Sindacati Militari

Dieci minuti di ritardo per portare i figli a scuola: carabiniere finisce sotto inchiesta, caso archiviato

Era stato denunciato da un superiore, indagato dalla Procura militare di Verona per truffa militare aggravata e sospettato di aver percepito indennità per ore non lavorate. Ma la verità è emersa con chiarezza: nessuna truffa, nessuna scorrettezza. Il protagonista della vicenda è un sottufficiale dei Carabinieri, comandante di una stazione in provincia di Bologna, finito sotto inchiesta nel 2023 per due episodi tanto minimi quanto assurdi.

A riferire il buon esito della vicenda è il Nuovo Sindacato Carabinieri (NSC), che ha seguito il caso sin dall’inizio, con il segretario dell’Emilia-Romagna Giovanni Morgese.


Due episodi contestati, pochi euro in ballo: eppure un’indagine penale

I fatti risalgono allo scorso anno. In un primo caso, il carabiniere era stato accusato di essere arrivato in ritardo al lavoro, provocando un danno economico di appena 26 euro all’amministrazione militare. Nel secondo, si era allontanato per circa dieci minuti dalla caserma per recuperare i figli all’uscita da scuola, distante pochi metri dalla sede, durante un’attività pomeridiana. In questo caso, il “danno” stimato era di 14,72 euro.

Totale contestato: 40,72 euro. Un’inezia. Eppure, sufficiente per un’indagine con pesanti accuse.


La verità ristabilita: assoluzione piena e archiviazione

La difesa ha dimostrato l’insussistenza delle accuse: nessuna condotta dolosa, nessun intento fraudolento. Il giudice per le indagini preliminari ha dunque disposto l’archiviazione su richiesta della stessa Procura inquirente.


Parla il sindacato: “Provvedimenti frettolosi e dannosi”

Morgese denuncia i danni subiti dall’iscritto anche sul piano disciplinare: “Continueremo a monitorare la situazione amministrativa”, ha dichiarato, riferendosi a sanzioni ritenute “frettolose, imprudenti e altamente lesive”, già inflitte al sottufficiale, inclusi provvedimenti di trasferimento.

Secondo NSC, il caso rappresenta un evidente travisamento della realtà, con ricadute pesanti non solo sul lavoratore, ma anche sulla sua famiglia.


Una vicenda che interroga la gestione disciplinare nelle Forze Armate

È davvero proporzionato aprire un’indagine penale per una differenza oraria di pochi minuti o per una distrazione motivata da esigenze familiari immediate?

Questo caso non apre solo un fascicolo giudiziario, ma scopre una falla di buonsenso. Quando la macchina disciplinare diventa più rapida del ragionamento, non si tutela l’ordine: si perde credibilità. E chi ne paga il prezzo non è solo il singolo militare, ma l’istituzione stessa.

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