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Belloni resta al DIS, tramontata l’ipotesi per gli Affari Europei

Il bilancio del Piano tra luci e ombre

L’ultimo atto di Raffaele Fitto come ministro segna un momento cruciale nella gestione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La spesa effettivamente rendicontata ha raggiunto quota 59 miliardi di euro, un traguardo significativo che però mette in luce la strada ancora da percorrere: entro giugno 2026 resta da impiegare più del doppio delle risorse.

Le previsioni per il 2024

Palazzo Chigi mantiene un approccio ottimistico, prospettando per il 2024 una chiusura con 22 miliardi in opere e obiettivi rendicontati. Un risultato che potrebbe essere ancora più consistente se non fosse per i ritardi di numerosi Comuni nella registrazione delle spese sulla piattaforma dedicata.

Il quadro delle risorse

Ad oggi, con l’approvazione dell’ultima rata, il governo ha ricevuto 122 dei 194 miliardi disponibili, utilizzandone circa la metà. La prossima sfida è rappresentata dalla settima rata, del valore di 18 miliardi, che richiede il raggiungimento di sessantasette obiettivi tra “milestone” e “target” entro fine anno.

Gli obiettivi da raggiungere

Tra gli impegni più rilevanti figura il potenziamento del trasporto sostenibile, con il rafforzamento della flotta di mezzi a emissione zero, la riqualificazione delle stazioni ferroviarie e l’incremento degli investimenti idrici. Sul fronte formativo, il piano prevede l’erogazione di 55.000 borse di studio e 7.500 dottorati.

Il futuro della governance

Con il passaggio di Fitto alla Commissione europea, si apre una nuova fase. Le sue deleghe rimarranno a Palazzo Chigi, mantenendo l’unitarietà della struttura sotto la guida del capo di gabinetto Ermenegilda Siniscalchi, con la supervisione politica affidata al sottosegretario Alfredo Mantovano.

La questione della successione

Il nodo più delicato riguarda la posizione agli Affari europei. Dopo il tramonto dell’ipotesi Elisabetta Belloni e le perplessità sul nome di Giulio Terzi di Sant’Agata, prende quota la possibilità di una nomina politica come sottosegretario, con Marco Osnato tra i papabili.

Belloni: l’ipotesi tramontata per gli Affari Europei

La candidatura di Elisabetta Belloni alla successione di Fitto merita un’analisi approfondita, considerato il suo profilo di alto spessore istituzionale e la sua lunga esperienza diplomatica.

Il profilo della candidata

Belloni, attuale direttrice del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (DIS), vanta una carriera diplomatica di primo piano. Prima donna a ricoprire il ruolo di Segretario Generale della Farnesina (2016-2021), ha rappresentato spesso una figura di convergenza nelle delicate partite istituzionali.

Le ragioni del no

Il tramonto della candidatura Belloni trova le sue radici in un complesso intreccio di considerazioni politiche e istituzionali. In primo luogo, il Quirinale ha espresso significative riserve sull’opportunità di collocare una figura tecnica in una posizione che richiede una forte connotazione politica. A questa perplessità si è aggiunta la ferma opposizione del Ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, il quale ha manifestato preoccupazione per l’inserimento di un profilo tecnico in un ruolo così strategico per le relazioni europee. Il quadro si è ulteriormente complicato per le resistenze della stessa Belloni, che secondo fonti accreditate avrebbe mostrato una limitata propensione ad abbandonare il suo attuale e delicato incarico al DIS, dove ha consolidato una posizione di primario rilievo istituzionale. Questa convergenza di fattori ha portato al progressivo accantonamento di un’ipotesi che, inizialmente, sembrava poter raccogliere ampi consensi.

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