Difesa

Attentato a Mosca, Crosetto: «La Russia era stata avvisata, l’Isis è un rischio reale. L’Ucraina non c’entra con l’attacco»

“Il pericolo del terrorismo islamico resta alto. Anche in Europa non possiamo abbassare la guardia. L’attentato in Russia dimostra però che in quel quadrante geopolitico le organizzazioni terroristiche possono ancora contare su veri e propri battaglioni d’assalto”. Lo afferma il ministro della Difesa Guido Crosetto. “Tre settimane fa uno di questi nuclei terroristici, l’Iskp, era stato colpito dai russi – spiega – Gli americani hanno avvisato i servizi di Mosca spiegando che il gruppo era stato colpito solo in parte, ma non era ancora stato debellato. Venerdì c’è stata la reazione”.

“Non esistono collegamenti tra Ucraina e Isis – afferma il ministro – Né sarebbero consentiti dagli alleati degli ucraini che considerano l’Isis alla stregua di Hamas un’organizzazione terroristica da combattere in ogni modo. Per Kiev anche solo pensare di aiutare l’Isis sarebbe equivalso a un doppio suicidio”.

(Intervista di Francesco Bechis per il Messaggero) –

Ministro Crosetto, cosa racconta il massacro jihadista in Russia?

«Che il pericolo del terrorismo islamico – Isis e non solo – resta alto. Anche in Europa non possiamo abbassare la guardia. L’attentato in Russia dimostra però che in quel quadrante geopolitico le organizzazioni terroristiche possono ancora contare su veri e propri battaglioni d’assalto».

Mosca era stata avvisata?

«Tre settimane fa uno di questi nuclei terroristici, l’ISKP, era stato colpito dai russi. Gli americani hanno avvisato i servizi di Mosca spiegando che il gruppo era stato colpito solo in parte, ma non era ancora stato debellato. Venerdì c’è stata la reazione. È successo in Russia, ma un attentato del genere può ancora succedere in tanti altri Paesi dove l’Isis è presente ed operativo».

Le autorità russe già puntano il dito contro l’Ucraina. Si può escludere il coinvolgimento di Kiev?

«Non esistono collegamenti tra Ucraina e Isis. Né sarebbero consentiti dagli alleati degli ucraini che considerano l’Isis alla stregua di Hamas un’organizzazione terroristica da combattere in ogni modo. Per Kiev anche solo pensare di aiutare l’Isis sarebbe equivalso a un doppio suicidio».

L’attacco tradisce la fragilità del fronte interno russo?

«In realtà il controllo del governo, lo dimostrano le elezioni presidenziali, è forte e radicato, come del resto in tutti i Paesi “diversamente democratici”. Resiste grazie alla sorveglianza di media, social, opposizioni, dibattito pubblico. Se il regime è forte però si rafforzano anche le forme di resistenza. Movimenti separatisti, filo-ucraini, anti-Putin. Cellule islamiste che sono impossibili da sradicare completamente».

Crede al pericolo di una guerra fra Occidente e Russia?

«Mi rifiuto di accettare l’idea di un’escalation inevitabile. Dobbiamo lavorare per la pace e per una tregua. Ma abbiamo anche il dovere di aiutare Kiev a difendersi: se la Russia penetrerà oltre nel Paese ci avvicineremmo a una guerra mondiale quasi certa, come dico da due anni».

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