Editoriale

C’È UN GIUDICE IN UMBRIA! AI RAPINATORI-KILLER NIENTE SCONTI MA ERGASTOLO DIRETTO: ECCO LA SENTENZA CHE CAMBIA TUTTO

Non è vendetta. Non è un eccesso da “Stato delle manette”. Ma è una sentenza che rende giustizia ad una famiglia e dove  è stata applicata alle lettera – certamente al massimo – la legge italiana quando ci si trova di fronte ad un omicidio volontario, ad una rapina e ad un duplice sequestro di persona. C’è un giudice che ha avuto il coraggio di dare un doppio ergastolo ad due assassini-rapinatori che hanno ucciso Giulio Moracci a Terni dopo un blitz nella casa della vittima. E’ quanto riporta Perugia Today.

C’è un giudice che, dopo tutto quello che ha raccolto, sentito e visto, non ha voluto applicare nessun attenuante generica a due giovani di 21 anni che hanno agito con brutalità e senza scrupoli nei confronti della vittima di 91 anni (ripeto 91 anni… che eroi del crimine!) e dell’anziana moglie. C’è un giudice in Umbria, a Terni, che ascoltando la sua coscienza e studiando tutta la giurisprudenza possibile (presente e passata) è riuscito a limitare la formula del rito abbrevviato che permette uno sconto di pena agli assassini (17-18 anni di carcere chiesti dalla difesa) facendo infuriare puntualmente le famiglie delle vittime. Senza questo giudice umbro i due assassini, rapinatori e sequestratori di persona sarebbe tornati liberi definitivamente all’età di 38 anni. Ovviamente è stato concesso un terzo della pena: cancellato l’isolamento diurno ma restano i due ergastoli.

C’è un giudice in Umbria che forse, indirettamente, ha mandato un messaggio forte e chiaro alle bande dei rapinatori in villa che operano nella nostra regione e nel resto d’Italia: uccidere, per giunta i più deboli, vale il carcere a vita e non un semplice periodo di passaggio dentro una cella, anche se per un numero di anni elevato. C’è un giudice e si chiama Maurizio Santoloci, Gup a Terni. E ci sono due assassini, rapinatori e sequestratori di persona (queste sono le accuse) che alla lettura della sentenza non hanno né sorriso né tirato un sospiro di sollievo. Ma hanno preso a testate un muro dell’aula di tribunale.

E c’è una famiglia che stavolta si sente parte di uno Stato e di un sistema della giustizia italiana: “Questa sentenza garantisce almeno il rispetto della memoria di nostro padre e spero che sia di esempio. Chi dovesse pensare di compiere un simile reato oggi sa che che rischiare l’ergastolo. Questa sentenza ha risvolti sociali importanti”: così ha detto – riportato dalle pagine del Messaggero – Filippo Moracci, figlio della vittima della solita banda specializzata in villa.

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