Esteri

“Difesa a 360 gradi”: l’appello di Crosetto per svegliare un’Europa

Tracciare una nuova cultura della difesa scevra dalle ideologie e che tenga conto non solo dei pericoli e delle sfide che sta affrontando l’Europa, ma anche l’opportunità rappresentata dal potenziale di nuovi investimenti sbloccati a livello UE in un comparto da sempre cruciale per lo sviluppo industriale e tecnologico. È quanto emerso dall’evento “Difesa. L’industria necessaria” organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi a Roma il 9 giugno, in cui sono intervenuti tra gli altri il ministro della Difesa Guido Crosetto e il presidente del Copasir Lorenzo Guerini. Durante il convegno sono stati presentati anche uno studio curato per conto della fondazione dal professore Alberto Pagani e un’indagine condotta da Euromedia Research sul concetto di sicurezza tra gli italiani in cui ben il 68,3% degli intervistati si è detto favorevole a una politica comune europea di difesa.

Intervenendo nel dibattito, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha sottolineato la necessità di rivedere radicalmente l’approccio culturale e politico, osservando come, almeno in Italia pesi un approccio culturale che vede la difesa dello Stato ancora staccata da quella della famiglia.

Crosetto ha fatto un preciso riferimento a un sondaggio pubblicato ai primi di marzo dall’Istituto Gallup International dal quale emergeva che solamente il 14% degli intervistati italiani era disposto a combattere per il proprio Paese a fronte di una media del 70% a livello europeo. “Magari se avessero chiesto ‘Per combattere per la famiglia?’, avremmo avuto la percentuale degli altri”, ha osservato il ministro sottolineando come persista questo divario culturale.

Commentando i risultati del sondaggio condotto da Euromedia Research, Crosetto si è detto preoccupato nel vedere che “la guerra e la geopolitica siano percepite come questioni secondarie”, mentre viviamo in un mondo in cui navi russe monitorano i cavi sottomarini che trasportano dati, ponendo rischi inimmaginabili alla nostra sicurezza.

Nel suo intervento e nel dibattito successivo, Crosetto ha descritto uno scenario geopolitico, dove, sul piano militare, coesistono “trincee in Ucraina simili a quelle della Prima guerra mondiale” e un’accelerazione tecnologica senza precedenti. Un altro nodo, secondo Crosetto, è quello delle risorse umane. Secondo il ministro, infatti, “il bacino di reclutamento russo è molto più ampio di quello europeo. “La Russia ha lanciato due nuove campagne di arruolamento per arrivare a 1,6 milioni di effettivi: un livello mai raggiunto dalla Seconda guerra mondiale. A cui si aggiungono 5 milioni di riservisti: potenzialmente, 6,5 milioni di persone”.

Per il ministro, il confronto con la Russia non si ferma al piano militare. Anche quello industriale appare squilibrato. Infatti, proprio mentre gli Stati Uniti stanno facendo fortissime pressioni per portare al 5% la spesa del PIL in ambito NATO, con particolari pressioni sui Paesi UE accusati di spendere troppe poche risorse, Crosetto ha fatto notare come tra Europa e Russia vi sia comunque un divario consistente sulla resa della spesa. “Un euro speso in Europa non produce quanto un euro speso in Russia”, ha fatto notare il ministro, secondo cui in Russia sono nettamente inferiori – manodopera, materie prime, energia – “e un milione di euro russo produce il doppio di uno europeo”. “Stiamo confrontando due realtà che non sono paragonabili”, ha precisato il ministro.

Crosetto ha quindi allargato lo sguardo alla dimensione globale, individuando nello scontro tra Stati Uniti e Cina il vero conflitto strategico del XXI secolo. “La Cina si sta muovendo. Gli Stati Uniti si sono accorti di essere in ritardo e Trump sta cercando di recuperare il gap, ovviamente con i suoi metodi”.

L’UE è ormai un “vecchio da spolpare”

Poi, un passaggio critico sull’Unione europea, che nel contesto attuale conta molto meno del passato. “Siamo passati in modo repentino da un secolo delle grandi democrazie, in cui l’obiettivo era la crescita del benessere, a quello delle grandi potenze”, dove poco importa il benessere dei popoli. In questo contesto, per Crosetto, l’UE non è più vista come un modello da seguire, ma “come un continente da spolpare”, trovandosi senza materie prime, con una popolazione anziana e senza una vera forza militare, “un vecchio ricco da spolpare”. Non a caso, ha osservato il ministro, “dal punto di vista finanziario la nostra ricchezza negli ultimi anni è andata negli Stati Uniti o in Asia”.

Il ministro, che nel dibattito si è detto favorevole alla possibilità di usare i fondi UE sulla difesa, ha definito la guerra come un fenomeno che va ben oltre gli armamenti che rappresentano circa il 30% del tutto. Secondo l’esponente di Fratelli d’Italia, oggi si combatte anche con la disinformazione, con il cyber. L’Occidente sta subendo questa guerra senza veramente combatterla. “In Africa, Russia e Cina stanno costruendo una narrazione anti-europea”, ha osservato Crosetto, sottolineando che l’Occidente non la contrasta, non propone un racconto alternativo. “Noi ogni giorno abbiamo attacchi cibernetici, ma tutto l’occidente ha attacchi cibernetici, è una guerra continua, costante, evidente che subiamo, da cui ci difendiamo, ma che non abbiamo mai combattuto”, ha detto il ministro.

Una nuova cultura della difesa 

Da qui, l’appello a una visione strategica più ampia e meno ideologica. Infatti, per Crosetto dal settore della difesa può arrivare un progresso tecnologico che l’Europa sta perdendo. Dall’intelligenza artificiale alla robotica, un investimento nella difesa può infatti avere ricadute anche nella vita civile. “Serve una cultura della difesa che inquadri il tema a 360 gradi”, ha dichiarato Crosetto, richiamando una responsabilità politica e dell’informazione, che superi ideologie e approcci demagogici.

Proprio su questo ultimo aspetto Crosetto ha sottolineato le forti differenze tra l’Italia e altri Paesi europei, come ad esempio la Svezia e la Germania dove il dibattito sulla difesa e sul rischio rappresentato da una guerra è particolarmente sentito ed è trasversale a livello politico.

Per fornire a tutte le forze politiche italiane, in particolare a quelle più reticenti ad affrontare il problema (compresa la Lega di Matteo Salvini parte della coalizione del governo Meloni) il ministro ha rivelato di aver chiesto al capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Luciano Portolano di delineare “un quadro reale delle minacce e dello Stato attuale della nostra difesa” “Quando l’avrò, chiamerò tutti i leader politici del Paese e li informerò, in modo che non possano dire ‘non sapevo’. Dal giorno dopo, quando ciascuno di loro parlerà, lo faraà sapendo le stesse cose che so io”.

Solidarietà NATO in discussione, serve un nuovo realismo strategico europeo

Tra i protagonisti dell’evento anche il presidente del Copasir ed ex ministro della Difesa, Lorenzo Guerini (Partito democratico), che ha posto l’accento sulle incertezze che gravano sull’Alleanza Atlantica in vista del vertice in programma dal 24 al 26 giugno all’Aja.

“Sono molto curioso di capire quale sarà l’esito del prossimo summit della Nato – ha dichiarato Guerini – mai come ora il tema della sostanza dell’Alleanza, che è l’articolo 5, ha punti interrogativi con i quali ci dobbiamo confrontare. Mi auguro siano risolti, lo dico con molta angoscia”.

Secondo il presidente del Copasir, l’architettura della sicurezza europea si regge proprio su quel principio di solidarietà che oggi, almeno nel dibattito pubblico statunitense, non appare più scontato. “Vederla messa in discussione è un tema che non può essere vissuto con un’alzata di spalle, come fosse ordinario. Siamo in una fase straordinaria, e non bastano più le solite frasi sull’amicizia e sui valori comuni”.

Guerini ha anche criticato l’obiettivo, ritenuto irrealistico, di destinare il 5% del PIL alla difesa, come auspicato da alcune pressioni politiche in ambito NATO.

“Non si tratta di fissare obiettivi irrealistici sugli investimenti, come fu fatto nel 2014, ma di lavorare a un realistico rafforzamento delle capacità militari nazionali ed europee, all’interno di un nuovo quadro strategico dell’Alleanza Atlantica”.

Da qui l’appello a un vero rafforzamento del pilastro europeo della NATO, sostenuto da scelte concrete e da un impegno in termini di investimenti nella difesa, in particolare nell’industria tecnologica. “Parlare di autonomia strategica europea senza parlare di investimenti in difesa, di industria della difesa, soprattutto tecnologica, è parlare di nulla”, ha avvertito Guerini, sottolineando la necessità di spiegare tutto ciò anche all’opinione pubblica.

 

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