di Roma, Niccolò d’Angelo, hanno fatto saltare le carte.
È falso quanto affermato nella motivazione del decreto del Capo della Polizia, a firma Alessandro Pansa, allorché si sostiene che “il dipendente deliberatamente prelevava materiale di vecchio tipo non più in uso alla Polizia di Stato per poi mostrarlo al giornalista”. In seguito a tutto ciò, non solo la decisione di proroga nelle funzioni di Capo della Polizia è stata riconsiderata, ma addirittura il Governo ha deciso per l’uscita anticipata di Pansa, che avrebbe dovuto lasciare per raggiunti limiti di età il primo di luglio. “Nessuno, per ovvi motivi di opportunità, confermerà questa nostra chiave di lettura, ma la dinamica degli eventi non lascia spazio, a nostro avviso, a differenti e credibili interpretazioni”, sottolinea Tonelli.

“I fatti da noi denunciati -precisa ancora il segretario del Sap- sono troppo gravi per ipotizzare che non avrebbero avuto conseguenze. Il mio sciopero della fame di sessantuno giorni, poi proseguito da altri poliziotti sino ad oggi per altri trentanove, ha consentito di trasmettere alla comunità del Paese la consapevolezza della inaccettabilità democratica dei comportamenti tenuti dal vertice del Dipartimento della P.S.. L’Italia è uno Stato di Diritto e la verità non è un reato. L’apparato della sicurezza è stato fortemente debilitato dai tagli lineari e la denuncia pubblica di tutto ciò, da parte del SAP e dei suoi rappresentanti, non poteva e non può essere repressa illecitamente per coprire le “vergogne” determinate da una gestione della cosa pubblica irresponsabile e non attenta alle elementari necessità della comunità dei cittadini. La brava gente ha diritto ad una esistenza sicura e serena e i poliziotti chiedono unicamente di promuovere concordia, pacifica convivenza e rispetto delle regole che democraticamente la Nazione si è data. Il Governo è stato costretto a prendere atto che decine di milioni di italiani hanno condiviso la nostra protesta e, applicando l’antico detto latino “promoveatur ut amoveatur”, ha risolto la questione “promuovendo” il prefetto Pansa all’incarico di Direttore del D.I.S..

Il vertice massimo della sicurezza deve, anche se nominato, essere oggetto di un riconoscimento da parte della comunità dei poliziotti che, per contro, dalla nota dichiarazione del prefetto Pansa, nella quale veniva definito come un “CRETINO” il poliziotto, che dopo aver affrontato per ore violenti teppisti responsabili di aver messo a ferro e fuoco un quartiere di Roma, il 12 aprile 2014 è stato accusato di essersi abbandonato ad un gesto di disprezzo verso uno dei teppisti. Dal “cretino” in poi tutti gli atti di gestione della vita interna alla Polizia sono stati percepiti, da tutta la comunità, come condizionati dalla finalità di autolegittimare questa gestione su tutti gli aspetti della vita dell’Amministrazione della P.S., a far attenzione di non esporsi a critiche nei confronti delle varie anime presenti nell’attuale maggioranza di Governo e a non contrariare gli umori del Partito dell’Antipolizia, a partire dalla questione degli alfanumerici (numeretti), alle regole di ingaggio, ai tagli sull’organico, alla chiusura degli uffici, alle dotazioni inidonee e scadute, alla formazione assolutamente inadeguata, ecc.

Nel corso della gestione Pansa il malessere dei poliziotti è lievitato a causa del percepito stato di abbandono del personale e dell’incapacità di fornire qualsiasi stimolo positivo, motivazione e gratificazione.
La consapevolezza di rischiare di perdere la fiducia dei uno dei più importanti apparati del Paese ha indotto il Governo, come sopra evidenziato, a intervenire sostituendo il Capo della Polizia dal suo incarico con il prefetto Franco Gabrielli proveniente sì dalla carriera interna alla Polizia, ma da dieci anni fuori dai ruoli e soprattutto con una carriera sviluppata all’esterno dalle logiche di “cordata”.
“Proprio quest’ultima circostanza – sottolinea Gianni Tonelli – rappresenta la controprova della giustezza della nostra chiave di lettura relativamente alle vicende collegate all’avvicendamento alla carica di Capo della Polizia Direttore Generale della Pubblica Sicurezza”.
“Anche noi del SAP – dice ancora Tonelli – auspichiamo, un Capo poliziotto ma la degenerazione carrieristica con il metodo della “CORDATA” e non meritocratica dei vertici, e la gestione consortiera, clientelare e consociativa degna della peggior Prima Repubblica hanno consigliato un mandato che riporti l’intera vita di una delle più importanti istituzioni nell’alveo naturale dello Stato di Diritto, del buon andamento e dell’imparzialità disposti dall’art. 97 della Carta Costituzionale e del rispetto dei principi democratici alla base del vivere civile del nostro Paese e della vita interna alla Polizia. Per questi motivi i poliziotti del SAP proseguiranno lo sciopero della fame allo scopo di attirare l’attenzione del nuovo Capo della Polizia affinché le ragioni del malessere imperante nella categoria possano essere soffocate da una concreta gestione improntata a logiche di positivo servizio e in totale controtendenza a quelle passate. Il compito non sarà per nulla facile ma ci auguriamo che le intenzioni siano le migliori”.

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