Falsi straordinari e truffa allo Stato: due carabinieri sotto inchiesta
Due carabinieri forestali in servizio a Farindola sono finiti sotto inchiesta per falso e truffa ai danni dello Stato. I militari rischiano misure cautelari dopo la notifica dell’interrogatorio preventivo che si terrà nei prossimi giorni davanti al giudice Giovanni De Rensis. L’Arma ha già provveduto a trasferire i due militari dalla loro sede di servizio, mentre le indagini sono condotte dalla pm Anna Benigni con la collaborazione dei carabinieri di Penne, come riporta Il Centro.
L’origine dell’inchiesta
L’indagine sarebbe scaturita da un episodio particolare, contestato come furto a uno dei due militari: la sparizione di un tavolo che il sottufficiale avrebbe prelevato dalla zona posta sotto sequestro dopo la tragedia di Rigopiano del 18 gennaio 2017. Durante una perquisizione nell’abitazione dell’indagato, è stato rinvenuto il tavolo che, secondo il militare, si trovava al di fuori dell’area sequestrata e per il quale avrebbe richiesto l’autorizzazione alla vedova del titolare dell’hotel. Gli accertamenti si sono poi estesi agli uffici di Farindola, dove sarebbero emerse numerose irregolarità amministrative commesse dai due carabinieri forestali.
Le accuse di falso e truffa
Le contestazioni riguardano principalmente false registrazioni nel memoriale di servizio giornaliero relative all’effettivo tempo dedicato al servizio. Secondo l’accusa, i militari avrebbero falsificato i registri per ottenere ore di straordinario e buoni pasto non dovuti.
I casi più significativi
Tra gli episodi più rilevanti figura quello di tre giorni di malattia certificati da un medico, durante uno dei quali il comandante avrebbe partecipato a una gita di gruppo a Napoli precedentemente organizzata. Il comandante avrebbe goduto della complicità di un appuntato, anch’egli beneficiario di straordinari e buoni pasto non dovuti, configurando un caso di “furbetti del cartellino” – o meglio, del memoriale di servizio.
Altri episodi contestati includono una trasferta all’Aquila per prove di un coro, con orari dichiarati non corrispondenti alla realtà, poiché il comandante si trovava già nel proprio comune di residenza alle 13:45 anziché alle 15:30 come dichiarato. Simile la situazione di un’altra trasferta all’Aquila per esercitazioni di tiro, dove i due militari avrebbero falsificato gli orari di rientro in sede, fermandosi invece nell’abitazione del comandante.
I due carabinieri avranno ora l’opportunità di fornire le loro giustificazioni al giudice, che deciderà sull’eventuale applicazione di misure cautelari.

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