Carabinieri

I CARABINIERI DIFENDONO I CITTADINI, MA CHI DIFENDE I MILITI DELL’ARMA? IL CASO DELL’11° BATTAGLIONE CARABINIERI “PUGLIA”

(di Luca Marco Comellini per Tiscali Notizie) – I carabinieri difendono i cittadini, ma chi difende i militi dell’Arma? Prendiamo ad esempio l’11° Battaglione Carabinieri “PUGLIA”. È un importante reparto dell’Organizzazione Mobile dell’Arma che assicura lo svolgimento dei servizi di ordine pubblico: 450 uomini che garantiscono il libero esercizio dei diritti dei cittadini. Sempre in prima fila a vigilare e pronti ad intervenire per fermare i violenti, per garantire il libero esercizio dei diritti sanciti dalla Costituzione. Ricevono insulti e botte, rischiano la pelle per poco più di mille e cinquecento euro al mese. Eppure questi militari sono spesso vilipesi e offesi dai loro comandanti.

Ma a tutto c’è un limite, così, nonostante sappiano che potrebbero incorrere in sanzioni e ritorsioni, alcuni di loro hanno deciso di raccontarci le loro storie. Vogliono che i cittadini che difendono sappiano che quel 74% di consensi che attraverso l’Eurispes hanno tributato all’Arma è ben riposto ma è anche il frutto di grandi sacrifici. Tra gli uomini che ci difendono dai delinquenti e che oggi hanno detto basta c’è il tenente A.P. che dal 2012 è stato fatto oggetto di vessazioni.

Esasperato, nel novembre 2014 e ancora nel gennaio 2015, decise di rivolgersi alla magistratura per raccontare i fatti che lo avevano riguardato, ipotizzando alcuni reati compiuti da alcuni suoi colleghi. C’è poi il maresciallo V.I. che dopo aver presentato alcune denunce oggi è parte offesa in un procedimento penale che lo vede vittima di un presunto abuso in atti d’ufficio. O ancora quello del maresciallo A.D. che dopo aver rivendicato alcuni suoi diritti s’è visto abbassare i giudizi della valutazione annuale ed ora anche lui è parte offesa – per abuso in atti d’ufficio e falso ideologico – in un procedimento penale avviato dalla procura del capoluogo pugliese. Non è tutto. In un reparto di carabinieri può anche capitare di finire nel mirino delle indagini compiute dai propri colleghi e quindi dover poi affrontare l’inutile ed estenuante calvario per arrivare fino davanti alla Corte di Cassazione per dimostrare quell’innocenza che sarebbe stata lampante fin dal primo momento a chiunque avesse voluto vedere i fatti con i proprio occhi.

Un percorso che conosce molto bene l’appuntato G.R. che tre anni fa fu accusato di truffa militare aggravata e continuata e simulazione di infermità aggravata e continuata. Accuse poi cadute come foglie al vento davanti al Gup del Tribunale Militare di Napoli perché “i fatti non sussistono”. Sentenza che poi è stata confermata dalla Corte di Cassazione. A R. l’Arma dei Carabinieri ha già rimborsato le spese legali (10.000 euro vanno a pesare sulle tasche dei contribuenti). Il Battaglione non è soltanto al centro delle attenzioni delle autorità giudiziarie lo è anche del Parlamento. Nel mese di aprile scorso una interrogazione dei senatori pentastellati è finita sul tavolo della Ministra Pinotti perché senza un apparente e giustificato motivo il comandante del reparto, ritenendo di poter liberamente interpretare la chiarissima normativa emanata dal Comando Generale dell’Arma, aveva negato al vicebrigadiere M.D.C. la possibilità di fruire dei permessi che la legge sulla maternità e paternità attribuisce ad entrambi i genitori. Il 27 aprile 2016, in 4^ Commissione permanente, il Sottosegretario Alfano è costretto ad ammettere l’errore e comunica che l’amministrazione militare ha adottato un nuovo provvedimento autorizzando il vicebrigadiere M.D.C. a fruire del beneficio in questione. Oggi, stranamente, lo sfortunato brigadiere è destinatario di un procedimento disciplinare per il solo fatto di aver consultato il proprio telefonino durante lo svolgimento di un servizio che non è nemmeno previsto dal regolamento interno del reparto.

Il maggiore M.T. come i suoi colleghi alla fine del 2015 ha presentato due denunce indirizzate alle Procure militare e ordinaria lamentando continue vessazioni e abusi subiti a partire dal 2012, nonché abusi e vessazioni subiti da militari alle sue dipendenze. Anche in questo caso è la Procura ordinaria a istruire il fascicolo che lo vede parte offesa dal reato di abuso in atti d’ufficio. Nel Battaglione le cose vanno male anche quando si parla di salute. Lo scorso aprile il luogotenente P.F. è stato colto da un improvviso malore durante il servizio ed è quindi stato costretto a ricorrere alle cure del medico del reparto che però non ha potuto far nulla per farlo trasportare in ospedale a causa della mancanza di un mezzo di trasporto. A P.F. non è rimasto altro da fare che cercare qualcuno disposto ad accompagnarlo in ospedale. Per sua fortuna ha trovato aiuto da parte di un cittadino, occasionalmente presente all’interno della caserma. Giunto al Policlinico di Bari il militare è stato immediatamente trasferito presso la clinica oculistica dove è stato sottoposto ad intervento chirurgico per il “distacco della retina all’occhio sinistro con sversamento ematico”.

Tra i tutori della legge dovrebbe regnare il più assoluto rispetto delle regole ma questi fatti sembrano dimostrare l’esatto contrario e, purtroppo, non sono gli unici che accadono all’interno delle mura di una delle tante caserme dell’Arma. In realtà la “Benemerita”, nonostante il suo alto indice di gradimento, sembra essere una amministrazione malata. Una che come tante altre soffre della sua stessa incapacità di trovare al suo interno quelle adeguate soluzioni in linea con l’evoluzione normativa e col progresso sociale del paese che le consentano di mantenere quel necessario giusto equilibrio tra le necessità di così particolari lavoratori e l’assolvimento dei compiti istituzionali. Come possono questi carabinieri garantire la sicurezza dei cittadini quando devono combattere contro i loro stessi colleghi e superiori per garantirsi la propria? La risposta spetta alle istituzioni democratiche.

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