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APPALTI PALAZZO CHIGI: AI DOMICILIARI GENERALE DEI CARABINIERI

Appalti cuciti su misura per società “amiche”. Un’attività di lobbying illecita con un giro vorticoso di fatture per operazioni inesistenti. Questi gli ingredienti su cui si basa l’indagine della Procura di Roma che ha portato agli arresti domiciliari l’imprenditore Luigi Bisignani, in passato già coinvolto in numerose inchieste, e il generale dei carabinieri, Antonio Ragusa.
Una vicenda legata agli appalti per l’information technology di palazzo Chigi. Frode fiscale, turbativa d’asta e corruzione i reati contestati, a seconda delle posizioni, ad una decina di persone dalla Procura per un appalto affidato nel 2010. Sullo sfondo il ruolo dell’allora capo Dipartimento della Risorse Strumentali di palazzo Chigi, Ragusa.
Secondo l’accusa l’ex alto militare favorì il genero, Marco Napoli, nell’assegnazione dei lavori. Secondo quanto ricostruito dai pm Paolo Ielo e Laura Condemi, Ragusa avrebbe pianificato e confezionato su misura l’appalto affinché fosse assegnato alla Italgo dell’imprenditore Anselmo Galbusera, oggi raggiunto da un provvedimento di interdizione dalle funzioni per tre mesi. Il lavoro, del valore di diversi milioni di euro, fu assegnato a Galbusera e da questi dato in subappalto ad una serie di società tra le quali una di cui è titolare Marco Napoli, genero di Ragusa. Secondo la procura il vantaggio ottenuto dall’allora capo del Dipartimento della Risorse Strumentali di palazzo Chigi, era rappresentato dal subappalto, valore 117 mila euro, finito al genero.
La Italgo, inoltre, è una società partecipata al 50% da Selex Sema (gruppo Finmeccanica) il cui presidente Sabatino Stornelli, ebbe, per gli inquirenti, un ruolo nel confezionamento dell’appalto. ‘Confezionamento’, secondo l’accusa, effettuato anche con l’ex responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni già coinvolto nell’ inchiesta Enav e oggi indagato in questa vicenda. Dal canto suo Bisignani è accusato di avere emesso fatture per operazioni inesistenti, per circa 250 mila euro, nel 2011 tramite la sua società “Four Consulting”. Il tutto poco dopo aver patteggiato una pena a Napoli nell’ambito di uno dei procedimento in cui era stato coinvolto.
Una decina gli indagati: oltre a Ragusa, Bisignani, Galbusera, Napoli, Borgogni e Stornelli, ci sono Stefano Carlini e Lamberto Pizzoli, dirigente e funzionario di Selex SeMa, Alessandro Bondanini, amministratore di Four Consulting, e Roberto Mazzei, del cda di Italgo. Nell’ordinanza il gip Anna Paola Tommaselli scrive che Bisignani in questa vicenda “ha svolto la delicatissima e fondamentale funzione di intermediario e di garante, al fine di garantirsi il compenso pattuito per lo svolgimento di tale attività di lobbying, senza esitare a far emettere dalla società a lui riconducibile e all’uopo creata le fatture relative a prestazioni inesistenti”. E che “la circostanza che la Four Consulting, la compagine societaria da lui interposta per percepire flussi finanziari illeciti, per gli anni dal 2009 al 2011 ha emesso fatture relative esclusivamente ad operazioni inesistenti e che risulta ancora oggi operante, con operazioni economiche opache, ragionevolmente costituite da attività di lobbying illecita”.
La difesa dell’imprenditore definisce “del tutto marginale la posizione di Bisignani” affermando che “né lui, né la sua società hanno mai evaso il fisco. Tutte le imposte dovute, sono state sempre regolarmente pagate. L’infondatezza dell’accusa ci ha indotto a presentare ricorso immediato per cassazione”.

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