Esteri

DEFINITIVA LA CONDANNA DEL CAPITANO DI FREGATA WALTER BIOT PER SPIONAGGIO NEI CONFRONTI DELLA RUSSIA.

(di Col. (ris.) della Guardia di Finanza Dott. Sergio De Santis)

LA CONDANNA DI WALTER BIOT

È diventata definitiva a 29 anni e due mesi di reclusione militare la condanna del Capitano di Fregata Walter Biot, attualmente detenuto nel carcere di Velletri e, all’epoca dei fatti acclarati, addetto allo Stato Maggiore della nostra Marina Militare, per spionaggio nei confronti della Russia.

Depositate infatti il 28 marzo le motivazioni con cui la Suprema Corte ha bocciato, o ha ritenuto inammissibili, tutti e 24 i motivi di ricorso presentati dai legali dell’ex Ufficiale nei confronti della sentenza del Tribunale Militare di Roma prima, e della Corte  Militare d’Appello di Roma poi, per cercare di cambiare una vicenda giudiziaria che invece è stata confermata sostanzialmente in tutti e tre i gradi di giudizio.

UN CASO DI SPIONAGGIO 

Come molti ricorderanno, l’arresto in flagranza di reato per l’ormai ex Ufficiale Superiore della Marina Militare, avvenne nel marzo del 2021 ad opera dei carabinieri del Ros, nei pressi di un parcheggio di un supermercato nel quartiere di Spinaceto a Roma, ed aveva causato profondo scalpore nell’opinione pubblica nazionale, in quanto era e resta il primo caso nella recente storia repubblicana, di un coinvolgimento diretto di un militare italiano di alto grado in una spy storia classica.

Biot era stato messo sotto controllo dopo una attività di controspionaggio dell’AISI – Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna – e quindi arrestato dai carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale per cinque fattispecie di reato, che andavano dalla rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, al procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio, dalla esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio, al procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato e comunicazioni all’estero di notizie non segrete né riservate.

Il suo interlocutore era stato identificato in un funzionario russo accreditato presso l’Ambasciata della stessa Federazione, a cui aveva consegnato una pen-drive con centinaia di foto di documenti NATO segreti e riservati, avendo l’Ufficiale la possibilità materiale di fotografarli, essendo l’addetto alla sicurezza, in cambio di una modica quantità di denaro (cinquemila euro).

LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE 

Con la sentenza 12096 del 29 marzo, come accennato, la Prima Sezione Penale della Cassazione ha affermato che: 

“1. Il ricorso è infondato, per le ragioni che seguono.

2. Il corposo ricorso difensivo – pur indubbiamente suggestivo e articolato – non è accoglibile in alcuno dei ventiquattro motivi proposti”.

E nelle 31 pagine di cui è composta la sentenza, la Suprema Corte smonta uno per uno i motivi di doglianza della difesa, sottolineando la pluralità degli elementi di prova e la non illogicità della sentenza di condanna militare di appello.

LA PROCURA ORDINARIA 

Ricordiamo che oltre al processo militare, è in corso anche analogo procedimento presso la giustizia ordinaria, che ha visto Walter Biot già condannato in primo grado a 20 anni di carcere, con le accuse di spionaggio, rivelazione di segreto di stato, e corruzione per aver cercato di fornire documenti segreti a un funzionario russo in cambio di 5 mila euro, il cui processo di Appello è stato rinviato al prossimo 6 maggio, proprio in attesa delle motivazioni della Cassazione nel procedimento militare depositate in data odierna.

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