Esteri

Funzionario sudcoreano arrestato, ucciso e bruciato, Kim Jong-un si scusa: “Un incidente”

Il leader della Corea del Nord, Kim Jong-un, si è scusato oggi, 25 settembre, per l’uccisione di un funzionario governativo sudcoreano da parte di militari del Nord, lungo il confine marittimo tra i due paesi. Le scuse del leader nordcoreano giungono all’indomani della richiesta ufficiale di spiegazioni di Seul. Kim si è detto “molto dispiaciuto” per quello che ha definito uno “sfortunato” incidente. Le scuse dirette del leader nordcoreano sono un avvenimento inconsueto, specie se rivolte alla Corea del Sud. L’uccisione del cittadino sudcoreano è stata denunciata da Seul proprio all’indomani di un discorso del presidente sudcoreano Moon Jae-in all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, durante il quale Moon aveva avanzato al proposta di una risposta regionale alla pandemia di coronavirus, estendendo l’invito anche alla Corea del Nord.

Il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in, ha promesso oggi, 25 settembre, che il governo affronterà con decisione qualunque minaccia alla vita e alla sicurezza dei cittadini sudcoreani. Moon ha commentato così l’uccisione del funzionario. Il presidente è intervenuto stamattina alla ceriomonia per il 72mo anniversario delle Forze armate, che si è tenuto presso il quartier generale del Comando per le operazioni speciali a Incheon, nella provincia di Gyeonggi. Il capo dello Stato ha annunciato che il paese rafforzerà ulteriormente le misure di difesa e sicurezza: parole che segnano un ulteriore allontanamento dalla distensione militare intrapresa dalle due Coree dopo i summit inter-coreani del 2018. Moon si è detto convinto che la Corea del Sud possa “conseguire, mantenere e rafforzare la pace” tramite una solida postura difensiva. Il presidente ha menzionato la parola “pace” più volte durante il suo intervento, durato circa 15 minuti, e non ha mai menzionato apertamente la Corea del Nord. Moon non ha nemmeno menzionato direttamente l’incidente del funzionario governativo ucciso.

Il governo della Corea del Sud ha chiesto ieri spiegazioni ufficiali per la morte di un proprio funzionario, che Secondo Seul è stato “atrocemente” ucciso da militari nordcoreani, dopo essere stato arrestato nelle acque al confine tra le due Coree. Il funzionario 47enne, un dipendente del ministero degli Oceani e delle risorse ittiche sudcoreano, risultava disperso dallo scorso 21 settembre: quel giorno era impegnato in ispezioni al largo di Yeonpyeong: un’isola del Mar Giallo distante appena 12 chilometri dalla costa nordcoreana, lungo il confine marittimo di fatto tra le due Coree. Secondo la ricostruzione dei fatti fornita dal ministero della Difesa sudcoreano, militari nordcoreani hanno arrestato l’uomo, lo hanno successivamente ucciso e ne hanno cremato il cadavere. Al momento Pyongyang non ha replicato alle richieste di Seul, evitando di confermare o smentire le accuse rivolte ai suoi militari.

Il giorno della scomparsa il funzionario 47enne si trovava a bordo di una imbarcazione da pattugliamento. Lo stato maggiore congiunto delle Forze armate sudcoreane ritiene possibile che l’uomo si sia gettato fuori bordo, forse con l’intenzione di disertare in Corea del Nord. Le correnti avrebbero effettivamente trascinato l’uomo oltre la linea di confine settentrionale – il confine di fatto tra le acque territoriali dei due paesi – dove sarebbe stato individuato da militari nordcoreani, e successivamente ucciso. “Dopo aver analizzato le informazioni d’intelligence a nostra disposizione, abbiamo confermato che la Corea del Nord ha commesso l’atroce atto di uccidere un cittadino sudcoreano e bruciare il suo cadavere”, recita una nota del ministero, che accusa Pyongyang di essere “sola responsabile” dell’incidente. Nella nota, il ministero sollecita il Nord a fornire una spiegazione e a punire i responsabili.

L’ipotesi di una defezione del funzionario sarebbe avvalorata dal fatto che quest’ultimo aveva indossato un giubbotto salvagente e tolto le scarpe prima di abbandonare l’imbarcazione su cui si trovava. Secondo la ricostruzione fornita da Seul, l’uomo è stato individuato da militari nordcoreani attorno alle 15.30 di lunedì, a bordo di un oggetto galleggiante non identificato. I militari lo avrebbero interrogato a distanza in merito alla sua identità senza trarlo in salvo. A quel punto l’uomo potrebbe aver comunicato la propria intenzione di disertare in Corea del Nord. L’uccisione sarebbe avvenuta solo il giorno successivo, dopo che il funzionario 47enne era stato condotto in territorio nordcoreano: i militari avrebbero fucilato il funzionario eseguendo “l’ordine di un superiore”, ed avrebbero poi bruciato il cadavere dopo averlo cosparso di benzina. Apparecchi di sorveglianza dell’intelligence militare sudcoreana hanno individuato il rogo alle ore 22.11 di martedì, 22 settembre.

Le autorità sudcoreane hanno inoltrato una protesta formale a Pyongyang tramite la linea di comunicazione del Comando delle Nazioni Unite in Corea, ma dal Nord non sarebbe ancora giunta alcuna risposta. Nel frattempo, Seul ha convocato una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza nazionale. A prescindere dalle motivazioni e dalle dinamiche dell’incidente, l’uccisione di un cittadino sudcoreano da parte del Nord rischia di complicare ulteriormente le relazioni inter-coreane, che sono progressivamente peggiorate dopo gli sforzi di normalizzazione del 2018, anche a seguito delle campagna di volantinaggio contro Pyongyang da parte di organizzazioni operanti in territorio sudcoreano. L’uccisione di un cittadino sudcoreano da parte della Corea del Nord non avveniva dal 2008, quando un turista 53enne, Park Wang-ja, era stato ucciso da un militare presso il sito turistico del Monte Kumgangsan, dopo aver varcato il limite di un’area vietata ai civili. © Agenzia Nova –

Lascia un commento

error: ll Contenuto è protetto