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ASSALTO ALLA CASERMA: RUBATI DUE MITRAGLIATORI M12 E 200 CARTUCCE

(di Emilio Faivre) – Scaltri, temerari,
pericolosi. Non è da tutti introdursi in una caserma e fuggirne con delle
armi. Non la solita banda improvvisata, forse nemmeno ladri nel senso più
comune del termine.

Nella
notte appena trascorsa, gli insoliti ignoti hanno scelto
un luogo e, di conseguenza, un bottino molto fuori dal comune: due mitragliatori Beretta M12 in
dotazione agli agenti del corpo
forestale dello Stato, altrettante pistola d’ordinanza Beretta 92 Fs e circa 200 cartucce. 
Tutto custodito all’interno
dell’armeria del posto fisso di San Cataldo. 
La stazione dei
forestali della marina di Lecce
, dipendente dal
comando provinciale, sorge in via Amerigo Vespucci. Probabilmente
è uno dei tratti stradali più trafficati, perché volge sulla porzione di lungomare
che un tempo culminava nella rotonda. 
La via rappresenta
anche il collegamento diretto fra l’ingresso principale e la maggior parte
degli stabilimenti balneari storici, quelli che si affacciano sul tratto di
arenile che ricade nel demanio di Vernole. E se si considera che ormai l’estate
è entrata nel vivo, con la marina ripopolata, viene da pensare che la banda si
sia accollata davvero il serio rischio di essere intercettata, inseguita, e
magari anche di ingaggiare un conflitto a fuoco con le forze dell’ordine.
  
“Dettagli”,
evidentemente. Che non hanno scoraggiato malviventi di tal fatta. Non certo
individui a caccia di spiccioli, ma veri specialisti che sapevano dove e cosa
cercare. I quali devono aver studiato molto attentamente i movimenti in quella
piccola caserma dei forestali, che condivide gli spazi con il vivaio
“Gennerano” gestito dal settore Foreste della Regione Puglia. 
Una
stazione aperta tutto l’anno, ma di notte disabitata.
Non c’è un posto di guardia e questo i criminali dovevano saperlo
bene.
Dunque, si tratta
di uno stabile con un giardino di cui sono visibili dall’esterno soltanto
il cancello d’ingresso e il basso muretto di cinta alle spalle dei nuovi
parcheggi creati dal Comune di Lecce, con lavori che hanno modificato la via,
creando due corsie con spartitraffico. Dietro a quella palazzina, esiste un
intero mondo sconosciuto ai più e che si può osservare bene solo con
panoramiche aeree, come quelle offerte da Google Earth.
Vi sono quindi ettari
di boscaglia
 costeggiati da un vialetto che conduce verso il vivaio, e
poi ancora alberi e alberi, fino alla strada provinciale 366, dalla
quale si raggiungono l’oasi naturale delle Cesine e le varie marine di Vernole
e Melendugno. Un’area immensa, sterminata, buia. Per questo motivo è difficile
capire da dove esattamente si siano fatti largo i malviventi. Di certo, tutto
viene da pensare, tranne che abbiano avuto accesso dal punto più in mostra ai
passanti.
Sulla notizia, per
tutta la giornata, vi sono stati massimo silenzio e totale discrezione da parte
degli inquirenti. Nessuno ha parlato. Nessuno s’è sbottonato. La vicenda è
molto grave per le possibili conseguenze e le indagini frenetiche. Armi
e munizioni, ora, potrebbero essere in mano a criminali pericolosi e senza
scrupoli.
 
Qualcuno che,
forse, ha intenzione di pianificare un assalto in grande stile in zona. O che
magari ha già messo cartucce, pistole e mitragliatori in
movimento fin dalle prime luci dell’alba verso chissà
quale meta. 
Non sono emersi per
il momento dettagli ben definiti sulle modalità dell’effrazione, anche se
sembra che la banda abbia usato una fiamma ossidrica per
scardinare l’armadietto blindato.
 Ad ogni modo, la scoperta del furto
è avvenuta solo questa mattina, quando gli agenti della forestale hanno ripreso
servizio. 
Le indagini sono
state delegate ai carabinieri del Nucleo investigativo di Lecce e agli
specialisti del Reparto investigazioni scientifiche,
 dai quali non è
però trapelato assolutamente nulla sulla vicenda.
Un fatto del
genere, per quanto di assoluto rilievo, non è però nemmeno inedito. Due
esempi recenti lo dimostrano. Nell’ottobre dello scorso anno, da una caserma
della forestale di Fossombrone, in provincia di Pesaro, sparirono tre pistole
d’ordinanza
.
La questione diede
vita anche a un’interrogazione parlamentare.

Ancor più corposo il bottino racimolato dai
ladri a Ponte di Piave, in provincia di Treviso: nel luglio scorso, dalla
caserma della polizia locale, sparirono pistole, munizioni, giubbotti
antiproiettile e altro ancora.

E ora, è caccia aperta anche a chi si
aggira nel Leccese armato di due M12, due pistole Beretta e con tutto il
corollario di colpi disposizione per rendere quelle armi efficienti e letali.   

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