Addio a Guido Venturoni, l’ammiraglio che fece grande la Difesa italiana
Il cordoglio del Ministro Crosetto
«Esprimo, a nome mio personale e di tutta la Difesa, profondo cordoglio per la scomparsa dell’Ammiraglio Guido Venturoni. Ufficiale di altissimo profilo, ha dedicato l’intera vita al servizio del Paese, distinguendosi per competenza, lealtà e profondo senso delle Istituzioni».
Con queste parole il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha reso omaggio alla memoria di uno dei più illustri ufficiali italiani del secondo dopoguerra.
Crosetto ha ricordato il contributo decisivo dell’ammiraglio Venturoni «al rafforzamento delle capacità operative delle Forze Armate italiane e alla credibilità internazionale dell’Italia in ambito alleato», sottolineando il legame profondo tra l’uomo, il militare e le istituzioni che ha servito per oltre mezzo secolo.
Una vita per la Marina
Nato a Teramo il 10 aprile 1934, Guido Venturoni intraprese la carriera militare giovanissimo, entrando nell’Accademia Navale a soli diciotto anni.
Il 1º luglio 1956 venne nominato guardiamarina, avviando un percorso che lo avrebbe portato ai vertici delle Forze Armate italiane. Dopo gli anni di formazione, fu impiegato come ufficiale di rotta su diverse imbarcazioni e, tra il 1958 e il 1959, completò corsi di specializzazione negli Stati Uniti, conseguendo il brevetto di pilota per operare su portaerei.
Nel 1966 ottenne anche il brevetto di pilota di elicottero, divenendo comandante del 2º Gruppo elicotteri di Catania dell’Aviazione Navale e successivamente capo servizio della squadra navale. Promosso capitano di corvetta nel 1967, fu aiutante di bandiera dell’ammiraglio Gino Birindelli, seguendolo poi a Malta al comando navale alleato del Sud Europa.
Dalla flotta italiana ai vertici della NATO
Venturoni ha comandato unità simbolo della Marina: le corvette Danaide, Urania e Albatros, la fregata Virginio Fasan e l’incrociatore lanciamissili Caio Duilio.
Avanzato al grado di contrammiraglio nel 1982 e successivamente ammiraglio di squadra nel 1990, assunse incarichi di crescente responsabilità, fino a diventare capo di stato maggiore della Marina Militare dal febbraio 1992 al dicembre 1993.
Dal 1º gennaio 1994 al 14 febbraio 1999, fu capo di Stato Maggiore della Difesa, guidando le Forze Armate in una fase cruciale di riorganizzazione e di impegno internazionale.
Il 6 maggio 1999 fu chiamato a Bruxelles come Chairman del Comitato Militare della NATO, il più alto incarico militare dell’Alleanza Atlantica, che mantenne fino al 2002. In quegli anni contribuì a ridefinire la postura strategica dell’Alleanza nel nuovo scenario post-Guerra Fredda, consolidando il ruolo dell’Italia tra i partner europei.
Il ruolo nell’industria della difesa
Terminata la carriera militare, Venturoni mise la sua esperienza al servizio dell’industria strategica nazionale.
Il 12 luglio 2005 entrò nel Consiglio di amministrazione di Finmeccanica, gruppo cardine del comparto difesa e aerospazio italiano.
Dopo l’arresto del presidente Giuseppe Orsi, nel febbraio 2013 il Consiglio lo nominò vicepresidente e poi presidente ad interim del gruppo, incarico che mantenne fino alla nomina di Gianni De Gennaro il 4 luglio 2013. Lasciò il CdA nel maggio 2014.
L’eredità di un servitore dello Stato
Guido Venturoni, scomparso a Roma il 2 novembre 2025, lascia un’impronta profonda nella storia della Marina e della Difesa italiana.
Figura di rigore, competenza e visione strategica, ha incarnato per decenni i valori del servizio e dell’onore militare.
Alla sua famiglia e a quanti lo hanno conosciuto, il cordoglio del Paese intero per la perdita di un uomo che ha dedicato la vita all’Italia e al suo prestigio nel mondo.
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