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CENSURATA LA PREGHIERA DEGLI ALPINI PER NON OFFENDERE GLI IMMIGRATI

(di Matteo Carnieletto) – La preghiera degli Alpini proprio
non piace alla diocesi di Vittorio Veneto. Ieri, infatti, l’ufficio liturgico diocesano ha
proibito a un gruppo di “penne nere” di leggere in chiesa la loro
storica preghiera.

Anzi: armata di sacro fuoco della censura, la diocesi ha
imposto di sbianchettare una frase giudicata troppo dura nei confronti degli
stranieri: “Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la
nostra patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana
“.
Giustamente, il presidente della sezione locale
dell’Ana, Angelo Biz, ha affermato: “Sappiamo che a far torcere il naso
ad alcuni ecclesiastici è la frase della preghiera in cui si chiede di rendere
forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra civiltà cristiana. Una
frase che viene subito dopo quella in cui si definiscono gli alpini ‘armati di
fede e di amore’. Queste sono le armi degli alpini e solo la malafede o un
certo pacifismo ideologico possono pensare che gli alpini coltivino sentimenti
di aggressione o di intolleranza. Gli alpini non hanno armi e la cultura che li
ispira è quella di una fratellanza che non ha confini. È amaro constatare che
proprio all’interno della comunità cristiana possano crescere muri, che
finiscono per incidere nella serenità di rapporti, usando pretestuosamente il
Vangelo della pace come una clava per rompere armonie consolidate
“.

È strano che la diocesi di Vittorio Veneto se la
prenda con una preghiera scritta circa 80 anni fa, in tempo di guerra, e che,
certamente, è stata recitata da tanti sacerdoti alpini, compreso il beato don Carlo
Gnocchi.

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