Editoriale

Errori, Decreti e Punizioni: chi ha pagato il prezzo della pandemia? Di certo non i Vertici

Un caso emblematico ha acceso il dibattito sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e sulle responsabilità dei datori di lavoro, soprattutto in contesti altamente regolamentati come quello delle Forze dell’Ordine. Il protagonista involontario della vicenda è un Tenente Colonnello dei Carabinieri, punito con due giorni di consegna di rigore per non aver controllato il Green Pass a un suo collaboratore. Un provvedimento che, oltre a sollevare interrogativi sulla legittimità della sanzione, ha messo in discussione l’intera gestione delle misure sanitarie in ambito militare. (Clicca qui per leggere la vicenda)

Una Sanzione Annullata dalla Massima Carica dello Stato

La vicenda ha avuto un epilogo inatteso: il Presidente della Repubblica, a seguito di un ricorso straordinario, ha annullato la sanzione, riconoscendo l’infondatezza del provvedimento. Un pronunciamento che ha stabilito un precedente importante e che oggi viene citato come esempio di come l’applicazione delle norme, in particolare in contesti emergenziali, non possa prescindere da chiarezza, coerenza e rispetto dei diritti fondamentali.

Il tema della protezione dei lavoratori, della formazione e della diffusione della cultura della sicurezza si è rivelato centrale, specialmente nel settore della Difesa, dove le responsabilità gerarchiche sono stringenti e le direttive devono essere chiare e univoche.

L’Assenza di una Linea Chiara e le Conseguenze per il Personale

Durante il periodo pandemico, la gestione delle norme e dei protocolli operativi ha generato caos e incertezza. Il personale in divisa si è trovato spesso senza un interlocutore qualificato, capace di chiarire la normativa in continua evoluzione e di garantire un’applicazione equa e uniforme delle misure sanitarie.

Molti appartenenti alle Forze di Polizia e alle Forze Armate si sono trovati di fronte a un bivio: seguire ordini confusi e contraddittori o rischiare provvedimenti disciplinari? In numerosi casi, chi ha impugnato le sanzioni si è visto dare ragione dai tribunali, con ribaltamenti di giudizio che hanno smontato il sistema sanzionatorio adottato nel periodo emergenziale.

Quando il Comando Manca: Un Vertice che Non Sa Essere Guida

La pandemia ha dimostrato in modo inequivocabile che la catena di comando si spezza sempre in basso, ma mai ai vertici. Ufficiali e dirigenti, che avrebbero dovuto guidare con competenza ed equilibrio in un momento di crisi senza precedenti, hanno spesso dimostrato incapacità gestionale. Eppure, mentre agenti e militari venivano puniti per errori burocratici o scelte dettate da ordini poco chiari, i vertici sono rimasti al loro posto, senza subire conseguenze. Anzi, in alcuni casi, hanno persino ottenuto promozioni.

L’assurdità è palese: chi aveva il dovere di garantire direttive chiare e applicabili ha fallito, scaricando ogni responsabilità sugli ultimi della scala gerarchica. Questo modus operandi ha alimentato sfiducia e malcontento, dimostrando come, ancora una volta, in tempo di crisi chi paga sono sempre i sottoposti, mentre chi comanda resta intoccabile.


L’Equilibrio Inesistente tra Ordini e Caos

Si sa, e lo si è visto chiaramente: quando il Paese è in difficoltà, il vero punto di riferimento sono sempre le Forze Armate e le Forze dell’Ordine. Lo è stato in passato e lo è stato in modo evidente durante la pandemia, quando a loro è stato chiesto di mantenere l’ordine, garantire il rispetto delle restrizioni e supportare la popolazione. Ma in tutto questo, il loro operato è stato aggravato da direttive caotiche e da una gestione miope, con militari addirittura accasermati e poi cacciati dalle stesse caserme per assurdi cavilli burocratici (fonte).

Un vero squilibrio, un cortocircuito gestionale che ha lasciato il personale in prima linea a dover improvvisare tra norme mutevoli, vertici inerti e cittadini esasperati. Perché, mentre il governo emanava decreti flash, il giorno dopo li modificava, lasciando tutti – dai cittadini agli operatori – in un limbo normativo. E se tutto è andato avanti, se il sistema non è collassato, è stato grazie a chi era sul campo, agli uomini e alle donne che si sono rimboccati le maniche, mettendo ordine nel caos creato da chi, invece, avrebbe dovuto guidare con fermezza e coerenza.

Verso una Maggiore Trasparenza: Il Ruolo delle Inchieste e delle Istituzioni

Oggi, a distanza di anni, il dibattito sulla gestione della pandemia non si è spento. La Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul COVID è al lavoro per analizzare le criticità dell’azione amministrativa, comprese le sospensioni dal lavoro, le sanzioni disciplinari e le denunce che hanno colpito centinaia di appartenenti ai comparti Difesa, Sicurezza e Soccorso Pubblico.

La finalità è duplice: verificare la legittimità di questi provvedimenti e, laddove necessario, promuovere l’annullamento in autotutela per quei casi in cui sono state riscontrate violazioni di legge. Un’azione doverosa per garantire giustizia a chi ha subito le conseguenze di norme applicate in modo discutibile e talvolta arbitrario.

Una Lezione da Imparare

Il caso del Tenente Colonnello sanzionato ingiustamente e il paradosso del lavoratore sospeso dopo aver seguito indicazioni ufficiali dimostrano quanto sia fondamentale una gestione chiara e trasparente della sicurezza nei luoghi di lavoro.

L’auspicio è che, per il futuro, le istituzioni siano in grado di fornire indicazioni univoche e garantire un quadro normativo certo, evitando il ripetersi di ingiustizie e contraddizioni che hanno segnato profondamente il personale in divisa durante l’emergenza sanitaria.

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