Corpo Forestale

E PURE IL TAR: “AGENTI TRASFERITI CON CRITERI OSCURI”. IL GIUDICE DÀ RAGIONE A UN FORESTALE CHE SI OCCUPAVA DI RISCHIO VALANGHE ED È STATO MANDATO A SPEGNERE GLI INCENDI

(di Lorenzo Giarelli) – Una sentenza del Tar rischia di aprire uno squarcio nella gestione del personale dell’ex Corpo forestale, smantellato un anno fa dalla riforma Madia della Pubblica amministrazione. Per più di dieci anni un ispettore aveva lavorato al rischio valanghe e al monitoraggio delle precipitazioni nevose, prima che la riforma ridistribuisse i Forestali tra i- Carabinieri, i Vigili del fuoco e la Guardia di finanza. Con qualche imprevisto, perché l’uomo si era ritrovato assunto tra i pompieri con delega per dirigere le operazioni di spegnimento degli incendi boschivi. Un compito che riteneva estraneo alle sue competenze e per questo l’ispettore, assistito dagli avvocati Margherita Zezza, Giuseppe Ruta e Massimo Romano del foro di Campobasso, aveva fatto ricorso al Tar del Lazio per chiedere che venisse annullato il suo passaggio i Vigili del fuoco e potesse essere invece assorbito nell’Arma dei Carabinieri.

LA SENTENZA parla chiaro: il ricorso è accolto e il ministero dell’Interno dovrà rivedere i criteri di ricollocamento. “Sono rimaste inesplicate – scrive il Tar – le ragioni e/o i criteri seguiti in forza dei quali il ricorrente non è stato incluso nel novero delle unità trasferite all’Arma in quanto assegnate negli uffici, nei reparti e negli enti attraverso i quali sono esercitate le funzioni trasferite”. L’ispettore, che dal 2005 aveva prestato servizio presso Picinisco, all’interno del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, specializzandosi nella raccolta dati sulle precipitazioni nevose e sui connessi rischi ambientali, avrebbe dovuto ambire a un trasferimento nei Carabinieri, corpo al quale la riforma ha demandato i compiti “di controllo del manto nevoso e previsione del rischio valanghe, nonché attività consultive e statistiche ad essi relative”. E cioè le stesse attività svolte per anni dall’ispettore, che si era ritrovato invece ad avere mansioni a cui era estraneo. Il motivo? Un corso frequentato nel 2013 attraverso cui l’ex Forestale aveva ottenuto il riconoscimento della specializzazione Dos (Direttore Operazioni di Spegnimento), dedicata alla prevenzione e alla gestione degli incendi boschivi. Secondo i criteri di smistamento della riforma, quel titolo lo rendeva candidabile anche per un posto nei Vigili del fuoco, nonostante l’ispettore avesse continuato per anni a svolgere la sua mansione anti-neve, senza mai occuparsi sul campo di problemi relativi agli incendi.

PROPRIO sull’equivoco dei criteri di trasferimento ha fatto chiarezza la sentenza: nel trattare la questione del rapporto tra i diversi criteri di assegnazione la “palese priorità” deve essere concessa al fine di “attuare il principio della necessaria corrispondenza tra le funzioni trasferite e il transito del relativo personale”. Nel caso dell’ispettore, dunque, il riconoscimento del Dos avrebbe potuto prevalere come criterio di trasferimento solo se nessun ufficio dei Carabinieri fosse stato idoneo a dare continuità alla sua esperienza lavorativa. Possibilità da escludere in virtù delle mansioni di prevenzione dei rischi da neve demandati all’Arma, ma anche perché la sentenza ha stabilito che il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, pur non essendo una riserva naturale statale, rientra tra i quei “beni destinati alla conservazione della biodiversità animale e vegetale” la cui tutela è affidata ai Carabinieri. (Il Fatto Quotidiano)

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