Polizia

«Ho la lombalgia», ma va a gare di motocross: poliziotto condannato a pagare 25 mila euro

Mentre una lunghissima lista di certificati medici attestavano che la lombalgia gli impediva di andare a lavoro, un poliziotto frequentava gare di motocross dando una mano a un team. «Una condotta assenteistica ingiustificata» per la Corte dei conti dell’Umbria che ha condannato l’uomo a restituire al Ministero degli Interni 25.489 euro e 90 centesimi. Secondo quanto ricostruito dalla Sezione giurisdizionale presieduta da Emma Rosati, l’assistente capo coordinatore della polizia di Stato si è assentato dal lavoro per periodi molto lunghi tra il luglio del 2015 e l’ottobre del 2016; dei 25 mila euro 10 mila riguardano il danno patrimoniale (cioè gli stipendi versati a vuoto) e 15 mila euro il danno d’immagine che, sentenzia la Corte, è una quantificazione che pecca «per difetto, potendosi pervenire a una condanna più consistente».

La vicenda Le gare si tenevano in diverse parti d’Italia e, stando agli atti, il poliziotto mentre era in malattia dopo questi viaggi svolgeva «prestazioni incompatibili con lo stato di malattia», come ad esempio lo smontaggio del gazebo, attività di meccanico, carico e scarico delle moto e delle attrezzature di gara e così via; tutte attività «manifestamente incompatibili con lo stato di salute documentato nei certificati medici presentati all’Amministrazione per evitare la fruizione del congedo ordinario». Durante l’udienza che si è celebrata a giugno l’avvocato del poliziotto ha chiesto in primis la sospensione del giudizio dato che la vicenda è approdata anche in sede penale, dove non si è arrivati ancora a sentenza; in più il legale ha spiegato che a carico del suo assistito non sono stati ancora avviati procedimenti disciplinari e che durante queste gare tutto sommato si occupava di cose poco faticose.

La sentenza In sintesi il poliziotto ha sostenuto che il suo stato di salute era incompatibile con il suo lavoro, ma non con il suo hobby: «Tale affermazione – è detto nella sentenza – è assolutamente inaccettabile». Come spiega la magistratura contabile infatti, un lavoratore in congedo straordinario per motivi di salute si può allontanare da casa solo «in circostanze eccezionali e straordinarie», come ad esempio per sottoporsi a cure o per andare dal medico, non di certo «per partecipare ad attività ludiche, sportive, rischiose o comunque aventi caratteri tali da non essere allineate all’obiettivo del ripristino delle migliori funzionalità corporee e della guarigione». La Corte,come logico, sottolinea poi che il poliziotto avrebbe potuto chiedere un incarico compatibile con il proprio stato di salute, lasciando la passione per il motocross al tempo libero.

Serviva comportamento diverso Nel giudicare la vicenda infine, la Sezione non ha non potuto tenere conto anche del particolare lavoro svolto dall’uomo: «Il comportamento del pubblico dipendente – peraltro appartenente alle forze di polizia – avrebbe dovuto essere certamente diverso rispetto a quello posto in essere, e soprattutto, improntato a estrema prudenza; ciò, anche alla luce del giudizio della collettività di riferimento e dei colleghi di lavoro che, evidentemente, sono portati a ritenere che un dipendente pubblico gravemente malato – in quanto affetto da patologia lombare recidivante – non sia in grado di partecipare a gare di motocross».

Redazione a cura di Daniele Bovi per Umbria24

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