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FAVORI TRA GIUDICE E GENERALE DELLA GDF: SENTENZA FAVOREVOLE PER AVERE LA FIGLIA “TRANQUILLA” IN ACCADEMIA

(di Fulvio Fiano) – Anche il giudice Fulvio Rocco tiene famiglia. Nel caso, una figlia
finanziera con problemi disciplinari. Il papà sa però a chi rivolgersi. Il
generale della Gdf Walter Cretella Lombardo, in debito per una fastidiosa
sentenza resa innocua, lo rassicura: «Stai sereno farò quello che è necessario,
scherziamo? I giovanotti vanno sostenuti, le signorine di più». «Non è
generosità, ma mercimonio e corruzione», scrive il gip. «La vicenda – scrive il
giudice – palesa una patologica interrelazione tra gradi elevati della Finanza
e giustizia amministrativa (…), contatti in forza dei quali particolari
ambienti della Gdf conservano la gestione delle carriere espropriando il
vertice amministrativo di ogni reale potere».

Walter Lombardo Cretella, ex «delfino» dell’allora capo del Sismi
Niccolò Pollari, è oggi direttore dell’istituto Alti Studi per la Difesa. Nel
2012 viene indagato a Napoli assieme a Pollari per un’altra storia di
corruzione. La sua promozione a generale di corpo d’armata viene sospesa.
Cretella fa ricorso al Tar, dove con procedure ancora una volta non usuali
contatta il magistrato Brunella Bruno, ex capitano della Gdf, che ottiene
grazie alle sue entrature informazioni riservate utili alla difesa. Il
provvedimento viene congelato. Tocca ora al Consiglio di Stato e Cretella si
rivolge al giudice Rocco che cura personalmente la pratica, pur rimanendo la
difesa formalmente in mano agli avvocati. È lui che scrive i ricorsi. La
promozione ha via libera, Rocco si congratula col generale.
E siamo ai mesi scorsi. L’inchiesta arriva a Roma per competenza e il pm Paolo Ielo ottiene il processo per
tutti (prima udienza a fine febbraio). Cretella deve rispondere di corruzione,
Bruno di rivelazione di segreto d’ufficio. Rocco sceglie invece il rito
abbreviato e viene condannato a un anno e quattro mesi per la corruzione. Nelle
motivazioni il gip Simonetta D’Alessandro definisce il mutuo aiuto tra giudice
e generale «un flusso di reati, un collateralismo scorrevole, una condotta
sistematica: il do ut des – anche per vicende minimali – come filosofia di
vita».
Il problema per il quale Rocco abdica a doveri e ruolo sono le difficoltà della figlia Diana con alcuni
superiori. L’allieva dell’Accademia di Finanza di Bergamo viene rassicurata in
una telefonata anche dalla mamma: «Papà entra in azione. Viene anche Walter
(Cretella, ndr)». E Cretella si muove con tutto il suo peso:
«Walter mi ha fatto conoscere la str… – dice ancora la madre a proposito di
una dei superiori della figlia -. L’ha fatto per dirle: guarda cocca, Diana è
amica mia. Non hai capito il messaggio mafioso che le ha indirizzato?». Tutti,
a partire dal consigliere di Stato, sanno che il loro è un comportamento
illecito. Il generale fornisce anche dei telefonini per sottrarsi alle
intercettazioni. Precauzione fallita.

Racconta Rocco, intercettato: «La danza è stata compiuta da Brunella e da
Walter, sono stato preso in mezzo da due lazzaroni. Sono impastato in cose più
grandi di me». Una vera confessione, secondo il gip D’Alessandro «che solleva
il giudice da ogni minuzia motivazionale: il fatto è inequivoco». La chiusura
della sentenza è per altri finanzieri, il Gico che ha condotto le indagini «nei
cunicoli bui di un intrigo doloso, forse simbolo della volontà della Gdf di
spazzare via le oligarchie lobbystiche e restare una risorsa per il Paese».
corriere.it

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