Difesa

«Consigliera senza requisiti»: la ministra Trenta bocciata dalla Corte dei Conti

Quando ha scelto il consigliere giuridico la ministra della Difesa Elisabetta Trenta non ha rispettato né la procedura di controllo, né la legge. È questa l’accusa della Corte dei conti che ha bloccato il decreto firmato nel giugno scorso e spiegato in un articolo di Fiorenza Sarzanini per il Corriere.it.

“Il collegio – si legge nell’articolo –  si riunirà nei prossimi giorni proprio per comunicare l’esito della valutazione dopo aver esaminato la replica della titolare della Difesa, anche se appare scontato che si debba arrivare alla sostituzione. E in questo caso il rischio forte per la stessa Trenta è di essere chiamata a risarcire i danni erariali provocati da quella nomina. Una grana per i 5 Stelle che hanno sempre proclamato il rigore nella selezione dei collaboratori e soprattutto l’osservanza delle regole.

La nomina

Era il 20 giugno scorso. Appena insediata, Trenta designa Mariateresa Poli specificando nel provvedimento che è stata «un magistrato ordinario e attualmente è magistrato militare fuori ruolo». La legge impone che il decreto sia trasmesso alla Corte dei conti che deve fornire il visto e dunque concedere il via libera. Si tratta di una procedura che deve essere svolta subito ma, almeno a leggere la decisione dei giudici contabili, ciò non è avvenuto.

Il ritardo

La prima contestazione riguarda i tempi. Scrivono i giudici della Corte: «Si rileva la tardività sia della trasmissione (non in linea con le tempistiche delle moderne tecnologie informatiche di inoltro, né compatibile con fisiologici tempi procedurali del controllo preventivo di legittimità) sia soprattutto della nomina, effettuata con decorrenza dal giorno stesso del conferimento, richiamando l’attenzione sul fatto che il decreto, titolo che legittima l’esercizio delle funzioni, non può esplicare — salvo eccezionali ragioni di urgenza, da motivare in modo specifico — effetti prima dell’apposizione del visto».

I requisiti

Ma la colpa più grave imputata alla ministra è quella di aver designato una persona che non poteva ricoprire quell’incarico perché è la legge a vietarla. Nelle «osservazioni» i giudici evidenziano infatti che proprio perché si tratta di un magistrato militare «non possiede i requisiti professionali e di carriera tassativamente richiesti dalla legge secondo cui il consigliere giuridico deve essere scelto tra i magistrati ordinari, amministrativi e contabili, avvocati dello Stato, consiglieri parlamentari, nonché docenti universitari e avvocati». Spiegano che «un magistrato militare è sottoposto al controllo del ministro della Difesa e dunque non può essere il consigliere perché la sua posizione di soggetto “vigilato” attenua, se non preclude, la sua necessaria indipendenza rispetto al ministro». E dunque comunicano di aver deciso di «trattenere il decreto in attesa dei chiarimenti che l’amministrazione vorrà eventualmente fornire, avvertendo che decorsi 30 giorni si procederà allo stato degli atti».

Il danno erariale

In realtà la delibera è del 18 dicembre e dunque i 30 giorni sono trascorsi, ma la replica dal ministero non sembra aver confutato le contestazioni perché si appella al fatto che Poli è stata magistrato ordinario, dunque ha i titoli. Nei prossimi giorni è attesa la decisione della Corte dei conti e se sarà confermato che la nomina è illegittima potrebbe aprirsi una pratica per il conteggio dei danni erariali che riguardano sia i compensi versati, sia gli eventuali benefit di cui gode il consigliere giuridico.”

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