Esercito

Buona condotta, l’ex Caporal maggiore Parolisi potrebbe tornare libero dopo solo dieci anni di carcere

Con trentacinque coltellate, 10 anni fa fu trovata morta nel bosco di Ripe di Civitella, Melania Rea, un omicidio che scosse l’Italia intera e di cui fu accusato il marito Salvatore Parolisi, che fu poi condannato in primo grado all’ergastolo e in appello a 30 anni, arrivando poi in definitiva con gli sconti di legge a 20 anni di carcere. Ma ora, dopo averne scontati solo 10 può Salvatori Parolisi, può tornare in libertà. Se la vicenda non fosse tragica sembrerebbe quasi uno scherzo, invece questa purtroppo è la verità.

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Dopo dieci anni di carcere, già dallo scorso luglio Parolisi aveva maturato i requisiti necessari per chiedere ed ottenere i permessi per uscire di prigione così come previsto dalla legge, considerando la buona condotta tenuta durante la detenzione. Molto presto quindi, avendo seguito per anni con profitto il percorso riabilitativo imposto dalla struttura penitenziaria, potrebbe uscire tutti i giorni dal carcere e fare una richiesta di lavoro esterno, una carta questa, che di sicuro verrà giocata non appena finita l’emergenza sanitaria dovuta al covid.

Se la richiesta fosse accolta dalle autorità, Parolisi tornerebbe a condurre una vita quasi normale in libertà, appena 10 anni dopo l’omicidio della moglie, di cui si è sempre dichiarato innocente. L’ex militare fu tradotto in carcere nel 2011 ma grazie ai 90 giorni di sconto l’anno previsti dal nostro ordinamento giuridico per buona condotta, ha praticamente già scontato la metà della pena e di conseguenza può beneficiare dei diritti di legge.

La notizia, come si può immaginare è stato un vero choc per la famiglia: “Parolisi rimarrà sempre un assassino! Altro che riabilitazione. Una persona che ha ucciso la moglie e la madre di sua figlia non può lasciare il carcere dopo appena dieci anni. Nonostante l’atrocità commessa, a Parolisi era già stato concesso un lauto sconto di pena, concedergli anche i permessi premio o la possibilità di lavorare all’esterno del carcere equivale a uccidere Melania un’altra volta. Sembra quasi che si diano più attenzioni e garanzie ai delinquenti piuttosto che alle vittime e ai loro familiari. In questo modo, non si crea un deterrente utile a scoraggiare chiunque abbia intenzione di commettere un delitto. Il messaggio che sta passando è questo: uccidi una persona e dopo dieci anni di carcere ti riappropri della tua vita e della tua libertà! Parolisi si può già rifare una vita, mia sorella no. Comunque vada, non potrà mai più camminare a testa alta. Non si è neppure pentito. Non ha mai chiesto scusa per quello che ha fatto. Tanto a lui non interessa niente altro che la sua vita. Non so davvero come faccia dopo aver distrutto la vita di sua figlia e cancellato per sempre quella della moglie, che lo aveva tanto amato. Fossi in lui mi vergognerei a mettere il naso fuori dal carcere” queste le amare parole del fratello di Melania Rea.

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L’ex Caporal maggiore, aveva comunque perso la patria potestà nei confronti della figlia Vittoria che all’epoca dei fatti aveva appena 18 mesi, affidata ai nonni materni. Parolisi aveva più volte espresso il desiderio di poterla rivedere, ma i magistrati in questo caso furono inflessibili. Nella sentenza si leggeva: “L’assoluta gravità dei comportamenti fa escludere a questo Collegio, composto anche da esperti psicologi, che il Parolisi possa avere qualsiasi tipo di relazione e rapporto con la figlia Vittoria e che tali rapporti possano essere minimamente positivi per la figlia stessa, si dispone la sospensione di qualsiasi incontro, visita e/o rapporto telefonico, epistolare tra Vittoria e il padre Salvatore”.

Redazione articolo a cura di Roberta Damiata per il Giornale.it

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