Carabinieri

DURANTE UN CONTROLLO LE CHIEDE UN RAPPORTO SESSUALE: CARABINIERE CONGEDATO E RINVIATO A GIUDIZIO

(di Mauro Zola per la Stampa.it) – Durante un controllo nei confronti di una donna agli arresti domiciliari le avrebbe estorto una prestazione sessuale. M.B., 33 anni, è stato per questo congedato dall’Arma dei carabinieri e rinviato a giudizio. Il processo nei suoi confronti inizierà il prossimo febbraio: pesantissime le accuse sostenute dal pubblico ministero Federico Carrai, per reati che vanno dalla violenza sessuale alla concussione.

L’episodio, secondo la denuncia presentata dalla vittima, 37 anni, sarebbe avvenuto il 29 settembre 2017. Il carabiniere faceva parte dell’equipaggio destinato a controllare che la donna, che aveva il permesso di uscire per recarsi al lavoro, rispettasse i termini della custodia domiciliare. Mentre il suo collega restava in auto, come spesso accade nel caso di controlli di routine, il carabiniere è entrato nella casa, minacciando la signora, che risulta sposata e madre di un bambino, di farla finire in carcere se non avesse accettato di avere subito un rapporto sessuale con lui.

«Mi basta dire che non eri in casa», avrebbe detto il carabiniere secondo le testimonianze della donna, che a quel punto avrebbe acconsentito a un rapporto orale, finito il quale sarebbe stata ammonita di non parlarne con nessuno pena il ritorno dietro le sbarre. Il tutto nell’arco di un tempo piuttosto breve, tanto che l’altro militare di pattuglia, un carabiniere più anziano ed esperto, non si sarebbe accorto di nulla.

Completamente diversa la versione dell’ex militare, che ha subito ammesso di aver consumato un rapporto sessuale con la donna, ma puntualizzando che questa sarebbe stata consenziente e che anzi gli avrebbe richiesto al termine dell’atto un pagamento in denaro. In sintesi, secondo la difesa, si sarebbe trattato sicuramente di un errore, dato che il carabiniere in quel momento si trovava in servizio, ma non ci sarebbero state minacce o annunci di possibili ritorsioni.

Passato qualche giorno la vittima ha deciso di presentare denuncia, forse anche per evitare che la vicenda avesse un seguito: una scelta non facile vista la situazione personale in cui si trovava, ai domiciliari per un’accusa di estorsione in cui la componente sessuale era ben presente.

Dopo essersi consultata con il suo avvocato Luca Recami si è quindi presentata al comando provinciale di via Rosselli, portando a sostegno delle proprie parole prove biologiche schiaccianti. A seguire l’indagine è stato il nucleo investigativo guidato da maggiore Massimo Colazzo, che in tempi molto brevi e mantenendo un assoluto riserbo ha ricostruito e corredato di prove quella che pare la ricostruzione esatta dei fatti, sufficiente prima al congedo obbligatorio del carabiniere, che ormai da mesi non fa più parte dell’Arma e poi, il 4 luglio scorso, al suo rinvio a giudizio. Questa al momento la ricostruzione dei fatti, anche se molto resta da definire in vista di un processo che si presenta fin da subito molto difficile. In quell’appartamento si trovavano soltanto la donna e il carabiniere e se è stato ormai ampiamente dimostrato che il rapporto sessuale c’è effettivamente stato, resta difficile stabilire chi delle due parti abbia raccontato la verità.  

In ogni caso la posizione dell’ex carabiniere pare compromessa, il fatto che la vittima fosse agli arresti domiciliari e lui incaricato di controllarla la poneva in stato di inferiorità psichica. Dal canto suo la difesa cercherà probabilmente un aggancio nella vita privata della donna, che risulta attualmente agli arresti domiciliari per un’altra vicenda.

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